
“È proprio quando non si hanno più certezze che tutto diventa possibile”. Francesca Ceccherini, curatrice della mostra Losing Control – prima personale di Giulio Bensasson – illustra i concetti che sono alla base del progetto. Arte contemporanea e archeologia industriale si fondono in un particolare percorso spazio-temporale che lascia il visitatore privo di punti di riferimento. Dal 6 maggio alla Fondazione Cerere
Losing Control, tra Vanitas e controllo
Roma – Confini reali e immaginari, ricerca del controllo, rimozione ossessiva di ogni segno della caducità della vita. Losing Control, la prima mostra personale di Giulio Bensasson allestita presso gli spazi espositivi dell’ex Pastificio Cerere, è una mostra che ben rappresenta (anche) i dilemmi di questo periodo di pandemia, pur non essendo direttamente legato ad essa.

Si tratta infatti di una ricerca che il giovane artista romano porta avanti da tempo ma che è riuscita a cogliere, con una impressionante visione, quelle contraddizioni in seno alla nostra società, che la pandemia da Covid-19 ha rivelato al mondo intero, strappando il velo del mondo illusorio che ci eravamo costruiti intorno.
Il dialogo tra le installazioni di Bensasson e l’archeologia industriale del vecchio pastificio, non si risolve in una sterile contrapposizione fine a se stessa ma instaura una vera sinergia che rovescia il concetto di spazio – tempo e fa vacillare i sensi. Generando una riflessione sulla nostra distorta lettura della realtà e l’illusione di averne il controllo.
Le installazioni
Losing Control #1 è un’installazione realizzata nello spazio mulini che gioca nella contrapposizione tra volumi scultorei dalle piastrelle razionali, nitide e luminose e le pareti consumate dell’ex pastificio. Il contrasto è completato da una scultura sonora realizzata da Fliippo Lilli e una olfattiva.

L’installazione Losing Control #2, realizzata nel silos, si compone di un grande light box e di piccole diapositive – illuminate attraverso visori vintage – dove la decomposizione spontanea per via di muffe e funghi, crea nuovi paesaggi nei quali il tempo ha preso il sopravvento.
Lasciamo dunque che sia Francesca Ceccherini, curatrice del progetto – realizzato grazie al contributo dell’avviso pubblico Lazio Contemporaneo – a raccontarci il concetto delle opere in mostra.

