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Una riflessione sull’instabilità dei fenomeni contemporanei. La prima personale di Daniel MacCarthy in Italia

Things are in The Saddle, Daniel MacCarthy
Things are in The Saddle, Daniel MacCarthy, Installation view PH courtesy of Alessandro Saletta, DSL Studio
Things are in The Saddle, Daniel MacCarthy, Installation view PH courtesy of Alessandro Saletta, DSL Studio

GALERA SAN SODA OSPITA NEL SUO SPAZIO MILANESE, AL NUMERO 33 DI CORSO SEMPIONE, LA PRIMA MOSTRA PERSONALE IN ITALIA DI DANIEL MACCARTHY. LA MOSTRA E’ VISITABILE FINO AL 17 NOVEMBRE 2021.

Secondo il filosofo e sociologo Herbert Marcuse (1898-1979) all’interno del tessuto sociale progresso e sfruttamento vanno di pari passo: “Questa società cambia tutto ciò che tocca in una fonte-potenziale di progresso e di sfruttamento, di fatica miserabile e di soddisfazione, di libertà e d’oppressione”. E’ come se l’essere umano non potesse fare a meno che accogliere le innovazioni con lo spirito dell’autodistruzione, specialmente se pensiamo a quanto oggi, grazie alla tecnologia, i cambiamenti sono sempre più veloci e non abbiamo neanche il tempo di metabolizzarne le conseguenze. Agiamo senza chiederci il perché; vogliamo sempre di più; dimentichiamo con più facilità.

Dalle stesse riflessioni sembra essere partita anche la ricerca artistica di Daniel MacCarthy (1986) ispirata da una poesia di Ralf Waldo Emerson risalente al 1846 che all’interno contiene un verso-chiave decantante Things are in the Saddle, a cui il titolo della personale dell’artista fa riferimento. Ciò che vuole sottolineare MacCarthy con i suoi dipinti è proprio il fatto che quando pensiamo che una cosa sia stata inventata per servirci in realtà cadiamo nel baratro di un illusione, perché  una volta saliti in sella, pronti a cavalcarla, questa ci porterà inevitabilmente verso la distruzione.

Things are in The Saddle, Daniel MacCarthy

Il binomio progresso-distruzione fa da eco a tutta la mostra la cui curatela è frutto di una collaborazione tra l’artista e il fondatore di Galera San Soda Steno Branca di Romanico. I dipinti di grandi e piccole dimensioni dell’artista bloccano nella materia una molteplicità di fenomeni attuali, come il capitalismo, le proteste politiche,il rapporto che abbiamo con la tecnologia e quello che instauriamo con la natura. Le rappresentazioni, di un figurativismo onirico, sono ricche di simboli legati alla contemporaneità la cui drammaticità è velata da un tripudio di colori espressivi che nutrono e amplificano il senso delle visioni, o meglio, delle lucide allucinazioni di MacCarthy.

Il contesto in cui sono nate queste opere è di significativa importanza. MacCarthy ha cominciato a lavorare a questo ciclo in Galles, dove vive e lavora, durante la Brexit. Risulta evidente che lo stato d’animo dell’artista sia traslato nella superfice pittorica lavorata con pigmenti mischiati a colla di pelle di coniglio o a oli lavorati sulla tela grezza. L’ansia e i dubbi provati da MacCarthy, in cui ogni visitatore può riflettere la propria condizione, si riversano dunque nei dipinti che mostrano però uno spiraglio di speranza conferita proprio dal modo in cui i colori dialogano con e sulla tela.

In mostra sono presenti anche delle opere ispirate al concetto stesso di Galera ovvero una nave azionata dallo sforzo umano, a cui il nome della galleria fa riferimento e che si fonde in maniera allegorica alla poetica di MacCarthy.

Things are in The Saddle, Daniel MacCarthy

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