Emanuele Trevi si è aggiudicato il Premio Strega 2021 grazie al romanzo Due vite. L’editore che l’ha condotto alla vittoria, e ora ne condivide il successo, è Neri Pozza.
Emanuele Trevi consegna una prima storica vittoria alla casa editrice indipendente Neri Pozza, che si lascia dietro blasonati editori come Einaudi, La Nave di Teseo, Bompiani e Feltrinelli. Alla quinta apparizione in finale – la casa editrice veneta aveva infatti raggiunto Villa Giulia, celebre sede di consegna del Premio, già nel 1957, 2003, 2017 e 2018 – Neri Pozza riesce finalmente a vincere il riconoscimento letterario più ambito d’Italia.
Trevi ha ottenuto 187 voti. Seconda Donatella Di Pietrantonio con Borgo Sud (Einaudi) con 135 voti. Il pane perduto di Edith Bruck (Nave di Teseo) ha ottenuto 123 voti, mentre L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito (Bompiani) 78. A chiudere la cinquina Il libro delle case di Andrea Bajani (Feltrinelli), che ha ricevuto 66 voti.
Una sfida serrata come non la si vedeva da tempo – nel 2019 Antonio Scurati con M – Il figlio del secolo (Bompiani) arrivò primo con ben 228 voti e nel 2020 Sandro Veronesi con Il Colibrì strappò la vittoria con 200 voti – che ha incoronato lo scrittore dato come favorito.
Del resto, come dice Francesco Piccolo presentandolo, Due vite è “un libro che non assomiglia a nessun altro“. Il romanzo racconta delle due vite, appunto, e della prematura scomparsa di due scrittori amici di Trevi: Pia Pera e Rocco Carbone. Lei traduttrice, slavista colta, scrittrice e appassionata di Pushin, Cechov e ovviamente Nabokov. Provò ad avventurarsi in un Lolita in soggettiva, prima di scomparire a 60 anni, nel 2016, a causa di una brutta malattia. Sorte ancora più tragica per il compagno Rocco Carbone, morto a soli 46 anni nel 2008 in un incidente in moto.
Trevi ne recupera i sentieri esistenziali, li illumina con stile preciso e pulizia d’intenti. I personaggi non sono che due, loro due, protagonisti come tutti della fatica di vivere e dell’ambizione di trovare, in questo mondo, la fortuna di desiderare quel che si può. Ambizione che nel loro caso coincideva con la letteratura.
«Quando ci siamo conosciuti — racconta l’autore — eravamo tutti e tre giovani. Ci aiutavamo a vicenda, ma tra noi non mancavano le prese in giro, gli sfottimenti ironici, a volte anche feroci, soprattutto tra me e Rocco, perché entrambi eravamo piuttosto facilmente irritabili e, in certi casi, rancorosi. Pia era capace di ammansirci con la sua gentilezza, eleganza, superiorità».