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Dorino Ouvrier e Zebulon Smantov. Quando l’arte parla ancora di religione

Dorino Ouvrier, Crocefissione
Dorino Ouvrier, Crocifissione

Guarda chi si risente: la religione è l’oppio de popoli! La definizione di Karl Marx ci sembra particolarmente attinente all’attuale situazione dell’Afghanistan. Di fronte a queste tragiche vicissitudini, ci chiediamo: alle Donne Afghane cosa serve la Filosofia, o i Testi Sacri del Monoteismo, o l’Arte?

E tuttavia vogliamo essere ottimisti. La Cultura è una ritardata nel Tempo, ma talvolta si prende le sue rivincite nei confronti dei Barbari. Ci sono frammenti di realtà che non fanno notizia, ma che vanno considerati come piccoli tasselli di speranza. Ne riferisco due ai lettori, come fossero favole per adulti.

C’era una volta…. no, c’è ancora, a Epinel, una frazione di poche case di Cogne, in Valle d’Aosta, Dorino Ouvriers, uno scultore di tematiche contadine rivelate in modo mirabile dallo sbozzo del legno. Tempo fa, seguendo un sentiero nei boschi ha visto per terra un albero morto e spoglio, un tronco con rami simili a braccia allargate; l’artista lo ha rivisitato usando il suo scalpello, e ne ha fatto una Crocefissione. La sua collocazione è stata trovata nella piazza della Chiesa di Cogne, dove appare come fosse lì da sempre, radicata nella propria terra.

C’era una volta… no c’è ancora, a Kabul l’ultimo ebreo nato e vissuto in Afghanistan, dove nel secolo scorso ce n’erano quarantamila, in una comunità con duemila anni di storia. Si chiama Zebulon Simantov; mercante di tappeti e gioielli, e si è accollato il compito di custodire la Sinagoga depredata due anni fa dai Talebani.

Simantov è stato messo in prigione quattro volte e minacciato di morte se non si fosse convertito all’islamismo. Non ha paura e segue, tutto solo, i rituali delle feste comandate. Moglie e figli sono emigrati in Israele.

Dorino Ouvrier e Zebulon Smantov hanno la stessa età e lo stesso profondo legame con le loro radici religiose. Parlano quindi la stessa lingua quando pregano in silenzio, e quando levano lo sguardo al Cielo. Sono forse due Giusti, 2 fra i 36 che, secondo la mistica ebraica, sostengono il mondo; in realtà nessuno li conosce, potrebbero essere chiunque, eppure sono la nostra Salvezza. In tempi oscuri essi continuano la loro missione, probabilmente inconsapevoli.

Jorge Luis Borges ce li racconta così, meravigliosamente:

I GIUSTI

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

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