Intervista alla curatrice Francesca Ceccherini
Sia nel concept che nella forma, la mostra sembra tagliata perfettamente al tema della pandemia che stiamo vivendo. Invece si tratta di un progetto precedente all’emergenza sanitaria. Semplice casualità o capacità di intercettare in anticipo qualcosa che solo lo scardinamento delle nostre frenetiche vite di una volta ha reso evidente (più o meno) a tutti?
Gli artisti hanno spesso la capacità di leggere oltre il visibile, di identificare caratteri e specificità che appartengono al substrato della società e che, per motivi diversi, restano tracce indecifrabili o silenti. Qualche tempo fa il curatore Eugenio Viola affermò che gli artisti sono come “inviati speciali” del tempo presente. Ossia portavoce capaci di trascrivere e restituire il tempo che viviamo. Di penetrare oltre le cose, rompere l’apparente, portando alla luce interrogativi che riguardano il nostro presente e il nostro futuro. Il progetto LOSING CONTROL di Giulio Bensasson, per quanto possa essere con tutta probabilità anche il titolo-sintesi dell’anno 2020, è una ricerca che nasce in precedenza. Da anni l’artista dedica la sua ricerca al genere della natura morta, dunque affrontando temi quali il trascorrere del tempo e la caducità. Dal 2019 la sua attenzione si rivolge anche al tema del controllo – cifra che distingue la nostra società – e al suo scontrarsi con l’evolvere, l’invecchiare e il trasformarsi delle cose della vita.
Nella prima installazione site specific Losing Control #1 una serie di contrapposizioni formali e al tempo stesso simboliche, indagano l’ossessiva cancellazione della polvere, emblema del nostro disgregarci nel tempo. Le fughe tra le piastrelle dei volumi scultorei non sono state coperte ed evocano qualcosa di sinistro nel senso di ordine e pulizia: cosa rappresentano?
Nella storia dell’arte vi sono iconografie e simbologie che ricorrono nella restituzione del trascorrere del tempo: in pittura i frutti ammaccati ne sono l’esempio più semplice; oppure personaggi giovani e rampanti rappresentati con unghie sporche; o, ancora, ditate di polvere su strumenti musicali (in questo Evaristo Baschenis è stato maestro). Giulio Bensasson, che conosce e studia il tema della vanitas da diversi anni, lo restituisce offrendoci altrettante tracce,
che si presentano nelle sue installazioni uscendo dalla bidimensionalità della tela. Attraverso Losing Control #1 l’artista offre al nostro sguardo indizi che rimandano alla morte, a all’ossessione che manifestiamo per evitarla a tutti i costi, all’inquietudine che viviamo nel non accettare la nostra fugace presenza. Ecco allora apparire mosche o moscerini, rumori di ronzii, suoni grevi e un vuoto che traspare tra le piastrelle allucinatamente lustre; quel vuoto che ci lascia intravedere cosa può esserci oltre la nostra illusione di controllare la realtà.
Se negli spazi che caratterizzano il sotterraneo Spazio Molini del Pastificio i temi del tempo e dell’abbandono sono suggeriti dalle pareti ammuffite, nell’installazione Losing Control #2 realizzata nel silos diventa evidente in una serie di fotografie dove il tempo ha preso il sopravvento generando “paesaggi” di muffe e funghi. Perché l’artista ha deciso di non intervenire in alcun modo sulle immagini stesse?
L’installazione Losing Control #2 è realizzata attraverso una selezione di diapositive aggredite da muffe e funghi, che l’artista ha ritrovato otto anni fa in un vecchio studio e raccolto in un archivio intitolato Non so dove, non so quando. Le memorie, prima impresse nella pellicola, sono oggi liquefatte nei suoi stessi acidi a causa del lavoro incessante di quei microrganismi che si sono insediati nella materia filmica e ne hanno alterato ogni forma. Il tempo diviene allora
l’unico autore di queste nuove immagini, fatte di masse di colore vibrante e disegni astratti cui le muffe hanno danno vita. Non c’è intervento dell’artista, che diviene puro osservatore e testimone di questa trasformazione distruttivo-creativa. Non c’è controllo, ma solo attesa: un tempo attraverso il quale la morte delle immagini incede mentre, grazie a questo processo, nuovi paesaggi si generano. Il tempo prende il controllo e si pronuncia in tutta la sua spontanea
creatività.
Spesso nelle mostre allestite negli spazi espositivi della cosiddetta “Archeologia Industriale” il dialogo tra passato e presente si risolve in una sterile giustapposizione formale. Invece, con Losing Control la finzione dell’arte sembra voler svelare essenzialmente la continuità di questa illusione di controllo nel tempo….
Il progetto LOSING CONTROL è stato immaginato nello spazio, per lo spazio. Lavorare all’interno di un’archeologia industriale, per quanto possa questa appartenere alla storia recente, significa confrontarsi con la sua identità, con i suoi segni e le sue rughe del tempo. Per questo non abbiamo portato opere all’interno dello spazio, ma le abbiamo fatte nascere direttamente dentro la sua pancia. Ed è qui che si gioca la tematica della dialettica del controllo. Nei due spazi del Pastificio Cerere, che si determinano tra un sopra e un sotto, abbiamo messo in moto un antagonismo complementare tra controllo-controllabilità- incontrollabile.
La domanda di rito in questo periodo “di sospensione” dettato dalla pandemia: quanto è stato complicato allestire e comunicare una mostra al tempo del Covid-19? Come vede il futuro prossimo dell’arte contemporanea anche in virtù del fenomeno della crypto art?
Non è stato sempre semplice ma abbiamo colto l’occasione che il tempo ci ha offerto. LOSING CONTROL è diventata una ricerca più ampia, figlia di uno scambio lento e continuo, certamente anche fuori controllo. Il coordinamento di nuovi tempi di lavoro ci ha chiesto maggiore flessibilità e attesa. E questo è stato, nonostante la fatica data dall’incertezza, di grande insegnamento e sollecitazione per riflettere sulle nostre stesse pratiche. Quel che verrà in futuro starà ora a noi umani: certamente mi sento di dire che è proprio quando non si hanno più certezze che tutto diventa possibile.

Informazioni
Losing Control
di Giulio Bensasson – a cura di Francesca Ceccherini
Fondazione Pastificio Cerere – Roma
Dal 6 maggio al 30 luglio 2021
Orario: dal lunedì al sabato / ore 15.00 – 19.00 (per il mese maggio)
dal lunedì al venerdì / ore 15:00-19.00 (per i mesi di giugno e luglio)
Ingresso esclusivamente con prenotazione su www.pastificiocerere.it
Info: info@pastificiocerere.it; Tel. +39 06 45422960