Oldboy, il cult di Park Chan-wook torna in sala dal 9 giugno. Il paradosso della vendetta, necessaria e inutile
La rivelazione del Festival di Cannes 2004. Quell’anno la Giuria è presieduta da Quentin Tarantino, la Palma d’Oro va a Fahrenheit 9/11 di di Michael Moore, ma la domanda che corre di bocca in bocca è “ma lo hai visto quel film dove il protagonista mangia un polpo vivo?”. Quel film è Oldboy di Park Chan-wook, Grand Prix Speciale della Giuria. Per la critica è una rivelazione, quello della Corea del Sud è il mercato da tenere d’occhio.
A sedici anni dalla prima uscita, Oldboy torna al cinema, dal 9 giugno in versione restaurata. Nel frattempo Hollywood ha partorito anche un remake diretto da Spike Lee (passato inosservato se non per le critiche che l’hanno pressoché stroncato, lo trovate su Netflix e non poi così brutto). Difatti, anche se grazie a Park Chan-wook e Kim Ki-duk (nel 2004 Orso d’Argento per La Samaritana e Leone d’Argento per Ferro 3) il cinema della Corea del Sud è diventato famoso e amato in tutto il mondo, il pubblico mainstream ha opposto resistenza fino all’esplosione del caso Parasite di Bong Joon-ho.
Oldboy (che trovate anche in streaming su Prime Video, ma in pessima qualità) torna in sala nel formato originale di ripresa, ma rimasterizzato in 4K attraverso la scansione del negativo originale 35mm, con la supervisione costante del regista. Il lungo processo di rimasterizzazione è durato un anno. Per il nuovo grading è stato scelto il formato HDR, che ha prodotto un risultato superiore alla masterizzazione originale per la visione Home Theatre, grazie allo sfruttamento dell’intera gamma dinamica presente sul negativo originale.
Oldboy fa parte della Trilogia della Vendetta, iniziata nel 2002 con Mr. Vendetta (Sympathy for Mr. Vengeange) e terminata nel 2005 con Lady Vendetta (Sympathy for Lady Vengeange): ogni film ruota, in modo diverso, attorno a diverse vicende legate al tema della vendetta.
Oh Dae-su viene rapito e si risveglia in quella che sembra essere la stanza di un hotel, ben presto capisce di essere intrappolato, rinchiuso in una prigione privata, senza sapere per quanto tempo vi rimarrà. Non ha idea di cosa stia succedendo e perchè. Dopo quindici anni, all’improvviso, viene rilasciato, ma ancora non sa il motivo del suo rapimento, deve scoprire chi lo ha rapito e perché. Mido, giovane cameriera in un ristorante, lo aiuta a risolvere il mistero, ma la scoperta della verità apre nuovi orizzonti ancora più agghiaccianti.
Attraverso il dramma dei protagonisti, Park Chan-wook riflette sulla necessità catartica della vendetta, ma al contempo sulla sua inutilità, allestendo un thriller nero e disperato, che omaggia i classici (il Conte di Montecristo) e sovverte i generi, creando un violentissimo exploitation d’autore dove angoscia e claustrofobia accompagnano lo spettatore in un percorso alla ricerca delle verità.