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Dal trionfo del femminino all’emergenza sanitaria: contemporaneo e fotografico a Paratissima 2021

'Venere' di Giulia Lazzaron
‘Venere’ di Giulia Lazzaron
Dopo la difficile annata per le fiere d’arte, la rassegna torinese di artisti emergenti Paratissima si rialza proponendo una tipologia di kermesse ibrida fino al 25 luglio. Le sezioni in mostra presso la sede ARTiglieria Con/temporary Art Center nel cuore di Torino, a due passi da Palazzo Madama, sono principalmente: Rebirthing – Art to restart, dedicata al contemporaneo, e Ph.ocus – About photography, a cura della preparatissima Laura Tota, dedicata al linguaggio della fotografia.
Per questa edizione 2021 l’invito per i fotografi è stato quello di interpretare il concept Please, take care, affrontando le tematiche più disparate dalla psicologia del benessere alla body positivity, o di raccontare la propria personale testimonianza sull’emergenza sanitaria da Covid-19 attraverso lo speciale progetto Please, stay home, supportato da Quarantined.
Marzia Gamba, Corona Glam
Marzia Gamba, Corona Glam
Please, take care

La sezione sicuramente più poliedrica e significativa è Please, take care. La domanda che sta alla base della sezione è: “Perchè scattiamo fotografie?”. Tenendo conto che su Instagram quotidianamente vengono condivise all’incirca 100 milioni di immagini, è incredibile pensare quale possa essere il numero di foto scattate (non solo condivise). Scattiamo foto per catturare momenti, siano essi speciali o meno, ma anche – più semplicemente – per ricordare: la fotografia si nasconde ovunque.

Monia Marchionni
Monia Marchionni

Ecco dunque che la sezione vuol essere un invito rivolto ai fotografi a indagare ciò che per ognuno merita di essere fotografato, raccontato, impresso e a volte condiviso. Un racconto che sia corale, ma anche introspettivo, sull’attribuzione di valore della fotografia, specchio della società contemporanea.

Iniziamo il nostro “viaggio” tra gli artisti emergenti con gli Urbex Old Team Italy, che con il loro progetto Collapsing evocano esplorazioni urbane che contribuiscono a rendere vivi luoghi di nessuno. Abbandonati a se stessi, posti trascurati riprendono vita come fossero incantati, incuranti delle penuria delle loro condizioni: un omaggio alla loro antica grandezza. Documentare l’abbandono deve tradursi in speranza di rinascita contro l’odierno oblio.

Urbex Old Team Italy
Urbex Old Team Italy

Ho indossato panni non miei per vivere un attimo nei panni degli altri.

Per lavoro, ormai da quasi vent’anni, entro nelle case altrui. Le guardo, le osservo, le fotografo e, se tutto va bene, le vendo. Alcune più di altre mi colpiscono, mi entrano dentro. Ho cominciato a sentire il bisogno di rendere omaggio agli ambienti che visitavo. […] Il 2019 è stato per me un anno denso di avvenimenti, tra cui la perdita di due care zie: mentre stavo svuotando i loro armadi insieme a mia madre, sono saltati fuori cappotti, borse, scarpe e tante altre cose che non volevo buttare. Ho preso quindi alcuni di quegli oggetti e li ho fatti rivivere per un momento, nelle case che sarebbero cambiate per sempre.” (Giuditta Uliani)

Giuditta Uliani, Le Case degli Altri
Giuditta Uliani, Le Case degli Altri

Commovente e significativo il contributo di Giuditta Uliani, con Le Case degli Altri. Giuditta, agente immobiliare appassionata di fotografia, racconta con sensibilità – vestendo panni non suoi, ma di persone a lei care venute a mancare – momenti mai avvenuti/forse avvenuti o chissà, con una spiccata empatia verso la narrazione di comuni vicende umane, ambientate fra quattro mura domestiche. Ridare vita e nuova linfa vitale ad ambienti temporaneamente abbandonati e al passato diventa una missione, così da preservare il ricordo di chi abbiamo amato profondamente. Un’artista che ricorda nel suo progetto vagamente la malinconica atmosfera di Özpetek ne Le Fate Ignoranti.

Che stupidi che siamo, quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.” (Ferzan Özpetek, Le Fate Ignoranti)

Giuditta Uliani, Le Case degli Altri(dettaglio)
Giuditta Uliani, Le Case degli Altri (dettaglio)

Dalla relazione tra gli spazi e il sé, si passa al tripudio del Femminino in tutte le sue sfumature e sfaccettature più intense.

Francesca Maggi, Unfiltered
Francesca Maggi, Unfiltered

Questo percorso inizia dal progetto fotografico con topic molto attuale di Francesca MaggiUnfiltered – che scatta senza intervenire in post-produzione, allontanandosi così dai soliti cliché fashion di perfezione che permeano il mondo della moda. Dando focus all’interiorità emozionale del soggetto ritratto, le fotografie non perdono così la loro naturalezza e intrinseca essenza.

