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Una leonessa in città. L’eccezionale statua di una divinità egizia al Museo Archeologico di Bologna

Busto della dea Sekhmet Datazione Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1388-1351 a.C.) Provenienza: Tebe, Egitto Collezione: Collezione Palagi Materiale: Dolerite Misure altezza: cm. 93 Luogo di conservazione: Museo Civico Archeologico (Sezione Egizia), Bologna, numero di inventario: MCABo EG 293 Foto: Sergio Anelli
Busto della dea Sekhmet
Datazione Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1388-1351 a.C.)
Provenienza: Tebe, Egitto
Collezione: Collezione Palagi
Materiale: Dolerite
Misure altezza: cm. 93
Luogo di conservazione: Museo Civico Archeologico (Sezione Egizia), Bologna, numero di inventario: MCABo EG 293
Foto: Sergio Anelli

Una statua colossale, con oltre 2 metri di altezza, con testa di leonessa e corpo di donna fa il suo ingresso al Museo Archeologico di Bologna. Grazie alla collaborazione con il Museo Egizio di Torino, dal 7 luglio 2021 al 31 dicembre 2023, sarà possibile visitare Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città, a cura di Daniela Picchi.

Esposta nell’atrio monumentale di Palazzo Galvani a Bologna, Sekhmet andrà ad arricchire un importante repertorio di materiali lapidei, sia di proprietà civica, tra i quali un raro busto in marmo di Nerone, sia di proprietà statale, che la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara ha depositato presso il museo.

Divinità dalla natura ambivalente, al contempo di potenza devastatrice e dispensatrice di prosperità, Sekhmet, “la Potente”, venne raffigurata in varie centinaia di statue per volere di Amenhotep III, uno dei faraoni più noti della XVIII dinastia (1388-1351 a.C.), allo scopo di adornare il recinto del suo “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe Ovest. Nella collezione egizia del Museo Civico Archeologico di Bologna è presente il busto di una di queste sculture che, grazie al confronto con la Sekhmet seduta in trono proveniente dal Museo Egizio di Torino, potrà così riacquistare, almeno idealmente, la propria integrità creando una proficua occasione di confronto e ricerca scientifica.

Statua della dea Sekhmet
Allestimento al Museo Civico Archeologico di Bologna
Datazione Nuovo Regno: XVIII dinastia, regno di Amenhotep III (1388-1351 a.C.)
Provenienza: Tebe, Egitto
Collezione: Collezione Drovetti
Materiale: Granodiorite
Misure altezza: cm. 213
Luogo di conservazione: Museo Egizio, Torino, numero di inventario: Cat. 249
Foto: Alessandro Galli

Alcuni studiosi ipotizzano che il gigantesco gruppo scultoreo fosse composto da due gruppi di 365 statue, una in posizione stante e una assisa per ogni giorno dell’anno, così da creare una vera e propria “litania di pietra”, con la quale il faraone voleva pacificare Sekhmet tramite un rituale quotidiano. La regolarità dei riti in suo onore servivano infatti a placarne l’ira distruttrice che la caratterizzava quale signora del caos, della guerra e delle epidemie, trasformandola in una divinità benevola e protettrice degli uomini.

Il pantheon egizio conta numerose divinità femminili associate al culto solare e una di queste è Sekhmet, il cui nome significa “la Potente”. La temibile dea era considerata dagli Egizi l’Occhio del Sole, emblema del potere divino che tutto vede, la Furia nel mondo degli dei, che si erge sotto sembianze di serpente Ureo anche sulla fronte dei sovrani, proteggendoli.

