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Alla GAM di Torino, cinque artisti sul principio di contraddizione

Riccardo Baruzzi Linea del ritorno, 2021 acquarello e spray su cotone 180X240 cm Courtesy l’artista e P420, Bologna
Riccardo Baruzzi, Linea del ritorno, 2021, acquarello e spray su cotone, 180X240 cm Courtesy l’artista e P420, Bologna

Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli, Diego Perrone. Alla GAM di Torino, una mostra unisce cinque artisti accomunati da opere che lasciano spazio alla possibilità, composte da elementi non conciliabili tra loro, ambigui e spesso contraddittori.

Prende il via il 4 maggio, per proseguire fino al 3 ottobre 2021, la mostra Sul principio di contraddizione, a cura di Elena Volpato. Cinque artisti uniti dalla capacità di “tenere all’interno delle loro opere lo spazio che separa e congiunge più rappresentazioni e di riconoscere il loro sovrapporsi nel tempo, di accogliere nel corpo stesso dell’opera il cono d’ombra da cui provengono svelando l’inesauribilità delle immagini, il loro emergere continuo e ripetuto.

Le riflessioni che hanno preceduto questa mostra nascono in risposta all’immaginario di Flavio Favelli (Firenze, 1967), delle sue composizioni architettoniche fatte di note impassibili e insieme di echi viscerali, dei suoi retri di specchio che imprigionano le immagini invece di rifletterle, della sua capacità di far riemergere dal fondo del tempo la tragicità di avvenimenti storici insieme all’apparente leggerezza delle pubblicità che li accompagnarono sulle pagine dei giornali, di mostrarci come la memoria tenga insieme gli uni e le altre, per scoprire poi che, tra i due elementi, il vero geroglifico, l’immagine sprofondata in un tempo lungo e immutabile, non è l’avvenimento storico ma il simbolo pubblicitario. 

Flavio Favelli Rosa Morandi, 2015 Collage di poster trovati 61×61 cm. in cornice 74×74 cm Courtesy l’artista e Galleria Francesca Minini, Milano

 

Allo stesso modo, le ragioni di questa mostra si sono formate di fronte alle Veroniche di Luca Bertolo (Milano, 1968), indugiando sulla loro ostensione fatta di nascondimento, considerando la bellezza dei suoi dipinti paradossalmente protetta sotto tracce sfiguranti di spray, le sue eclettiche scelte stilistiche fatte in contrasto con l’oggetto del quadro, le sue ambigue superfici pittoriche composte di piani che paiono scivolare gli uni sugli altri contraddicendosi. 

Luca Bertolo Veronica 17#05, 2017 Olio su tela 80 x 100 cm Courtesy SpazioA, Pistoia

 

La mostra nasce pensando al lavoro di Diego Perrone (Asti, 1970) perché guardare una sua scultura di vetro significa guardare un volume e insieme un vuoto, un buco nello spazio dove lo sguardo a tratti passa attraverso e a tratti si arresta sua materia, sul dettaglio definito del bassorilievo, mentre l’attenzione corre già alle lingue di colore acceso che non coincidono con le figure scolpite, ma vi si sovrappongono. E mentre il nostro sguardo è catturato da queste diverse lusinghe, il peso del nostro corpo e le sculture col loro basamento fluttuano su un ulteriore piano: un pavimento reso liquido e instabile dalla presenza di altre immagini, di altri colori. 

Diego Perrone Senza titolo, 2013 Resina e ferro 198 x 65 x 173 cm Courtesy l’artista e MASSIMO DE CARLO

 

Il pensiero dell’indecidibile si è nutrito dell’osservazione delle opere di Francesco Barocco (Susa, 1972) dell’impossibilità di dire se i suoi disegni di nera grafite siano il fondo oscuro da cui emerge il bianco della sua scultura o se siano le ombre a posarsi sul gesso per animarne il corpo in diverse presenze. Così come si è nutrito del suo non-finito fatto di perdita e insieme di possibilità, dei suoi titoli di altre opere incisi sulle sue opere, a evocare altre immagini, altri tempi, altri artisti. 

Francesco Barocco, Senza Titolo, 2020 Gesso, grafite, carboncino e pittura spray 45 x 48 x 5 cm Courtesy l’artista e Galleria Norma Mangione, Torino, e Galleria Nicolas Krupp, Basilea

 

Così come quel medesimo pensiero ha trovato nuove conferme, nuovo terreno di riflessione, nelle trasparenze di Riccardo Baruzzi (Lugo, 1976), nelle sue tele fatte di figure abitate da altre figure, di contorni che si sovrappongono in uno spazio contraddittorio, di sfondi profondi e senza tempo da cui emergono immagini sempre sul punto di dissolversi nuovamente. Il suo immaginario si nutre della conoscenza dell’arte passata così come di forme di decorazione popolare e l’apparente contrasto si scioglie nella leggerezza di una pratica che si muove libera tra la linea pittorica, il disegno digitale, il riverbero sonoro e l’azione performativa.” Elena Volpato

Riccardo Baruzzi Trittico dell’unione, 2019/21 acrilico su tela stampata, acquarello e spray su cotone 240×130 cm; 240×80 cm; 240×180 cm Courtesy l’artista e P420, Bologna

Informazioni 

dal 5 maggio al 3 ottobre 2021

GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino
Via Magenta, 31 10128 Torino

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