Luciana Lorizzo, Rivisitare
Luciana Lorizzo, Rivisitare

Luciana Lorizzo con il suo progetto Rivisitare, prende invece giocosamente spunto dalle opere ottocentesche – dal sapore preraffaelita – di Dante Gabriel Rossetti e le equipara a suoi autoritratti in pose simili. Dietro allo scherzo e al confronto, si nasconde però la giusta riflessione di come la percezione di sé cambi a seconda delle epoche e dei canoni di moda del momento.

Marta Passalacqua, Questo Corpo
Marta Passalacqua, Questo Corpo

Il contributo di Marta Passalacqua nasce dalla profonda esigenza di restituire al corpo femminile una bellezza scevra dall’aspetto meramente pornografico a cui spesso viene associata la nudità. Questo Corpo parla di fascino ed Eros, ma anche di delicatezza e fragilità: una ricerca che mostra l’intimo rapporto tra noi e la nostra immagine, e ciò che vedono o intravedono gli altri.

Marta Passalacqua, Questo Corpo
Marta Passalacqua, Questo Corpo

Solo un velo separa il soggetto da tutto il resto, con un sapiente utilizzo di luci e ombre quasi caravaggesco: una patina che protegge, cela e mostra la parte più intrinseca e allo stesso tempo fisica di noi stesse. Uno “scudo” trasparente che fa intravedere, ma presta riparo al contempo.

D’altronde, non sono forse la velatura e il mistero più seducenti della mera nudità e verità?

Per com’è il nostro mondo, tutti appiccicati spalla a spalla, gente che sa tutto di te al primo sguardo, un buon velo è il tuo finestrino scuro da limousine. L’edizione mai pubblicata del tuo viso. Dietro un buon velo, puoi essere chiunque. Una stella del cinema. Una santa. Un buon velo dice: Non Ci Siamo Presentati Come Si Deve.
Sei il premio dietro la porta numero tre.
Sei la signora o la tigre.
Nel nostro mondo dove nessuno riesce più a mantenere un segreto, un buon velo dice: Grazie di non farmi partecipe.
«Non ti preoccupare» dice Brandy. «Le altre persone riempiranno gli spazi vuoti.»” (Chuck Palahniuk, Invisible Monsters)

Barbara Cannizzaro, White Flower
Barbara Cannizzaro, White Flower

Delicato il progetto fotografico di Barbara Cannizzaro, White Flower, che dedica al figlio nato nel mese di giugno (periodo di fioritura del cisto) una serie di scatti che evocano l’essenza della giovinezza, in tutta la sua scintilla, ma anche violenta veemenza. Proprio come il fiore di cisto – candido e selvaggio – che rinasce senza resa durante la fioritura, per contrastare la sua breve vita di un giorno.

Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo, lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.” (G. Deledda)

Ivana Noto con il progetto Tell Me About Myself mostra invece l’interiorità dei soggetti ritratti – donne “erotiche ed eroiche”, “pudiche non nel corpo, ma nell’anima” – con una serie di intensi bianco e nero. Un inno di devoto amore verso se stesse.

Ivana Noto, Tell Me About Yourself
Ivana Noto, Tell Me About Myself

Originale il lavoro di Isabella Sommati, che racconta Alveare, una squadra di calcio femminile milanese. Screditando il solito luogo comune di donna calciatrice uguale mascolina, Isabella mostra il lato fragile, femminile e sensibile delle sportive. Il progetto – impostato come un backstage – è stato realizzato negli spogliatoi o durante gli allenamenti di calcio, per catturare al meglio la passione e la solidarietà delle giocatrici. Tra una partita e l’altra si intravedono schiene nude, stralci femminei, dettagli nascosti e irripetibili. “Date a una ragazza le scarpe giuste, e conquisterà il mondo”, sosteneva saggiamente Marilyn Monroe. Di qualunque genere e tipo esse siano.

 

Isabella Sommati, Alveare
Isabella Sommati, Alveare

Ultima a collegare e concludere questo fil rouge di autrici al femminile, è la giovane Giulia Lazzaron. L’artista – autrice di un libro edito da Montabone Editore e acquistabile in Feltrinelli, insieme a quaderni e agende con il suo logo Animalia – porterà a settembre una personale su Venere nel celebre Spazio di Palazzo Te. Innovativo, irriverente e inusuale, lo stile della Lazzaron si distacca sia dalla classica fotografia che dalla semplice grafica: le tre opere presenti in mostra sono disegni digitali su carta fotografica applicata a dibond in alluminio. Appassionata di psicologia junghiana, Giulia sia nelle sue opere che nel suo libro spiega il difficile concetto di corpo femminile nel mondo odierno e si pone come una novella eroina pro-bodypositivity.

