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Cosa hanno in comune Van Gogh, Monet, Munch e Dalì? La risposta in questo video

Jean Francois Millet, La Meridiana, disegno

Cosa hanno in comune artisti come Van Gogh, Monet, Munch e Dalí? Sono stati tutti ispirati dall’artista francese Jean-François Millet. Attraverso l’opera La siesta di Vincent Van Gogh, in questo video del Van Gogh Museum il racconto che ha ispirato l’opera di numerosi artisti.

Nato il 4 ottobre 1814 a Gruchy, sulle rive del mare di Normandia, Jean Francois Millet è considerato uno dei più importanti pittori del realismo francese del secondo Ottocento. Studia a Cherbourg presso un allievo di Gros fino al 1837, quando, grazie a una borsa di studio, può frequentare i corsi di Paul Delaroche all’Accademia di Belle Arti di Parigi. Tornato a Cherbourg nell’inverno 1840-1841, vi incontra Pauline-Virginie Ono, con la quale si trasferisce a Parigi e che sarà la sua prima moglie. Rimasto vedovo dopo soli tre anni, sposa Catherine Lemaire.

Nei primi anni quaranta, Millet esordisce nella ritrattistica, genere che, nella piccola città di Cherbourg, poteva garantirgli delle commissioni. Presto, seguendo il gusto di allora, si dedica alle scene pastorali, agli idilli classici ed ai nudi femminili, in una “maniera fiorita” come fu definito dai suoi contemporanei. I soggetti dei suoi quadri sono quasi sempre contadini che vengono presentati con una intonazione poetica senza qualsiasi intento provocatorio o di polemica sociale.

La siesta, Van Gogh, 1889-1890

Il Salon, dopo aver respinto alcuni suoi quadri, accetterà di esporne i lavori per più di un ventennio, quando verrà nominato membro della giuria nel 1868. Le sue prime tele, di contenuto agreste, risalgono al 1848, lo stesso anno della svolta realista di Gustave Courbet e anno della rivoluzione di febbraio che portò all’istituzione, in Francia, della Seconda Repubblica.

Dopo la rivoluzione del 1848, grazie a una somma stanziata dallo Stato, Millet, dal giugno 1849, si trasferisce con la numerosa famiglia a Barbizon nella foresta di Fontainebleau, dove rimarrà, salvo brevi viaggi, fino alla morte nel gennaio del 1875, facendo la fortuna di questo paese che divenne un polo d’attrazione per gli appassionati d’arte di tutto i mondo, specialmente gli americani.

Il quadro che segna la svolta artistica di Millet è Il seminatore esposto al Salon del 1850, dove riscuote grande successo, soprattutto tra i repubblicani e i critici di sinistra, con vivacissime polemiche dei conservatori. La vita del popolo riveste una dignità fino ad allora sconosciuta, la rivoluzione aveva permesso a Millet, Courbet e ad altri, di celebrare la rivoluzione sociale ritraendo immagini inedite della vita rurale. In quella che può esse definita “epopea dei campi”, l’artista racconta, con partecipazione sincera, la vita dei contadini, conferendo dignità alla fatica del loro quotidiano lavoro, nobilitato da antica sapienza, da riti e tempi prefissati, rispettati religiosamente. Con la stessa precisione sono descritte le scene nell’intimità della casa, dove regna la figura femminile: la madre che insegna alla figlia il lavoro a maglia; la donna che, alla luce di una lampada, rammenda un vestito, la ragazza che fa il burro, la donna che fila la lana, la toeletta del mattino alla luce di una finestra.

Paesaggista superbo, Jean-Franà§ois Millet, continuò a dipingere la campagna, ritraendo la perfezione botanica, i luminosi orizzonti, il silenzio di un campo arato e fumante, ma l’uomo, poco a poco, scompare dai suoi quadri ed il pittore si dedica alla pittura di soli paesaggio, finendo la sua attività con quadri che preannunciano già lo spirito della successiva pittura simbolista. Con Degas, Millet è certamente il più grande interprete della tecnica del pastello dell’intero XIX secolo.

Jean Francois Millet, La Meridiana, disegno

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