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Luca Petti e la resilienza della natura: la conquista del Premio RAR ad ArtVerona

Luca Petti, ArtVerona, Galleria Marrocco di Napoli e Villa Contemporanea di Monza Luca Petti, ArtVerona, Galleria Marrocco di Napoli e Villa Contemporanea di Monza
Luca Petti, Albina Crestata, 2021
Luca Petti, Albina Crestata, 2021

A Verona l’arte contemporanea respira un profumo nuovo. È quello della presenza di un ampio pubblico, dell’annessa speranza di una ripresa più efficace e della soddisfazione del lavoro svolto dalle 143 gallerie che vi hanno partecipato. La sedicesima edizione di ArtVerona si chiude così, sul flusso della ventata di novità ricompensata dalla fiera stessa con l’aggiunta di tre nuovi premi che si aggiungono ai precedenti. Due di questi sono rivolti agli artisti under 35 ed uno dedicato al legame tra arte, ambiente e territorio.

Quest’ultimo è il Premio RAR-Residenza Artistica Rurale, teso a promuovere la conoscenza e la valorizzazione dei territori e della cultura rurale attraverso i linguaggi dell’arte e il coinvolgimento di giovani artisti.La commissione, composta da Daniele Girardi, artista e ideatore, Marta Cereda, curatrice di Careof Milano, Tiziano Fraccaroli, dell’Azienda Domenico Fraccaroli e collezionista, Daniele Salvalai artista e docente di scultura dell’Accademia Belle Arti di Verona, assegna il premio a Luca Petti (già vincitore del CombartPrize), rappresentato dalla collaborazione di due gallerie: la Galleria Marrocco di Napoli e Villa Contemporanea di Monza.

Luca Petti, New Solution, 2019 (dettaglio)
Luca Petti, New Solution, 2019 (dettaglio)

Classe 1990, il millennial originario di Benevento muove i suoi passi verso obiettivi urgenti da segnare come primari nell’agenda globale. La ricerca artistica di Luca Petti volge il suo sguardo al grido inascoltato della natura, indagata nei suoi tre regni (minerale, vegetale ed animale) ed alla sua capacità di adattamento sempre meno scontata. Al “bla bla bla” della politica sulla nevralgica tematica di interesse internazionale– disprezzato da giovani attiviste di ormai grande fama –l’arte di questo artista risponde con più prontezza con l’ausilio di relazioni simbiotichedel mondo fitomorfico e zoomorfico da lui pensate: è alla legge della biomorfosia cui l’azione dell’uomo deve porre cura e attenzione, alla simbiosi mutualistica del regno naturale, sempre più minata dall’impronta umana. Cecidi e funghi entrano in simbiosi con le alghe, animando il tallo dei licheni ed altri elementi vegetali: piccoli esempi di come, sotto i nostri occhi, senza che ce ne accorgiamo, la natura pullula e si trasforma.

Le sculture di Luca Petti si ispirano esattamente a questo mutamento, presentandosi esili e delicate, ma tenaci ed aggressive al contempo. Sono ossimori affascinanti su cui occorre riflettere a partire dall’analisi dei materiali scelti: le linee aspre e pungenti della loro elegante estetica sono attenuate dall’elemento tattile. Sono infatti morbide e vellutate (grazie alla floccatura del metallo) ed invitano così chi le osserva ad un’esperienza sensoriale. L’incontro è dunque l’aspetto chiave: quello fra l’uomo e la natura, l’apparenza e l’essenza, la sopravvivenza e l’esistenza.

La ricerca tecnica dei materiali condotta da Petti ha radici personali, deriva dall’infanzia trascorsa nell’azienda agricola dei genitori, ereditata dal bisnonno. È lì che l’artista ha appreso le conoscenze del mestiere che gli consentono di sperimentare con la componente organica e la chimica. Lo si evince anche dai suoi solfati di colore azzurro, con cui studia e cattura il passaggio di stato da liquido a solido che costringe il cristallo a ricomporsi a livello atomico, col fine di ricreare – dopo l’evaporazione dell’acqua -la sua struttura di base. L’artista fissa quindi la lotta di forze tra gli atomi dei solfati e la carta applicata sul plexiglas. La tensione naturale dei reagenti dà come risultato un’opera delicata e poetica, che rievoca l’immagine dell’attimo in cui un alito d’aria fredda condensa un guizzo d’acqua, imprigionata poi dall’artista nella superficie bidimensionale.

L’interesse che Luca Petti rivolge all’ecosistema ed allo svolgersi della vita in senso lato risulta più che mai esemplificativo nella sua Albina Crestata: un originale incontro tra una pianta messicana, qui nella sua variante crestata – e dunque inconsueta -ed un carapace appartenuto un tempo ad una singolare tartaruga albina. È l’ipotesi di una nuova vita di esseri rari che pur di sopravvivere si uniscono,dimostrando tutta la potenza della resilienza della natura.

Luca Petti, ArtVerona, Galleria Marrocco di Napoli e Villa Contemporanea di Monza
Luca Petti, ArtVerona, Galleria Marrocco di Napoli e Villa Contemporanea di Monza

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