Alla Galleria Zamagni di Rimini Milena Becci cura la mostra The passing. 10 artisti “senior” invitano altrettanti under 35 per un virtuoso dialogo creativo
Chi immaginava che il lungo isolamento obbligato dalla pandemia avrebbe allontanato vite e coscienze, dovrà ricredersi. La forzata “clausura” ha semmai radicalmente cambiato le modalità con cui ci relazioniamo con il mondo e con gli altri. Facendo emergere nuovi scenari, fondamentalmente virtuali, effimeri teatri di confronti spesso sorprendentemente profondi. Ma soprattutto, paradossalmente, “schiacciando” le differenze, assottigliando distanze nel “mondo di prima” create da dinamiche sociali e ambientali a volte difficilmente gestibili.
Qualcosa di simile – ci si perdoni la divagazione – a quanto accade nelle gare automobilistiche quando entra in pista la “Safety car”. Che per evitare guai maggiori, magari in occasione di un incidente, per qualche giro impone a tutti i concorrenti un’andatura controllata, riavvicinando il campione, primo della graduatoria, all’ultimo della classifica. Una sorta di “democrazia pilotata”, che offre inaspettate chances a personaggi altrimenti appartati, per scelte personali o magari per banali dati anagrafici.
Temperie che ci pare di cogliere nella mostra The passing, aperta fino al 1 agosto presso la Galleria d’arte Zamagni di Rimini. Un’esposizione nata da un’idea del gallerista Gianluca Zamagni e curata da Milena Becci, e sviluppatasi – dato temporale che diventa centrale nel concept – nel pieno della quarantena pandemica. Un progetto “che intende valorizzare il dialogo e lo scambio tra chi nel mestiere dell’arte contemporanea ha diversa esperienza”, si legge nello statement. “Tra chi ha un percorso alle spalle iniziato ormai tempo fa e chi ha appena intrapreso una strada che gli è ancora quasi sconosciuta”.
10 + 10
E nel passaggio evocato dal titolo torna una metafora sportiva: ovvero il testimone nella staffetta, che i corridori/artisti si scambiano all’interno di una zona di pista delimitata. Che è, in questo caso, quella della galleria d’arte. A consegnare l’immaginario testimone sono stati invitati dieci artisti senior, da Angelo Bellobono a Kiril Cholakov, Giovanni Gaggia, Renzo Marasca. E poi Mauro Pipani, Massimo Pulini, Laura Renna, Graziano Spinosi, Patrizia Zelano, Zino. Ognuno di loro è stato chiamato a scegliere un artista under 35 al quale consegnare l’immaginario oggetto. Ovvero Riccardo Albiero, Thomas Battistoni, Edoardo Cialfi, Velislava Gecheva, Edoardo Loi, Ambra Lorito, Giorgia Mascitti, Federica Minelli, Lorenzo Scarpellini, Claudio Zorzi.
Il focus del progetto è dunque diventato il dialogo che si instaura tra due artisti di età ed esperienza diverse. “Assonanze tecniche, ideologiche, concettuali o semplicemente avvicinamenti durante il cammino professionale e di vita, sono le cause che convincono due artisti ad intraprendere un percorso parallelo, di lunga o breve durata”, scrive la curatrice in catalogo. “Come l’ago che guida il filo attraverso la stoffa, il maestro conduce il discepolo in un viaggio che, arrivati ad un certo punto, si ferma. Anticamente c’è un luogo che racconta più di tanti altri la cultura artistica italiana medievale e rinascimentale, uno spazio di lavoro ma anche di relazioni e amicizia: la bottega”.
Bottega del terzo millennio
E in questa bottega del terzo millennio prendono forma incontri straordinariamente virtuosi, spesso intessuti via etere, in qualche raro caso “in presenza”. È il caso del Maestro Giovanni Gaggia, che nel suo buon retiro marchigiano di Casa Sponge è riuscito a dribblare i divieti ospitando fisicamente il proprio discepolo. E quello con Edoardo Loi – titolo Niente da perdere – è un vero e proprio lavoro a quattro mani: un progetto “che parte dal corpo e dalla natura per cercare una completezza nell’esistenza che si palesa attraverso l’opera d’arte. Prendendo avvio da un’azione quotidiana fino ad arrivare al peso della ceramica e al ricamo”.
Posto che l’opera dei “senior” è già conosciuta – anche se qualcuno, citiamo su tutti Angelo Bellobono, presenta opere assolutamente incisive ed equilibrate -, a riservare le più gradite sorprese sono i giovani, spesso esordienti. Come il ventottenne umbro Edoardo Cialfi, che con la sua delicata ma potente opera all’aereosol trova nel paesaggio – “inteso come luogo e identità dell’immaginario, un forte punto d’incontro e un denominatore comune” – l’incontro con Mauro Pipani, peraltro suo insegnante. O il trentaduenne Claudio Zorzi, il cui dipinto fitto di segni e vibrazioni sostiene con orgoglio il “confronto” con una “Maestra” del prestigio di Laura Renna.
Ma sarebbero tanti gli esempi da citare. Per un progetto che riconcilia con la vita e con l’arte dopo i momenti bui della paura e della solitudine. Chi potrà vada a constatare di persona, anche per constatare la vitale scossa che il gallerista Gianluca Zamagni sta dando all’ambiente artistico – e anche sociale – di Rimini…