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Henri Matisse visto dal figlio Pierre. La mostra al museo di Nizza

Henri Matisse 1869-1954 Dance
Henri Matisse, Jazz, 1947
Henri Matisse, Jazz, 1947

Il Musée Matisse di Nizza presenta la mostra Pierre Matisse, un Marchand d’Art à New York (dall’11 giugno al 30 settembre 2021), che ripercorre la carriera del figlio più giovane di Henri Matisse, mercante d’arte a New York e figura di riferimento nel mondo dell’arte moderna.

Il critico Clement Greenberg già nel 1973 sottolineava come e quanto l’astrazione americana dovesse gran parte della sua peculiarità all’influenza di Henry Matisse. Prima l’Espressionismo astratto, poi la seconda generazione della PostPainterley Abstraction aveva derivato dall’artista francese una rinnovata concezione dello spazio pittorico così come la sua maniera di posare il colore. A sottolineare i rapporti di Matisse con l’astrazione americana il Musée Matisse di Nizza propone la mostra “Pierre Matisse, un Marchand d’Art à New York” (fino al 30 settembre 2021), che ripercorre la carriera del figlio più giovane di Henri Matisse, mercante d’arte a New York e figura di riferimento nel mondo dell’arte moderna.

Per quasi sessant’anni la sua galleria ha svolto un grande ruolo a difesa dell’arte moderna francese ed europea negli Stati Uniti, in un periodo cruciale per la  formazione delle grandi collezioni private ed istituzionali americane. In un articolato percorso attraverso 70 opere di 23 artisti la mostra si vale di importanti prestiti da parte della Fondazione Pierre e Tana Matisse (New York), della collezione Ezra e David Nahmad (Ginevra) e di  collezioni private di prestigio. Provenienti dalla Donazione “Pierre Matisse” allo Stato francese, quindici capolavori avviano anche un percorso di partnership pluriennale tra la città di Nizza e il Centre Pompidou.

Il Museo ospita la collezione più celebre e prestigiosa dell’artista: sculture, dipinti, disegni testimoniano dal 1938 fino alla sua scomparsa (1954), tutto il percorso artistico del grande fauve. La bella dimora di stile genovese del XVII secolo sulle alture di Cimiez, al centro di un grande parco a cui è stata aggiunta un’ala nuova nel 1993, ospita al piano terra gli studi sulla luce ed opere  degli  anni di apprendistato.

Henri Matisse 1869-1954
Dance

Il primo piano è dedicato ai viaggi, a Collioure nei Pirenei orientali, dove l’artista trascorse l’estate prima di esporre assieme agli amici Derain, Marquet, Vlaminck le tele rivoluzionarie e incendiarie del periodo fauve. Per chi avesse dimenticato, “fauve” significa belva e il nome, che divenne la bandiera del nuovo movimento, deriva dall’infelice frase “Donatello chez les fauves” pronunciata da Henry-Gustave Vauxcelles, critico d’arte nella Parigi d’inizio secolo, durante l’inaugurazione di una mostra al Salon d’Automne.  I “fauves”, le bestie feroci citate da Vauxcelles, altri non erano che i giovani autori di quei quadri violentemente colorati appesi alle pareti della stanza n° VII del Salon e rispondevano ai nomi di Matisse, Vlaminck, Derain, Soutine, Van Dongen, Roualt

Le “Belve”, destinate a lasciare un segno non indifferente nella storia dell’arte del ‘900, ebbero allora un’idea semplice semplice: via libera al colore acceso, paragonato a “un tubetto di dinamite”, ai rossi, ai gialli, ai blu nelle tonalità più vive, all’accostamento di tinte in contrasti squillanti ed arbitrari. Era un modo per esprimere una visione esaltata del mondo, una vitalità piena e impaziente. Il movimento durò poco, in tempo però per rivoluzionare e semplificare la pittura – che divenne sensuale ed esuberante – e per produrre alcuni capolavori come l’ultima versione di “Lusso, calma e voluttà”, “Joie de vivre” di Matisse, i paesaggi dell’Estaque di Braque, le falesie e le spiagge di Dufy…

Segue nel Museo di Cimiez la lunga stagione della maturità artistica in cui predominano l’interesse per l’arte islamica ed i grandi spazi di Tahiti, l’attrazione per un Oriente favoloso, ricamato e colorato da un’armonia di colori e di ritmi che l’artista ricreava nei suoi atelier attraverso stoffe preziose alle pareti, stampe giapponesi, maschere africane. “La rivelazione mi è venuta dall’Oriente” scriveva al critico Gaston Diehl nel 1947 sintetizzando in una frase la sua fascinazione per quei mondi lontani.

Henri Matisse, Lusso, Calma e Voluttà

É il tempo di Zorah in giallo 1912, Zorah sulla terrazza 1913, L’Italiana,1916 La ragazza col copricapo persiano 1915-16. Il percorso artistico matissiano viene indagato attraverso opere dedicate ai paesaggi, alle suggestioni e ai ricordi del viaggio in Marocco del 1912. Percorsi dalle linee sensuali dell’ arabesco che, partendo dal cromatismo puro e dinamico che fa testo per tutta l’esperienza fauve, passa per la lunga stagione della maturità, in cui predominano le Odalische, i Nudi, gli Interni con finestra, le emblematiche Palme, il tema ricorrente della danza, fino alla sintesi e alla semplificazione formale quando accentua la bidimensionalità fino a ottenere “un accordo vivente di colori, un’armonia analoga a quella di una composizione musicale”.  Negli anni dell’immediato dopoguerra, l’armonia ricercata si sarebbe concretizzata nei papiers dècoupès, i ritagli di carta colorata a toni puri e molto intensi fin quasi ai limiti dell’astrattismo.

La collezione del Museo di Nizza si configura come unica perché la maggior parte delle opere proviene direttamente dal suo atelier e dalle donazioni degli eredi. Comprende 31 dipinti, 450 disegni e stampe, 57 sculture che coprono tutto il periodo di produzione dell’artista, circa 400 elementi di guaches decoupées non utilizzati, più un bell’insieme di lavori preparatori sulla Cappella di Vence.  La donazione più importante è stata lasciata da Matisse nel 1953 e arricchita dalla moglie nel 1960. Nel ‘78 il figlio Jean fece dono di quasi tutte le sculture del padre e di altri capolavori, “Nimphe dans la foret”, “Baigneuse dans les roseaux”, “Nu bleu IV”. Altre opere come la Piscina, una monumentale ceramica smaltata, sono state successivamente donate dagli eredi Gerard, Pierre e Maria Gaetana Matisse.

Così, visitare la Villa-Museo significa penetrare nell’intimità della creazione matissiana, senza dimenticare che il primo collezionista delle opere e anche il più esigente fu lo stesso Artista, che conservava ciò che per lui aveva un particolare significato. Come valore aggiunto il Museo ospita “la palette des obiets”, come la definì il poeta Luis Aragon, ovvero un insieme di circa 130 oggetti fra tessuti, mobili e utensili vari, manufatti di arte islamica, africana, dell’Oceania che servivano da ispirazione a Matisse per un’opera costruita soprattutto attraverso il dialogo tra culture differenti.

Una volta visitato il Museo di Av. des Arenes, ci si può ritagliare un itinerario sui passi di Matisse, che riposa a pochi passi dalla Villa, nel cimitero di Cimiez (la tomba può essere visitata entrando a sinistra della Chiesa del Monastero).

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