Giulia Lazzaron, dettaglio di Venere Iskra(2020)
Giulia Lazzaron, dettaglio di Venere Iskra (2020)

Dalla Venere Iskra al Giardino degli Animali, la femminilità si sente libera di esplodere come un frutto maturo e trova la sua massima espressione con la liberazione dall’archetipo junghiano maschile nella donna (detto animus). Attraverso l’utilizzo di linee dolci e sinuose richiamanti il femminino – ventre colmo di calore, accoglienza e morbidezza – vengono celebrate la Vita e la Natura.

Splendidi dettagli de 'Il giardino degli animali' di Giulia Lazzaron
Splendidi dettagli de ‘Il giardino degli animali’ di Giulia Lazzaron

Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe. (Clarissa Pinkola Estès, ‘Donne che corrono coi lupi’)

Splendidi dettagli de 'Il giardino degli animali' di Giulia Lazzaron
Splendidi dettagli de ‘Il giardino degli animali’ di Giulia Lazzaron

Nelle opere di raccordo alla nuova serie delle Veneri, che rimandano a messaggi archetipici, l’artista indaga il percorso spirituale necessario all’incontro con la parte mascolina interiore. I soggetti sono animali legati all’atto predatorio e sono identificati con predatori marini (squali o mante, non necessariamente predatrici, ma che nell’antichità venivano rappresentate come mostri) e ferini (tigri).”(Francesca Baboni su Giulia Lazzaron)

'Animalia' di Giulia Lazzaron
‘Animalia’ di Giulia Lazzaron, dettaglio tigre

Insomma, un percorso di accettazione e amore di sé per novelle Veneri moderne, avulso da una canonica Bellezza stereotipata, che abbraccia ogni tipo di fisico e disabilità.

Please, stay home
Giorgibel, Quarantine Diary
Giorgibel, Quarantine Diary

Giorgibel, con la sua serie dal titolo Quarantine Diary, racconta con immagine poetiche e curate i suoi giorni di quarantena da Covid-19, emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia così duramente. Nonostante le vicissitudini, l’anima di questa artista non è stata intaccata, regalando scatti degni di una moderna Amélie Poulain, e raccontandoci visivamente dettagli di ciò che ama di più: le imperfezioni nella loro grande bellezza.

Serena Biagini, I Wish
Serena Biagini, I Wish

E cosa siamo noi umani, senza la capacità di poter esprimere desideri? Serena Biagini sembra sussurrare queste parole con le sue opere I Wish. Dopo tutta l’incertezza di questo lockdown buio e vuoto, Serena mostra attraverso l’arte le speranze della gente per il futuro. Con una domanda su Instagram diretta ai suoi follower, che consisteva nel chieder loro la prima cosa che avrebbero fatto non appena finita la pandemia, ha ottenuto risposte molteplici e sincere. Cose semplici, come baciare o andare al mare, ma terribilmente fondamentali per vivere e non semplicemente sopravvivere.

Serena Biagini, I Wish
Serena Biagini, I Wish

 

Quarantined(storie di resistenza e disagio digitale)
Camilla Ferrari, The Poetry of Home
Camilla Ferrari, The Poetry of Home

La terribile ondata pandemica ha cambiato radicalmente il modo di concepire le nostre vite. In uno scenario che richiama il celebre film La Finestre di Fronte, Camilla Ferrari con The Poetry of Home crea degli scenari magici e surrealistici ispirandosi a ciò che vede fuori dalla sua finestra, riscoprendo la semplicità delle cose che un tempo reputava banali.

So che la sera, dopo che ha finito di lavare i piatti, rimane un po’ da sola in cucina a fumare, e spegne la sigaretta sotto l’acqua del rubinetto. So anche che la notte spesso gira per casa, si avvicina alla finestra e guarda fuori, ma non so cosa vede.” (Ferzan Özpetek, La Finestra di Fronte)

Virginia Di Nunzio, Libertà
Virginia Di Nunzio, Libertà (dettaglio)

Da segnalare anche la bravissima scultrice Virginia Di Nunzio, che nella sezione Rebirthing propone opere come Libertà: una donna che respira – finalmente – a pieni polmoni, dopo più di un anno senza requie.

Nient’altro da aggiungere, se non ammirazione: nonostante la crisi post-pandemica, Paratissima ha saputo reinventarsi al meglio.

 

Paratissima Art Station

Via Verdi 5, Torino (TO)

Fino al 25 luglio 2021

Lunedì Chiuso

Da martedì a venerdì 13.00 – 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)

Sabato e domenica 10.00 – 22.00 (ultimo ingresso ore 21.00)

Biglietto valido per il singolo ingresso intero o ridotto:

Ingresso intero | 9,00 € 

Ingresso ridotto* | 7,00 €

Free | Riservato ai minori di 14 anni

https://paratissima.it/paratissima-torino-2020/

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