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Black culture, postcolonialismo, gender. Il Bingo politicamente corretto del Fourth Plinth a Londra

Il progetto di Samson Kambalu per il Fourth Plinth 2022 Il progetto di Samson Kambalu per il Fourth Plinth 2022
Il progetto di Samson Kambalu per il Fourth Plinth 2022
Il progetto di Samson Kambalu per il Fourth Plinth 2022

Il prossimo anno lo spazio del Plinth mancante sarà per l’artista Samson Kambalu, nato in Malawi. Per il 2024 scelta l’artista e fotografa messicana Teresa Margolles

Che un grande evento culturale in area anglo-americana, in questi tempi di dominio del politically correct, avrebbe messo al centro temi cari al movimentismo, più che probabile era scontato. Ma che un solo evento – pur in due fasi – riuscisse ad omaggiarne ben tre, di queste tematiche, rappresenta quasi un record. Per chiarezza: nessuno mette in dubbio la fondatezza di certe sacrosante rivendicazioni: ma spesso in certi ambienti si rischia di cavalcarne più gli aspetti mediatici, tralasciando di perseguire la sostanza degli obbiettivi. Stiamo parlando del Fourth Plinth di Trafalgar Square, a Londra, una delle commissioni di arte pubblica di maggior prestigio al mondo. Che ora annuncia gli artisti prescelti per le edizioni 2022 e 2024.

Dunque: il prossimo anno lo spazio del Plinth mancante sarà per l’artista Samson Kambalu, nato in Malawi: e ci siamo con la Black culture, assolutamente salvando i meriti artistici del noto scultore. Il quale proporrà un’opera dal titolo Antelope, una scultura tratta da una fotografia del 1914 del predicatore battista John Chilembwe, che guidò l’opposizione al dominio britannico, e del missionario europeo John Chorley. Particolare: il prelato africano sarà rappresentato a grandezza naturale, l’”invasore” europeo in scala molto più piccola. Ed anche il postcolonialismo – con modalità, ci si permetta, un po’ banali – è servito.

 

Il progetto di Teresa Margolles per il Fourth Plinth 2024
Il progetto di Teresa Margolles per il Fourth Plinth 2024

Nel 2024 a issare il suo lavoro sul Fourth Plinth sarà invece l’artista e fotografa messicana Teresa Margolles, con un’installazione realizzata con i calchi dei volti di 850 persone trans. E per giustizia, anche i tanti attivisti gender avranno una nuova icona da apprezzare. Artisti dai profili indiscutibili, opere sicuramente profonde. Ma siamo proprio certi che nelle scelte non abbiano influito oltremodo questioni ideologiche, che sarebbe meglio lasciassero all’arte le sue prerogative evocative?

http://www.london.gov.uk/fourthplinth/

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