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Generazione minimaliste a confronto. A Cassina Project il dibattito critico si fa contemporaneo

Cassina Project, primo piano. Cassina Project, primo piano.
Cassina Project, primo piano.
Cassina Project, primo piano.

Un’indagine lunga più di mezzo secolo. Un dialogo serrato che si riverbera su due piani. Da Cassina Projects, a Milano. Attraverso l’opera di venticinque artisti provenienti da ogni latitudine del globo X_minimal, curata dalla berlinese Friederike Nymphius, ripercorre l’epopea del minimalismo dagli anni ’70 fino ad oggi. Da John Armleder alla nostra Monica Bonvicini, da Alicja Kwade a Tatiana Trouvé. Partendo dalla premessa che ogni epoca risponde a specifiche esigenze del suo tempo, la mostra cerca di reinterpretare il contemporaneo affermando una presa di posizione, ancora “in via di definizione”, che riporta al centro l’essenziale, concentrandosi sulla dimensione umana.

Con X_minimal Cassina Project presenta un’indagine interessante, per niente accademica, che attraversa la tendenza minimalista non più intesa come movimento storico ma “across minimal”, diagonale, in cui ogni artista si esprime con un linguaggio riconoscibile, ben distinto dagli altri. Nonostante le chiare differenze in termini di materiali utilizzati e di soluzioni estetiche e formali, gli artisti selezionati interagiscono, facendo del minimalismo un terreno fertile, comune e condiviso di discussione.

Cassina Project, secondo piano.
Cassina Project, secondo piano.

Spogliate di ogni ornamento, le opere in mostra rappresentano non solo una sperimentazione fresca e rinnovata ma offrono spunti di riflessione e di “dibattito critico”, per usare parole del critico americano James Meyer, sull’oggi e sul domani, includendo nella ricerca temi attuali come la diversità di genere, l’identità, la migrazione, l’ambiente e le utopie.

Nato nei primi anni ’60, il minimalismo storico emerse come una corrente in grado di liberarsi dai contenuti concentrandosi sui materiali, spesso freddi e impersonali, di tipo industriale o edilizio, in relazione con lo spazio; ma alla fine del decennio, con l’insorgere di nuove urgenze sociali, il minimalismo ha iniziato ad arricchirsi di significati diversi, più partecipativi. X_minimal lavora infatti su questo tipo di premesse, rendendo possibile allo spettatore una camminata interiore e un tuffo intimo alla ricerca di risposte.

La forte vocazione sperimentale e internazionale di Cassina Project si conferma presentando tanti artisti di nuova generazione, linguaggi e provenienze diverse. Da Hang Your Dry di Monica Bonvicini, all’ingresso della galleria, alla monolitica installazione dello svizzero Valentin Carron Mechanics and Animality una delle opere inedite presentate in occasione di X_minimal, che gioca e ironizza con il simbolo della croce, un’icona universalmente riconosciuta e dalla forte potenza iconologica.

Cassina Project, primo piano
Cassina Project, primo piano

Sebbene lo spazio espositivo della galleria sia strutturato su due piani differenti, permette una forte connessione tra le opere esposte. La volontà di porle a confronto è chiarissima sin dal piano inferiore, considerando la scelta della curatrice di situare Pause III di Philippe Decrauzat, opera geometrica e colorata che sprigiona la sua forza verso lo spettatore, adiacente a Yellow di Olivier Mosset, un vero e proprio buco nero dalla forza attrattiva. Qui la dimensione umana è al centro, chiamata alla riflessione e questa linea prosegue anche al secondo piano con Francesco de Prezzo e Manuel Fois: il primo gioca sul visibile e sull’invisibile, coprendo alla Robert Rauschenberg un dipinto figurativo con distese di bianco; il secondo si affida al suono costruendo un doppio livello di lettura dell’opera.

Cassina Project, secondo piano

Cassina Project si è oramai affermata meta imprescindibile per l’arte contemporanea a Milano. Aperta in città nel 2019, rappresenta un importante ponte con New York, città della sede madre. La galleria, prima nella grande mela ed ora a Milano è stata fondata da Irene e Marco Cassina, due fratelli appassionati da sempre d’arte contemporanea. Lo spazio si trova in via Mecenate 76/45 all’interno della storica fabbrica di aeroplani Caproni e quindi caratterizzata da un’architettura industriale risalente al 1920.

La mostra, terminata il 2 ottobre, ha esposto le opere di John M Armleder, Monica Bonvicini, Martin Boyce, Valentin Carron, Andrew Dadson, N. Dash, Philippe Decrauzat, GardarEideEinarsson, Manuel Fois, LiamGillick, Fernanda Gomes, TarikKiswanson, AlicjaKwade, BethLetain, Meuser, Gerold Miller, Olivier Mosset, Francesco de Prezzo, GerwaldRockenschaub, Francesco João Scavarda, Monika Sosnowska, Blair Thurman, Tatiana Trouvé, Franz Erhard Walther e Heimo Zobernig.

Ora, non resta che aspettare il prossimo opening.

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