Tratto dall’Amarcord 61 di Giancarlo Politi, Aperiodico di Arte e Antiarte Politi-camente scorretto
Anche l’“intellettuale” Matteo Salvini si dà all’arte contemporanea (certo non è del livello dell’intellettuale Bertinotti, ai tempi d’oro sempre in presa diretta dalla Direzione della CGL con una bellissima Stella di Gilberto Zorio, a ricordare il trascorso battagliero dell’ex Segretario della CGL, ma anche una sbirciata bonaria alle Brigate Rosse, che avevano come simbolo proprio una stella). Il buon Salvini si accontenta di un paesaggio un po’ anemico, come direbbe Mario Schifano, ma anche di buona fattura. Come voto potrei dare un 5.
Mentre Massimo Cacciari, dall’alto del suo snobismo veneziano, mostra una maggiore attenzione all’arte di oggi. Voto 6,5. Dalla mia postazione di Senior arroccato in viale Stelvio 66, fra terrazzo profumato di verde, il divano con la TV, il computer acceso e che mi aspetta pazientemente giorno e notte, ormai giudico il livello culturale dei politici, dei giornalisti, dei giudici, dei virologi non da ciò che dicono perché l’omologazione è totale: mi diverto a giudicarli dalle opere d’arte di cui si circondano. Ormai destra, centro e sinistra sono state oscurate da opere d’arte belle, passabili, orrende. E dunque potete immaginare quanti like partono dalla mia mente. E le figure che hanno raggiunto la sufficienza, tra le centinaia che ho visto, saranno state tre o quattro. Largheggiando ovviamente potrei dire cinque.