Come racconta il Mito della Vacca Celeste, attestato per la prima volta durante il regno del faraone Tutankamun (1333-1323 a.C.), il demiurgo Ra aveva inviato Sekhmet sulla terra per punire gli uomini in rivolta contro gli dei. La leonessa, inebriata dall’odore del sangue, avrebbe annientato l’intero genere umano se Ra non fosse intervenuto nuovamente, su suggerimento del dio della saggezza Thot, facendo versare in un lago una grande quantità di birra colorata con ocra rossa. Attratta dal colore e pensando si trattasse di sangue, la dea ne bevve sino ad ubriacarsi, dimenticandosi del precedente odio verso gli uomini e trasformandosi in Hathor, il principio femminile creativo, al quale era associato anche l’arrivo della piena del Nilo in Alto Egitto. Tale trasformazione non sorprende se si considerano le divinità egizie come manifestazioni diverse di un più ampio concetto di divino.

La pericolosa e furente Sekhmet, oltre a poter inviare sulla terra pestilenze e malattie, adeguatamente adorata, era anche in grado di prevenirle e guarirle, tanto da avere un sacerdozio, quello dei “puri sacerdoti di Sekhmet”, dedito alla cura delle vittime colpite da afflizioni invisibili e apparentemente divine come la peste (definita anche “l’anno di Sekhmet”).

La manifestazione di culto più eclatante nei confronti di questa divinità leontocefala si deve al faraone Amenhotep III (1388-1351 a.C.), che, in occasione del suo giubileo, la celebrazione del trentesimo anno di regno, trasformò le litanie innalzate per placare Sekhmet negli ultimi cinque giorni di ogni anno, i Giorni dei Demoni, in una impressionante litania di pietra, facendo scolpire oltre 700 sculture rappresentanti la dea in posizione stante e assisa in trono. Per quanto le statue siano state rinvenute in diverse aree templari tebane (numerose nel Tempio di Mut a Karnak, Tebe Est), molti studiosi ritengono che la loro collocazione originaria fosse Kom el-Hattan, il “Tempio dei Milioni di Anni” di Amenhotep III a Tebe Ovest, e in particolare il cortile solare al suo interno. In tale maniera il sovrano si garantiva la protezione della dea in terra e partecipava del periplo divino del sole del quale Sekhmet era una manifestazione.

Conferenza stampa di presentazione del progetto espositivo Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città
Martedì 6 luglio 2021, Museo Civico Archeologico di Bologna
Da sinistra: Maurizio Ferretti (direttore Istituzione Bologna Musei); Roberto Grandi (presidente Istituzione Bologna Musei); Christian Greco (direttore Museo Egizio, Torino); Paola Giovetti (direttrice Museo Civico Archeologico | Istituzione Bologna Musei); Daniela Picchi (curatrice responsabile Sezione Egiziana Museo Civico Archeologico | Istituzione Bologna Musei).

Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città

A cura di
Daniela Picchi

Promosso da
Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Archeologico

In collaborazione con
Museo Egizio, Torino

7 luglio 2021 – 31 dicembre 2023
Orari di apertura:

lunedì, mercoledì h 10.00-13.00
giovedì, venerdì h 15.00-19.00
sabato, domenica, festivi h 10.00-19.00
martedì chiuso

Ingresso *

Intero € 6 | ridotto € 3 | ridotto speciale € 2 ≥ 18-25 anni | gratuito possessori Card Cultura

* a causa di un intervento per lavori di adeguamento antincendio, dal 28 giugno 2021 fino alla primavera 2022 non sono accessibili al pubblico le collezioni relative alla storia di Bologna (sezioni preistorica, etrusca, gallica e romana), le collezioni Etrusco Italica, Greca, Romana e la Gipsoteca.

Si invita a consultare il sito del museo per aggiornamenti sul percorso espositivo visitabile.

Informazioni

Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. +39 051 2757211

www.museibologna.it/archeologico
mca@comune.bologna.it
Facebook: Museo Civico Archeologico di Bologna
YouTube: Museo Civico Archeologico di Bologna

Informazioni su modalità di accesso e misure di sicurezza Covid-19
www.museibologna.it/archeologico/articoli/50081/offset/0/id/102083

Istituzione Bologna Musei
www.bolognamusei.it
Instagram: @bolognamusei

 

 

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