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Anche la povera Luana D’Orazio nella “Human Tribe”. Il murale di Jorit a Roma

Il murale di Jorit dedicato a Luana D'Orazio Il murale di Jorit dedicato a Luana D'Orazio
Il murale di Jorit dedicato a Luana D'Orazio
Il murale di Jorit dedicato a Luana D’Orazio

Il noto street artist ha dedicato la sua ultima opera a Luana d’Orazio, morta per un drammatico incidente sul lavoro a Prato

Martiri del lavoro? No.
Vittime dello sfruttamento.
Nel 2020 in Italia ogni giorno sono morte di lavoro più di tre persone.
Luana, operaia tessile, uccisa a 22 anni dal capitalismo. L’ennesima vittima della perversa logica industriale basata sul profitto.
Non la dimenticheremo.
Anche grazie a Jorit che la consegna alla galleria della “Human Tribe”, opposta alla singolarità e alla fragilità dell’uno.
Lo fa al Parco Delle Energie che, con il Csoa eXSnia Viscosa, custodisce la memoria della fabbrica chimico-tessile che fu, delle morti sul lavoro, della sua nocività, delle lotte operaie e antifasciste, dello spirito della nostra comunità in resistenza.
«Nous tisserons le linceul du vieux monde»
(Stiamo tessendo il sudario del vecchio mondo)
Aristide Bruant, Le canuts

Con questo post su Facebook l’Associazione Csoa eXSnia ha presentato l’ultimo murale di Jorit a Roma, dedicato alla giovane Luana D’Orazio, ennesima morte sul lavoro nel nostro paese.

Giovane e bella, ha purtroppo scatenato una serie di curiosità morbose da parte di una certa stampa, più interessata ai suoi sogni di entrare nel mondo dello spettacolo piuttosto che sulla tragedia di una morte sul lavoro disumana.

Non è il caso di Jorit, street artist comunque sempre impegnato al fianco di certe lotte civili. E che, paradossalmente, proprio in occasione di questo murale si è trovato al centro di due episodi spiacevoli. Il primo, quando è stato aggredito da un uomo accompagnato da un cane di grossa levatura, che, da quanto ha riferito l’artista con un duro sfogo su Facebook, l’avrebbe aggredito per rubargli una catenina. Sempre secondo l’artista, si tratterebbe di un tossicodipendente che lui avrebbe definito “feccia”. Proprio da questo suo amaro sfogo – è stato ferito anche se ha deciso di non sporgere denuncia – sono nati una serie di attacchi social allo stesso artista, con tanto di scritta su un muro che lo definisce “imbianchino del Comune”.
Intendendo con questo, i lavori commissionati dalle varie istituzioni cittadine sparse ovunque nel mondo. O meglio, considerandolo come una sorta di “pensiero allineato” a certe logiche.

Nulla di più lontano dalla realtà considerato che per difendere le sue idee, in passato Jorit è stato perfino arrestato a Betlemme. E che accanto ad alcune istituzioni, spesso e volentieri a commissionargli lavori sono associazioni di lotta per i diritti civili. Come nel caso del murale di Luana oppure di quello, sempre a Roma, dedicato a Bobby Sands, per celebrare i 40 anni dalla morte, commissionato dalla Palestra Popolare Valerio Verbano.

Con un post l’artista ha dunque risposto alle polemiche, senza tanti giri di parole, come è nel suo stile:

https://www.facebook.com/joritgraffiti/posts/213024897294980

Tornando al murale dedicato a Luana d’Orazio, con il murale di Jorit, entra nella “Human Tribe”. Persone differenti, alcune famose altre quasi sconosciute al grande pubblico, che hanno dimostrato nella loro vita di essere ‘umani’. Guerrieri che combattono le difficoltà di una vita in salita, ogni giorno. E Luana, giovane operaia che si alzava alle cinque di mattina per donare al figlio un futuro migliore, vittima di un sistema che non ha saputo proteggere la sua preziosa vita, nella Human Tribe ci entra di diritto.

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