Esce il 21 ottobre il nuovo libro di Michele Gerace: Qualcosa che sfiora l’utopia (Jouvence | Filosofia). In quest’opera l’autore riflette sulla complessa trama dell’umana convivenza, al fine di evitarne la disgregazione ed accrescerne un sentimento di unità. Un percorso che attraversa filosofia, arte, scienza e tecnologia per cogliere i paradossi della realtà, ricucire modi diversi di vedere il mondo, coordinare differenti prospettive e ripensare la società in termini di speranza e fiducia.
In anteprima, un estratto del libro.
La bellezza si annida nella commozione che proviamo osservando il mondo, dunque partecipandolo, nei diversi e molteplici aspetti, ma si estende a profondità alle quali possiamo accedere andando oltre ciò che si mostra, elevando i pensieri e mettendoci in ascolto di ciò è indicibile e che pure possiamo sentire a partire dai segni, dalle parole e dalle note. Un suono di famiglia che schiude ad un nuovo orizzonte comune ed indeterminato verso il quale organizzarci per metterci in cammino. In rapporto all’arte, esperienza ed immaginazione sono parte di un discorso, pubblico, che apre ad uno spazio in cui la conoscenza diventa libertà. Conoscere è essere liberi. L’artista, l’arte grazie agli artisti, recapita un messaggio al quale il fruitore deve partecipare contestualizzandolo, mettendoci del proprio. L’opera d’arte è il raggiungimento dell’effetto voluto dall’artista, ma non solo. È anche l’idea che il fruitore riconosce. Di nuovo, ma non solo. È un dialogo imprevedibile. Rappresentazione e dimostrazione della nostra imprevedibilità. Iniziare a comprendere un’opera significa andare oltre un’intenzione già data, immergersi nella vita, farne esperienza, esaurirla, delineare i contorni di una nuova identità, intravedere uno squarcio di orizzonte, reimmergersi in una nuova esperienza di vita, rigenerare lo sguardo, ritrovare un orizzonte comune, dare nuovo corso alla vita. L’opera d’arte diventa una proposta che deve essere accettata, validata, partecipata, proseguita, nel tendere al compimento. Processo ancora più evidente nel caso della crypto arte che può essere acquistata e posseduta mediante un token non fungibile a partire da una transazione fatta di proposta, offerta e accettazione che si avvale di una tecnologia basata su registro distribuito. L’opera d’arte fatta di materia o dematerializzata, diremmo analogica o digitale, recapita un messaggio su cui viene a prodursi un accordo che dal particolare si fa generale, tende all’universale – osserva con sguardo profondo lo storico dell’arte Erwin Panofsky – collega il mondo delle idee alla realtà, umanizza l’espressione anche quando si vale della tecnologia – sostiene Valentino Catricalà, studioso e curatore artistico tra i più attenti al rapporto dinamico tra arte, media e tecnologia – e diventa base di una identità. Relazionata e in continua trasformazione. Un’opera d’arte riesce quando realizza il tentativo di unire cose tra loro divergenti. Un’opera inedita, una musica inaudita, lo stile e il senso non sono dati una volta per tutte, non sono predeterminati, non rispondono alla devitalizzante logica della necessità, ma sono ricerca. Continuo superamento di distanza, ravvicinamento di divergenze. Composizione, incessante configurazione e riconfigurazione di un mondo nuovo.
Informazioni
Qualcosa che sfiora l’utopia
Michele Gerace
Jouvence | Filosofia, 2021
pp. 158
Euro 14,00