Fino all’11 luglio 2021 lo Studio Museo Francesco Messina di Milano ospita la prima grande personale dello scultore e designer coreano in un museo meneghino. La mostra curata da Martina Corgnati fa parte del palinsesto culturale estivo La Bella Estate promosso dal Comune di Milano.
Succede a volte che mondi lontani tra loro nello spazio e nel tempo, si incontrino dando vita a inedite e sorprendenti suggestioni. Nel confronto tra entità diverse ciò che risulta fondamentale è l’equilibrio tra le parti, se per equilibrio s’intende la capacità di risaltare l’una le qualità dell’altra e viceversa. Ciò è immediatamente percepibile una volta varcata la soglia dello Studio Museo Francesco Messina che attualmente accoglie le sculture dell’artista Kim SeungHwan (1962). Le scintillanti e specchianti creature dalle forme organiche dello scultore contemporaneo dialogano con quelle in bronzo del maestro siciliano ponendo l’accento su eternità e mutevolezza, pieni e vuoti, fluidità e staticità.
Come intende suggerire il titolo, la mostra comprende due vaste serie di opere realizzate negli ultimi trent’anni da SeungHwan. La prima serie, Organism, è costituita da inedite sculture in acciaio traslucido; la seconda invece, Eternality, presenta una selezione di mezzibusti e teste in terracotta realizzate dall’artista durante la fine degli anni Novanta. Il percorso procede dunque a ritroso, mettendo in risalto l’evoluzione creativa dell’artista che, partendo dallo studio della figurazione, ha avvertito successivamente la necessità di raggiungere un’essenzialità materica e concettuale traslata formalmente nell’astrattismo.
Se per quanto riguarda i mezzibusti e le teste la relazione con le opere di Messina è quasi più un gioco di confronti dettato proprio dal medesimo atto di modellazione della materia che tenta di raggiungere per l’uno, una sorta di arcaismo ancestrale e, per l’altro, un avvicinamento il più simile possibile alla realtà; è con gli organismi che SeungHwan sfida le leggi gravitazionali della materia stessa, portando l’acciaio inox al suo punto di estensione massimo. Questo gesto riflette sulla vita, sugli esseri viventi e non sull’individuo come nel caso di Messina. Le sculture talvolta prendono le sembianze di cellule ovoidali, altre invece sembrano gocce d’acqua cristallizzate, altre ancora svettano verso l’alto in un verticalismo quasi spirituale. Le forme in qualche caso si fanno morbide e accoglienti e in altri momenti sembrano assottigliarsi fino a scomparire.
Il visitatore è avvolto dal gioco tra pieni e vuoti, positivo e negativo, passato e futuro dove la superfice specchiante delle opere svolge un ruolo fondamentale nel metterlo in relazione con le altre sculture e lo spazio circostante. In questo mondo in metamorfosi anche le sculture di Messina si fanno carico di una nuova narrazione che le inquadra sotto nuove prospettive. Risulta interessante notare, ad esempio, come il moto agitato dei cavalli e delle ballerine di Messina prenda ancora più velocità grazie alla relazione con le sculture dell’artista coreano che suggeriscono a loro volta un’idea di movimento.
In conclusione, la mostra si presenta come un’occasione unica non solo per poter vedere esibite per la prima volta a Milano le sculture dell’artista internazionale Kim SeungHwan e per concedersi una lettura delle opere di Francesco Messina sotto una nuova prospettiva, ma anche perché si tratta di un incontro che mai come in questo periodo storico diviene un simbolo di apertura e vicinanza tra Occidente e Oriente.