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L’incredibile restauro della Deposizione di Rosso Fiorentino: uno dei cantieri più importanti d’Italia, a Volterra

Rosso Fiorentino, Deposizione della croce, 1521

Annunciato, a settembre, il restauro della Deposizione di Rosso Fiorentino, di proprietà della Parrocchia della Basilica Cattedrale di Volterra, nel cinquecentesimo anniversario dalla sua realizzazione. L’opera, conosciuta e pubblicata su tutti i libri di storia dell’arte, fu raccontata da Gabriele D’Annunzio e Pier Paolo Pasolini, costituirà uno dei cantieri più importanti e interessanti d’Italia.

I restauratori, con la supervisione della Soprintendenza, inizieranno ad operare facendo un lavoro istruttorio di conoscenza della Deposizione attraverso gli strumenti che la scienza moderna mette a disposizione. Infatti, le indagini diagnostiche, le analisi chimiche e fisiche, permetteranno di attraversare gli strati del colore con macchinari che faranno scoprire i segreti che si celano sotto ai colori puri o mescolati di “rosso”, permettendo, così, di decifrare i disegni e i cambiamenti che sono intervenuti durante la realizzazione del dipinto. Si avranno, quindi, risposte certe sulla composizione della tavolozza pittorica del Rosso e sui leganti che sostengono gli strati pittorici della Deposizione. Inoltre, verranno approfondite la conoscenza del legno e i movimenti intervenuti nella struttura che lo sostiene: il legno, infatti, è ancora vivo e soffre delle compressioni e dei restauri avvenuti nel corso del tempo. Le indagini preliminari e i risultati ottenuti saranno presentati e divulgati in autunno, in occasione della ricorrenza del cinquecentesimo anniversario della realizzazione dell’opera e saranno visibili sia su pannelli che on-line; solo successivamente si procederà al vero e proprio restauro.

Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo; Firenze 1494-Fontainebleau 1540)
Angiolino musicante, 1521; olio su tavola; cm 39,5 x 47. Firenze, Galleria degli
Uffizi, inv. 1890 n. 1505

La sala di Rosso Fiorentino, dove si conserva il dipinto, dal mese di settembre diventerà un cantiere visibile al pubblico tramite una vetrata; i visitatori, pertanto, potranno osservare in diretta le varie operazioni di restauro, mentre un video-diario, tramite uno schermo posto all’esterno della sala, racconterà la storia dell’opera e illustrerà le varie fasi di lavorazione eseguite da Daniele Rossi e dai suoi collaboratori.

Nei giorni scorsi, presso la Pinacoteca civica di Volterra, è avvenuta la prima riunione operativa per programmare le prossime tappe riguardanti il restauro della Deposizione di Rosso Fiorentino, opera di proprietà della Parrocchia della Basilica Cattedrale di Volterra, reso possibile grazie al finanziamento della Fondazione Friends of Florence (https://www.friendsofflorence.org). Il progetto di restauro è stato avviato dall’ex Soprintendente Archeologia, Belle e Arti Paesaggio di Pisa e Livorno, Dott. Andrea Muzzi, e portato avanti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, diretta da Esmeralda Valente, con la supervisione del funzionario storico dell’arte Dott. Amedeo Mercurio e della restauratrice Dott.ssa Elena Salotti.

Oltre al restauratore Daniele Rossi e all’esperto dei supporti lignei Roberto Buda, erano presenti il Sindaco di Volterra Giacomo Santi, l’assessore alle culture Dario Danti, il funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Pisa e Livorno Dott. Amedeo Mercurio, l’incaricato dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Diocesi di Volterra Dott. Andrea Falorni, il responsabile del settore cultura del Comune di Volterra Arch. Alessandro Bonsignori, il Direttore della Pinacoteca civica di Volterra Dott. Alessandro Furiesi. La riunione ha dato il via a quello che sarà uno dei cantieri più importanti e interessanti d’Italia.

Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo; Firenze 1494-Fontainebleau 1540)
Madonna col Bambino e quattro santi (Pala dello spedalingo), 1518; olio su
tavola; cm 172 x 141,5. Firenze, Galleria degli Uffizi, inv. 1890 n. 3190

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