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Madina e l’orrore della guerra. Roberto Bolle in spettacolo alla Scala

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Roberto Bolle e Antonella Albano. Photo by Brescia e Amisano. Teatro alla Scala

Era stato programmato per marzo 2020, ma per i motivi che conosciamo tutti è debuttato al Teatro alla Scala il primo ottobre di quest’anno, le cui repliche arrivano fino al 14. Madina è senza dubbio uno degli spettacoli più attesi per questa stagione di ripresa e che finalmente ha rivisto il teatro attivo e pieno di pubblico per quanto possibile dalle normative covid.

Uno spettacolo complesso che si articola su danza, musica, canto, recitazione e arte visiva. Costruito sul libretto della scrittrice francese Emmanuelle de Villepin, tratto dal proprio romanzo del 2008 La ragazza che non voleva morire. La rappresentazione, in un primo momento pensata come opera lirica, è poi stata rimodulata nella forma di balletto melologo.

Quello che porta in scena è noto a tutti, in quanto la campagna pubblicitaria intorno a questa prima mondiale ha fornito tutte le indicazioni a riguardo. Sono le tematiche di scottante attualità che riguardano integralismo religioso, terrorismo, atrocità della guerra, violenza sulle donne e il loro sfruttamento. Madina è una giovane cecena, vittima di uno stupro da parte di soldati russi ubriachi. Lo zio Kamzan, per lavare l’onta, costringe brutalmente a compiere un attentato terroristico suicida. Ma nella ragazza prevale la vita, non la morte.

Tutto ciò viene evocato dai testi recitati o cantati, mentre a sostenere la struttura drammaturgica è la coreografia di Mauro Bigonzetti, che vede un continuo alternarsi di gruppi che ora ballano in sincro, ora si dividono in pochi elementi, ora privilegiano i passi a due o a tre. Bogonzetti cerca giustamente la tensione e fa il possibile per adattare la difficile musica di Vacchi (certamente poco adatta alla danza) per fornire al pubblico il giusto pathos che richiede il dramma. La protagonista Antonella Albano, grande ballerina e qui soprattutto grande attrice, risponde bene a un ruolo che sente suo, immergendosi totalmente in un personaggio che giorno per giorno ama di più, la vittima Madina.

Un peccato che, oltre alle ripetute scene di trascinamento da parte dei suoi carnefici, non ci sia un po’ più di danza. Tanto che in certi momenti viene quasi da pensare a come la danzatrice riesca a uscire incolume dalla brutalità alla quale i danzatori maschi la sottopongono.

Le parti corali degli Interludi orchestrali fanno emergere la fisicità dei danzatori, con icastici rimandi visivi all’Inferno dantesco. Ottimo il corpo di ballo scaligero che dimostra una buona propensione a un lavoro diverso dal solito (qui certo non siamo nel Lago dei Cigni!) in cui emerge il vitale e virile Louis di Gioacchino Starace. Lo straziante finale, con Madina al proscenio che, malgrado tutto, piange sul corpo martoriato dello zio Kamzan (Roberto Bolle nelle recite dell’1, 12, e 14; e Gabrile Corrato nella replica del 6), torturato e ucciso, richiama la riattualizzazione di un Vesperbild laico e profano, dove vittima e carnefice sono nuovamente uniti in un legame che riporta alla sindrome di Stoccolma.

Interessante la scena essenziale di Carlo Celli con colonne d’acciaio e ferro e un led wall che spesso funge da filtro e da parete trasparente. Sul fondale la scelta di proiettare immagini di desolazione che, in questo caso, non è affatto invasiva. Si tratta di bombardamenti, incendi che avvengono in un altrove universale, che senza dubbio fa riflettere sull’inutilità della bruttura della guerra.

La partitura di Fabio Vacchi, uno dei compositori italiani viventi più noti ed eseguiti a livello mondiale, dà vita a una musica di forza espressiva, evocativa e poco narrativa, in cui si sentono fondere matrici popolari etniche extraeuropee (di sapore mediorientale) alla musica colta occidentale. Ripetiamo: molto poco adatta alla danza, ma che Michele Gamba – che ha all’attivo la direzione di brani, fra gli altri, di Luciano Berio, Thomas Adès e Luca Francesconi – con gestualità scattante e incisiva, ha saputo leggere al meglio.

Madina, Antonella Albano, Roberto Bolle e Gabriele-Corrado. Photo by Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala
Madina, Antonella Albano, Roberto Bolle e Gabriele-Corrado. Photo by Brescia e Amisano ©Teatro alla Scala

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