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Sta veramente a Lecco il vero Salvator Mundi di Leonardo? Il mistero si infittisce

Il Cristo di Lecco sottoposto alle analisi scientifiche Il Cristo di Lecco sottoposto alle analisi scientifiche
Il Cristo di Lecco sottoposto alle analisi scientifiche
Il Cristo di Lecco sottoposto alle analisi scientifiche

Arrivano i risultati delle analisi scientifiche sul Cristo di Lecco. La datazione intorno al 1492, coinciderebbe al passaggio di Leonardo dalla Valsassina, Valchiavenna e Valtellina

Dagli esami diagnostici, tra le altre cose, è emerso come nel pigmento usato nel Cristo di Lecco vi sia la presenza di tracce di titanio dovuta alla compresenza oltre di ematite anche della ilmenite”. Se avete seguito le rocambolesche – e segretissime – vicissitudini del Salvator Mundi attribuito a Leonardo e venduto all’asta per 450 miloni di dollari, sappiate che attorno al genio rinascimentale sono altri i misteri ancora aperti. Fra questi c’è quello del cosiddetto “Ritratto di Lecco”. Un’opera di proprietà di due collezionisti privati e da tempo oggetto di approfonditi studi al fine di stabilire la sua attribuzione a Leonardo. Se ne è parlato molto nei mesi scorsi, ora arrivano alcune evidenze scientifiche che aggiungono elementi nuovi alla diatriba.

Sono i collezionisti a raccontarne alcuni esiti a Lecco Notizie: “in Italia questo minerale è abbastanza raro e presente in Trentino-Alto Adige, in Piemonte, nella provincia di Vicenza. Ma soprattutto nella provincia di Sondrio, specie in Valmalenco. La presenza di questo elemento è un ulteriore dato interessante per arrivare alla datazione dell’opera, dalla studiosa Annalisa Di Maria già ipotizzata intorno al 1492, data che coincide, secondo fonti storiche, al passaggio di Leonardo dalla Valsassina, Valchiavenna e Valtellina”. Le indagini scientifiche sono condotte dagli studiosi di A.R.T. & Co. (Applicazioni di Restauro, Tecnologiche e Conservative), spin-off dell’Università di Camerino.

 

La sanguigna di Lecco e l'Autoritratto di Torino a confronto
La sanguigna di Lecco e l’Autoritratto di Torino a confronto

Nelle analisi effettuate sul foglio del Ritratto di Lecco, gli studiosi hanno confrontato i dati con quelli acquisiti sul celebre Autoritratto Leonardesco della Biblioteca Reale di Torino. “Il foglio dell’Autoritratto presenta filoni distanziati di circa 27 mm. La stessa misura che si riscontra nel foglio oggetto della presente relazione”, recita la relazione degli scienziati. “Differisce invece lo spazio occupato dalle vergelle: 8-9 vergelle in 1 centimetro nel disegno di Torino, 6 vergelle nel disegno di Lecco. Lo spessore dei fogli è simile: 230 micron nel primo caso, circa 200 nel secondo”.

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