Il Teatro Nazionale di Genova ha voluto rendere omaggio alla sua città, adesso che fortunatamente si può tornare ad assistere in presenza agli spettacoli, con un grande allestimento all’aperto: La congiura del Fiesco a Genova di Friedrich Schiller.
Lo spettacolo ha debuttato sabato 19 giugno alle ore 21.30 in una Piazza San Lorenzo trasfigurat
a da giochi di luce e videoproiezioni. A dirigere il tutto Carlo Sciaccaluga che ha utilizzato agilmente il site specific come interazione tra testo e contesto. Il contesto, la cornice entro cui si sviluppa la comunicazione visiva, è ciò che dà ai partecipanti il senso della situazione nella quale sono coinvolti, ma c’è di più. Se leggiamo il contributo video come il contenuto della comunicazione, la scenografia ne diviene automaticamente il contenitore e, come tale, può amplificarne l’impatto. Questo è quanto avviene nella mise en scene prodotta dal Teatro Nazionale di Genova che ha scelto la seconda tragedia che Schiller portò a termine dopo I Masnadieri, composta nel 1781 e rappresentata a Mannheim il 13 gennaio 1782. Un’opera che rispetta rigorosamente l’unità di luogo e di tempo, l’azione si svolge infatti nel palazzo del conte Fiesco a Genova e non si protrae per più di tre giorni, precisamente dalla mezzanotte del 31 dicembre 1546 alla notte fra il 2 e il 3 gennaio 1547. Un dramma in cui vi sono un tiranno, che non è Andrea Doria, ma suo nipote Giannettino, un eroe: il Fiesco, un traditore: Verinna, e tante belle donne più o meno “serie”.
Carlo Sciaccaluga non stravolge nulla di quanto accade nel’500 e porta in scena i suoi 12 attori vestiti con splendidi costumi ispirati alla ritrattistica dell’epoca, realizzati dalla sartoria del teatro e firmati, come le scenografie, da Anna Varaldo. Costumi che si ammirano subito , in apertura dello spettacolo con una danza d’epoca molto ben strutturata dalla coreografa Alessandra Manari. Una danza che ci catapulta all’interno di una festa mascherata di corte dove ha inizio il tutto.
La vicenda prende vita concitatatamente grazie alla brillante recitazione del protagonista, Simone Toni, perfetto nel ruolo del focoso Conte di Lavagna, tanto quanto lo è Aldo Ottobrino in quello del viscido e spietato calcolatore Giannattino Doria. E così tra i versi della prosa di Schiller e qualche libertà in dialetto genovese, la storia di quanto accadde in quelle tre fatidiche giornate si districa tra una passerella metallica che attraversa la Piazza, la scalinata del Duomo e il primo piano dello splendido palazzo di fronte.
Gli attori corrono, duellano, si baciano con un fervore che affascina il pubblico per quasi tre ore, mentre la facciata della chiesa più importante ed amata dai genovesi è animata dalle video proiezioni di Davide Ricciardi, immagini che si rifanno ai quadri di Bosch. La notte della congiura la pioggia scroscia sulla facciata del Duomo, ma anche questo è un effetto ottico e sonoro, una pura illusione di grande effetto.
Insomma uno spettacolo riuscitissimo grazie in primis al regista, ma anche ai bravi giovani attori, dai già menzionati Simone Toni e Aldo Ottobrino a Barbara Giordano, Roberto Serpi, Irene Villa, Andrea Nicolini, Francesco Sferrazza Papa, Silvia Biancalana, Maurizio Bousso, Marco Grossi, Melania Genna, Chiara Vitiello . Uno spettacolo presentato in questo particolare contesto nell’ambito dei festeggiamenti per i 70 anni del Teatro, in collaborazione con Comune di Genova e Regione Liguria, e vede Iren come main sponsor.
Gli spettatori sono stati anche piacevolmente accolti da alcune hostess che hanno fatto omaggio di un campione di Acqua di Genova, la fragranza creata dal genovese Stefano Frecceri e, marchio storico della città.
Lo spettacolo sarà in scena fino al 4 luglio 2021 (riposo 21,24, 28 giugno).