Tra pochi giorni andrà in scena a Milano una mostra “boutique” di un gigante dell’arte povera, che si cimenterà insolitamente con la pittura. Parlo di Pier Paolo Calzolari da Cabinet, l’esposizione si chiama tautologicamente Pitture ed è curata da Maria Chiara Valacchi.
Fa un po’ strano in effetti avere a che fare con i quadri di un poverista come lui, ma nemmeno troppo forse. “Pitture” è la sua prima mostra dedicata esclusivamente a questo media dopo la grande retrospettiva “Painting as a Butterfly” ospitata nel 2019 dal museo MADRE di Napoli. Le tele in mostra sono solo tre: “Moon Umbrella”, “Haïku Luna Bianca” e “Rideau”, rappresentano una congiunzione cara alla poetica di Calzolari, che mescola riferimenti differenti, dalla tradizione pittorica italiana – anche grazie all’uso di tecniche classiche quali la tempera grassa, la tempera all’uovo, pigmenti a colla, l’olio e la grafite – all’uso di un’iconografia lirica e rarefatta, ma anche momenti più algidi e severi di memoria poverista come il piombo o le canne di bambù, sfociando nella germinazione di cristallizzazioni superficiali, e persino l’uso di un’ostrica.
Per un artista, ma per un pittore specialmente, conoscere i materiali è la cosa più importante. Riconoscerli, toccarli, flirtarci. Fa parte della nostra tradizione e della nostra storia. Per anni il cruccio più grande di un pittore è stato capire come fare a rendere i colori, i materiali, perfetti e durevoli nel tempo. Leonardo con il Cenacolo ci è diventato matto, per citare forse il caso più iconico.
Pier Paolo Calzolari. Haïku luna bianca. 2017. Materiali: sale, mollettone, tempera grassa, colori ad olio, pastelli, pigmenti a colla. Dimensioni: 180 x 155 x 5 cm
Non so se siete mai stati ad una mostra da Cabinet ma è una bella esperienza. Intanto perché le dimensioni ridotte dello spazio impongono una selezione severa agli artisti e ai curatori, devono tirare fuori il meglio possibile in pochi metri quadri a disposizione. In secondo luogo perché andare a una mostra di Antonio Di Mino e Maria Chiara Valacchi equivale quasi sempre ad andare a casa di qualcuno, che ti accoglie con umanità, e un bel sorriso. Sarà banale, ma trovo siano cose rare nel mondo dell’arte contemporanea, così esclusivo (nel senso che tende a escludere i non addetti).
Loro fanno mostre di passione, hanno selezionato negli anni molti giovani talenti che oggi espongono in gallerie di cartello. Credo di non sbagliare se dico che questa è una delle prime mostre, forse la prima, con un peso massimo dell’arte italiana.
Pier Paolo Calzolari, Moon Umbrella, 2019, sale, piombo, tempera grassa, tempera all’uovo, pastelli à l’écu, grafite, canne di
bambù. Dimensioni: 330 x 345 x 90 cm
Per chi volesse rinfrescarsi la memoria, ecco di chi stiamo parlando:
Pier Paolo Calzolari
Bologna, 1943 – Vive e lavora a Lisbona
Piero Paolo Calzolari dal 1965 ad oggi ha al suo attivo più di cento mostre personali realizzate per gallerie private italiane e straniere tra le quali Gian Enzo Sperone, Tucci Russo e Giorgio Persano di Torino, l’Attico di Roma, la galleria Lucio Amelio di Napoli, Emilio Mazzoli di Modena, la White Cube di Londra, Rudolf Zwirner di Colonia, Kamel Mennour di Parigi e ancora la galleria Sonnabend, Barbara Gladstone e Marianne Boesky di New York. Tra le sue principali personali realizzate in istituzioni museali italiane ricordiamo quelle presso il Castello di Rivoli di Torino, la Galleria d’Arte Moderna-Villa delle Rose e il MAMbo di Bologna, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia, il Museo MADRE di Napoli e l’ICA di Milano mentre, tra le principali sedi straniere, quelle alla Kunsthalle di Berna, alla Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi, al FRAC Bretagne di Châteaugiron, al Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza e al Centre d’Art Contemporain di Saint-Priest-en-Jarez.
Il suo lavoro vanta inoltre importanti mostre collettive presso il Solomon R. Guggenheim Museum e la galleria Hauser & Wirth di New York, il Philadelphia Museum of Art dell’omonima città, il Centre Pompidou di Parigi, il Kunstmuseum di Basilea, e ancora in Italia presso Punta della Dogana, Palazzo Grassi, la Peggy Guggenheim Collection e la Fondazione Prada di Venezia, il Museo Poldi Pezzoli, il Museo della Permanente e la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano e la Fondazione Sandretto di Torino.
Pier Paolo Calzolari ha partecipato a due edizioni di Documenta, nel 1972 e nel 1992, a tre edizioni della Biennale d’Arte di Venezia, nel 1978, 1980 e 1990, e alla Quadriennale di Roma del 1972.
Pier Paolo Calzolari
Pitture
A cura di Maria Chiara Valacchi
Opening da Cabinet (Via Tadino 20, Milano) dal 24 al 29 Maggio 2021, dalle 11:00 alle 19:00 e su appuntamento
Fino al 04/07/2021