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Gorky dietro un Gorky. Operazione di restauro fa emergere un dipinto nascosto dell’artista astratto

Arshile Gorky, Untitled (Virginia Summer) ca. 1946–47. Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth. Arshile Gorky, Untitled (Virginia Summer) ca. 1946–47. Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth
Arshile Gorky, Untitled (Virginia Summer) ca. 1946–47. Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth.
Arshile Gorky, Untitled (Virginia Summer) ca. 1946–47. Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth

Dietro The Limit si nascondeva Untitled (Virginia Summer). A scoprirlo una coppia di ricercatori svizzeri. Ora viene il dubbio che anche altre opere di Arshile Gorky portino con loro un segreto.

Quando la Fondazione Arshile Gorky ha inviato, per normali operazioni di conservazione The Limit (1947), in un centro specializzato, ha ottenuto molto più di quanto si aspettasse. Da un’opera se n’è ritrovate due. I ricercatori hanno infatti scoperto un secondo dipinto nascosto dietro il lavoro su carta che avevano ricevuto in cura.

Il dipinto, che è stato soprannominato Untitled (Virginia Summer), viene immediatamente aggiunto al nuovo catalogo ragionato di Arshile Gorky in uscita questo ottobre. L’opera debutterà poi in mostra (ma non in vendita) da Hauser and Wirth il mese prossimo, a New York.

Quando Gorky terminò il dipinto su carta, The Limit (1947), si trovava in un periodo piuttosto prolifico. In media, arrivava a realizzare ogni giorno un nuovo lavoro. Di conseguenza, l’ipotesi è che si trovasse a corto di materiali e, in mancanza di un supporto su cui lavorare, l’ha semplicemente posizionata sopra il lavoro precedente ora identificato come Untitled (Virginia Summer).

È possibile che questo non sia l’unico dipinto che l’artista ha oscurato in questo modo. “Curatori di musei: non è una cattiva idea tirarlo fuori dal seminterrato o dal muro, guardare dietro e vedere se hai due dipinti invece di uno“, ha ironicamente (ma non troppo) dichiarato Matthew Spender, genero dell’artista e autore di From a High Place: A Life of Arshile Gorky.

Arshile Gorky, The Limit (1947). Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth.
Arshile Gorky, The Limit (1947). Photo by Jon Etter, ©the Arshile Gorky Foundation/Artists Rights Society, courtesy the Arshile Gorky Foundation and Hauser and Wirth

Gorky ha usato colla lungo i bordi e nastro di carta kraft, un adesivo progettato per una facile rimozione, per apporre The Limit sulla tela, presumibilmente come misura temporanea. Ma quando l’artista morì l’anno successivo, Virginia Summer rimase coperta, persa nella storia dell’arte per oltre sette decenni. Fino a quando i restauratori Michaela Ritter e Olivier Masson hanno intrapreso il lavoro scrupoloso di rimuovere The Limit per rivelare il dipinto sottostante. Hanno quindi costruito una nuovo supporto su cui esporre in sicurezza il delicato lavoro su carta.

il ritrovamento è tanto più sensazionale considerando il fatto che Virginia Summer è stata più volte esposta in bella vista in alcuni dei musei più prestigiosi degli Stati Uniti. La fondazione ha prestato The Limit, per esempio, sia alla National Gallery of Art di Washington, D.C., sia al Philadelphia Museum of Art, a quest’ultimo in occasione di una grande retrospettiva dell’artista nel 2009 e nel 2010.

D’altra parte, la scoperta non è stata del tutto inaspettata. Le figlie di Gorky, Natasha Gorky e Maro Spender, avevano già notato che uno degli angoli di The Limit si era staccato. Del resto i conservatori ritenevano però troppo rischioso provare a rimuovere lo strato. Ma con più tempo a disposizione, anche a causa della pandemia, Ritter e Masson sono stati in grado di prendersi il tempo per realizzare l’operazione in tutta sicurezza.

Ne è emersa una tela astratta color acqua piena di forme biomorfe. Inoltre, poiché l’opera non era mai stata esposta alla luce, i colori sono rimasti vivaci e freschi come il giorno in cui Gorky li dipinse.

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