Madre di Bong Joon-ho, torna in sala il capolavoro del regista di Parasite. Al cinema dal 1 luglio
Ritorno all’estremo Oriente. Dopo Wong Kar-wai (in sala con le versioni restaurate dei suoi film più importanti) e Park Chan-wook (in sala con la versione rimasterizzata di Oldboy) è la volta di Bong Joon-ho. Il regista di Parasite gode ancora dell’onda lunga dovuta alla sua storica vittoria agli Oscar (miglior film, miglior film in lingua straniera, miglior regia e miglior sceneggiatura originale): a febbraio dell’anno scorso, appena prima della chiusura dei cinema a causa pandemia, è arrivato in sala Memorie di un assassino (2003), ora tocca a Madre (2009).
La Corea del Sud ha costruito negli anni un sistema di supporto che ha permesso a registi e produttori di far decollare un’industria cinematografica di grande livello, competitiva con il mercato internazionale e, in parte, esportabile. Se al box office nazionale a farla da padrone troviamo blockbuster storici, polizieschi e melodrammi, gli autori più d’essai – come Kim Ki-duk, Lee Chang-dong e Hong Sang-soo – hanno trovato posto nel circuito dei festival internazionali (Cannes, Venezia, Berlino, Locarno, etc), incassando poco ma raggiungendo fama mondiale.
Bong Joon-ho si pone a metà tra questi due mondi cinematografici: in patria ha trovato grande successo al botteghino con pellicole che hanno destato l’interesse e il plauso anche delle giurie festivaliere attorno al mondo. Memories of Murder (2003) oltre a ottenere un buon successo di pubblico viene presentato al Festival del film poliziesco di Cognac, al Festival internazionale del cinema di San Sebastián e al Torino Film Festival, ottenendo ovunque riscontri positivi.
The Host (2006) viene selezionato a Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs e in Corea del Sud diventa il film più visto dell’anno e tra i 20 più visti di sempre. Il film successivo, Madre, viene di nuovo presentato a Cannes nel 2009, stavolta nella sezione Un Certain Regard, e segna per Bong Joon-ho un altro successo in patria, facendo incetta di premi. Poi arrivano Snowpiercer (sua prima produzione internazionale) e Okja (sua prima produzione Netflix), entrambi con Tilda Swinton.
Madre arriva nei cinema italiani dal 1 luglio. Do-joon ha 27 anni ed è l’unica ragione di vita di sua madre, che, per mantenersi, gestisce un piccolo dispensario di piante medicinali e pratica l’agopuntura. Una notte, mentre torna a casa ubriaco, incontra una studentessa che la mattina dopo, viene trovata morta: Do-joon viene accusato del suo omicidio. A occuparsi del caso alcuni poliziotti pigri che hanno fretta di chiudere il caso e un avvocato svogliato che non ha intersse nell’occuparsi di un caso poco redditizio: la madre si rifiuta però di credere che suo figlio sia colpevole, decide così di intraprendere per conto suo un’indagine e scoprire l’assassino della ragazza. Per lei inizia un viaggio oscuro e solitario alla ricerca della verità.
Bong Joon-ho con Madre mischia di nuovi i generi, i registri e i temi in un racconto filmico di estrema potenta, sovverte gli stereotipi, insinua dubbi, rovescia figure ancestrali e mette in scena un grande thriller (e un grande dramma). Protagonista assoluta è Kim Hye-ja, star del piccolo schermo coreano che in questo film offre un’interpretazione eccezionale e coraggiosa. Madre è un’opera magistrale che sviscera le contraddizioni umane più profonde e insondabili. Da non perdere.