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Riflessioni sull’origine della forma. L’archeologia futuribile di Antonio Barbieri per le Officine Chigiotti a Grosseto

Antonio Barbieri, Organic architectures 2021, exhibition view at Palazzo agli Arcieri, Grosseto - ingresso - Ph Dimitri Angelin
Antonio Barbieri, Organic architectures 2021, exhibition view at Palazzo agli Arcieri, Grosseto – ingresso – Ph Dimitri Angelin

Organic architectures di Antonio Barbieri (Rho, 1985) è il nuovo progetto dedicato agli spazi di Palazzo agli Arcieri a Grosseto, edificio contemporaneo, tecnologico e ad alta sostenibilità energetica progettato dall’architetto Giuseppe Chigiotti. Presentata dalle Officine Chigiotti e curata da Davide Sarchioni, l’esposizione sarà visitabile fino al 30 settembre 2021.

Fra tradizione e innovazione, l’indagine di Barbieri è volta a rintracciare approcci sempre nuovi alle differenti problematiche legate al rapporto tra forma artificiale e forma naturale, nell’ambito della scultura e dell’architettura. Muovendo dallo studio delle forme naturali e dalla loro organizzazione, con particolare attenzione ai processi biologici di trasformazione, derivati dalle possibilità di resilienza e di adattamento di un organismo rispetto ai cambiamenti del proprio habitat, l’artista elabora riflessioni sull’origine della forma e il suo continuo divenire, volte a esplorare le possibilità di connessione tra il mondo organico e inorganico con la geometria e la matematica.

La mostra, a cura di Davide Sarchioni, è concepita come dialogo tra le opere recenti di Barbieri e alcuni ambienti di Palazzo agli Arcieri per generare un percorso che vuole innescare una fitta rete di rimandi tra arte, natura e architettura. In mostra sono presenti differenti nuclei di lavori, tra sculture e installazioni per la maggior parte inedite e realizzate site-specific.

Antonio Barbieri, Organic architectures 2021, exhibition view at Palazzo agli Arcieri, Grosseto. Ph Dimitri Angelini

Nel lavoro di Barbieri gioca un ruolo cardine l’impiego di scanner sofisticati e stampanti 3D per cogliere ciò che normalmente non sta all’evidenza dell’occhio umano e trasporlo in nuove soluzioni formali. Unendo la tradizione del fare manuale con l’innovazione tecnologica, l’artista attinge a un ampio bagaglio di informazioni e di suggestioni per costruire sistemi plastici complessi e plausibili in cui elementi fitomorfici e geometrici, stilizzati e ornamentali, appartenenti a differenti ambiti, sono combinati e innestati tra loro per sperimentare un’ampia varietà di tipologie compositive ibride e visionarie che danno luogo a inaspettate relazioni estetiche e di senso.

Le Organic architectures (2020-21) sono un gruppo di coloratissimi oggetti scultorei dalle forme armoniose, assimilabili ai prototipi di architetture organiche, che sono stati progettati utilizzando programmi di modellazione digitale e realizzati in PLA attraverso una stampante 3D. In ogni scultura, dipinta a mano con olio e resina, diversi elementi formali si ripetono in maniera simmetrica o speculare assecondando formule generative e moltiplicatorie che alludono a un processo di continua trasformazione. Nelle Chimere (2019) l’artista impiega, invece, fotogrammetrie di forme di vita differenti, come parti di animali, insetti e vegetali, coerentemente assemblate insieme per originare organismi ibridi che acquisiscono la funzione di maschere misteriose, simili a preziosissimi reperti di una ipotetica archeologia futuribile, ma ispirate in realtà al fenomeno del mimetismo in natura. Così, nella maschera “blu” Acherontia atropos si ritrovano ali e antenne di falena; nella “rossa” Sepia pharaonis si individuano il becco, i tentacoli e gli occhi della seppia; la “gialla” Phalaenopsis amabilis si ispira alle infiorescenze delle orchidee. Alle sculture organiche fanno da controcanto le grandi strutture geometriche in ferro ispirate alle diatomee, alghe unicellulari dalle forme primarie comparse circa 145 milioni di anni fa, che si articolano e prolificano all’interno ed esterno dell’edificio seguendo la logica dei frattali, come architetture germinative che modificano lo spazio.

Antonio Barbieri, Organic architectures 2021, exhibition view at Palazzo agli Arcieri, Grosseto. Ph Dimitri Angelini

Al centro dell’area espositiva ricavata al piano terra del palazzo, si erge la grande scultura iperbolica Diatomea (2021) che appoggia sul pavimento interamente cosparso di sabbia da cantiere, trasformando l’architettura in un habitat naturale altamente suggestivo con rimandi sia a uno scenario primordiale sia a un paesaggio lunare. Oltre alle composizioni plastiche, la mostra propone anche una serie di disegni stampati su carta, derivati dalle scansioni di elementi fossili, che si riferiscono a forme di vita di un passato lontano trasferiti nell’era digitale, quale ulteriore e significativa immersione nel mondo visionario di Barbieri.

Nell’androne di Palazzo agli Arcieri è stata infine collocata in maniera permanente l’opera Lichene (2019), scultura in ferro appartenente al ciclo dei Coralli acquisita dall’architetto Chigiotti, ad accogliere lo spettatore e i futuri condomini. Attraverso la sua inesauribile ricerca, Barbieri vuole rendere visibili le molteplici sfaccettature di una realtà in continuo mutamento, in cui l’unione tra natura e tecnologia può indicare inaspettate possibilità di sopravvivenza per la vita sulla Terra.

Antonio Barbieri, Organic architectures 2021, exhibition view at Palazzo agli Arcieri, Grosseto. Ph Dimitri Angelini

Officine Chigiotti nasce a Grosseto da un’idea dell’architetto Giuseppe Chigiotti in occasione della realizzazione di un suo progetto che ridisegna un’area del centro storico con la costruzione di un edificio contemporaneo, tecnologico e ad alta sostenibilità energetica. Con il termine “Officine” si suggerisce l’impegno nel produrre, promuovere e mostrar le eccellenze del contemporaneo ricordando al contempo l’attività imprenditoriale della famiglia Chigiotti che a partire dal secolo scorso aveva avuto sede per molti decenni negli spazi di via Porciatti 11, dove attualmente sorge il nuovo edificio Palazzo agli Arcieri. Officine Chigiotti offre agli artisti la possibilità di mostrare un’opera che troverebbe difficoltà a essere esposta a causa delle dimensioni, della sua natura o dei materiali con cui è stata eseguita. Non un museo né una raccolta privata, ma un luogo dove l’opera possa essere ospitata con un intento che risponda all’esigenza di sperimentare una formula diversa al modo canonico di collezionare arte, in sintonia con la dimensione non domestica dell’arte contemporanea. In questo contesto, l’idea di possesso è superata dalla possibilità di un’ospitalità a tempo che consenta all’opera d’arte di essere vista, conosciuta, promossa e poi acquistata, azionando al contempo una rete di relazioni che interseca arte, architettura, territorio e impresa.

Antonio Barbieri
Organic architectures

a cura di Davide Sarchioni

Grosseto, Palazzo agli Arcieri
dal 19 giugno al 30 settembre 2021

La mostra sarà visitabile su appuntamento dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30
organicarchitectures@libero.it
giuseppe@chigiotti.it

 

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