L’esperienza del corpo come mezzo di conoscenza. Finalmente una istituzione italiana dedica il giusto riconoscimento a una artista internazionale (italiana) figura chiave nello sviluppo della performance dalla fine degli anni Cinquanta a oggi. Simone Forti emigrò a Los Angeles, con la sua famiglia originaria di Prato, nel 1938. A lei e alla sua opera seminale, fino al 29 agosto 2021 il Centro Pecci dedica la prima grande mostra in un museo italiano: Senza fretta a cura di Luca Lo Pinto ed Elena Magini.
Una mostra concepita come un grande paesaggio, con uno speciale display progettato in stretta collaborazione con l’artista che mostra l’evoluzione naturale del suo lavoro con uno sguardo politico e personale al tempo stesso. A partire dagli anni Sessanta Simone Forti ha portato avanti un lavoro pionieristico e sperimentale, che si fonda sull’esperienza del corpo come mezzo di conoscenza. La sua opera si è declinata attraverso una vasta gamma di media diversi, dalla pittura al disegno, dal video al suono,tuttavia l’espressione fisica praticata attraverso la danza, e in particolare la capacità di improvvisazione del corpo, costituisce la chiave fondamentale del suo lavoro.
La mostraoffre un focussulle News Animations, una serie di opere che l’artistasviluppadalla metà degli anni Ottantain cui analizza la relazione tra linguaggio, movimento e fisicità, partendo dalle notizie sui quotidiani. Le News Animations sono performancein cui Forti incarna gli eventi delle news attraverso movimento e improvvisazione: la percezione delle notiziesui giornali viene mediata ed esplorata in termini di pressione, peso e bilanciamento, proprio come il linguaggio dei quotidiani si appropria di terminologie proprie delle dinamiche fisiche.
In mostra i video delle performance– quelle già concepite per essere riprese –sono messi in stretta relazione con un gruppo di disegniappartenenti alla stessa serie,che raccontano la metodologia interdisciplinare dell’artista nello sviluppare i suoi progetti;in questi disegniil gioco sul linguaggio, che nella performance va di pari passo all’uso del corpo e alla voce, si formalizzain una scrittura scarna, fatta di giochi di parole, figure appena abbozzate e avvicendamenti linguistici.
In Senza Fretta le parole e il linguaggiocostituiscono una parte fondamentale, espressaoltre che dai disegni anche da una composizione audio, una sorta di colonna sonoradella mostrache accompagna il visitatore negli spazi del museo. Questa traccia è composta da un collage inedito di audio diversi che coniuga brani in cuil’artistacanta canzoni popolari, interagisce con strumenti fatti a mano, leggebrani dal suo libroThe Bear in The Mirror: una collezione di storie, prosa, poemi, disegni, foto, lettere, appunti e memorie. Un’opera che vuole generaresonorità molteplici, che risentono delle sperimentazioni e delle collaborazioni condotte durante gli anni con musicisti e compositoricomeCharlemagne Palestine, Peter Van Riper, La Monte Young e altri.