Lo scorso 8 ottobre 2021 si è tenuto l’opening della tua mostra Slag Remix a cura di Laura Fattorini e B-house Art Company, nello spazio contemporaneo della Spinoff gallery, in Corso Buenos Aires 77/A, Milano. Mi racconteresti come è nata e come si è sviluppata questa collaborazione?
La collaborazione con Spinoff gallery è nata grazie a Pablo Bermudez, artista e alchimista, che da maggio 2021 ha la direzione artistica delle nove vetrine dedicate all’arte contemporanea in Corso Buenos Aires. Ho subito ragionato sulla location. La via dello shopping, del consumo e della fruizione veloce. SLAG è il progetto perfetto per mimetizzarsi e vivere in questi contesti, rielaborandone le estetiche e appropriandosi voracemente dei linguaggi e dei codici visivi dello spazio urbano. La serie SLAG prende vita dalla carena di un Booster MBK, che viene riprodotta in ceramica e modificata tramite innesti che richiamano il mondo organico, creando così una collezione di sculture in bilico tra scorie e resti animali. SLAG nasce con un’anima pop e costruisce un mondo intorno a sé in continua evoluzione. Magliette, gadget, adesivi, video teaser facevano già parte del progetto e la location di Spinoff mi sembrava l’habitat naturale per fare detonare tutto l’universo SLAG. Ho ragionato l’allestimento cercando proprio di sfruttare il passaggio, lo struscio, di corso Buenos Aires, dando al pubblico più informazioni possibili riguardo a quello che vedeva, tramite l’uso di vetrofanie ed esplicitando il mondo SLAG in tutte le sue forme: packaging, magliette, gadget, video e adesivi. La mostra SLAG REMIX vuole arrivare ad un pubblico ampio ed eterogeneo.
Le tue collaborazioni, sia dentro che fuori il mondo dell’arte, caratterizzano il tuo percorso e lo arricchiscono: questo approccio permette la creazione di un riscontro più ampio e diversificato. La scorsa estate hai avuto modo di avvicinarti al mondo dell’alta cucina partecipando all’evento Metaland, tenutosi a Scorrano (LE), ed organizzato dagli chef Floriano Pellegrino e Isabella Potì, del ristorante stellato Bros’. L’evento, che riuniva gastronomia e sonorità tecno, ha ospitato esponenti di vari settori – dall’arte contemporanea, alla musica, alla cucina. Che parte hai avuto in questa esperienza? Cosa porterai con te?
Metaland è il visionary food talk ideato dagli chef Floriano Pellegrino ed Isabella Potì. Rielaborando l’idea di Food Talk hanno dato vita ad un rave notturno in un bosco di ulivi, invitando varie personalità ad intervenire e a dare un proprio contributo. Così, il pubblico si è trovato catapultato nell’universo Bros’ tra musica, installazioni ed interventi di vario tipo. Gli ospiti erano Paco Morales, chef stellato del ristorante Noor di Cordoba, Dark Wayne Santana della Dark Polo Gang, Thomas Siffer, scrittore e giornalista belga, BigBoy Bart, dj francese, ed io. Mi è stato chiesto di realizzare delle installazioni con le mie opere che si inserissero nell’ambiente e che aderissero al concept di Metaland: un viaggio nel tempo che attraversa il passato, ma totalmente proiettato al futuro. “AVANGUARDIA!” Come ripete Floriano, come fosse il suo mantra. Quello che ho fatto è stato quindi scegliere, insieme agli art director, le opere che meglio si inserivano nel contesto e creare in loco delle installazioni potenti e di impatto. Sono molto contento del risultato perché le mie opere hanno trovato nuova vita all’interno di questo contesto: uno spazio vivo, imprevedibile e in linea con tutto il mio background. I giorni tra Lecce e Scorrano sono stati pazzi: si sono creati e rafforzati dei legami che vanno oltre la collaborazione lavorativa. Ho trovato dei complici per affinità di idee e di intenti. Ho trovato una GANG!
La scorsa estate, oltre che in provincia di Lecce, la tua arte è sbarcata anche a Milano Marittima. Qui hai collaborato con DUE, negozio di abbigliamento vintage diretto da Nausica e Giulia Sintucci, dove hai proposto la serie SLAG (2020). Oltre ad essa, hai presentato la sua versione ridotta, adatta ad essere collezionata anche da un pubblico non necessariamente all’interno del mondo dell’arte. Quanto è importante per te l’aspetto del collezionismo?
La collaborazione con DUE nasce grazie a Carlo Chiusi, amico e curatore con il quale collaboro, che è riuscito ad unire intelligentemente i nostri mondi. Mi piaceva l’idea di portare il mio lavoro nella Riviera Romagnola dove la gente va in vacanza. Oltre alle sculture in ceramica c’erano gli SLAG mini realizzati in stampa 3d grazie a BBQdesignx, ristampato per l’occasione dopo il sold out di aprile, le magliette realizzate in collaborazione con il brand MANETTE e le tote bag in collaborazione con DUE. Questa metodologia di lavoro conferma ciò di cui parlavamo prima riguardo alla natura di SLAG, che come un predatore riesce a mimetizzarsi in vari contesti della vita quotidiana, urbana e commerciale. Adotta una strategia precisa per ogni sua incursione. SLAG è affamato. Non penso che lo SLAG in ceramica sia rivolto solamente ad un collezionismo di nicchia ma il mio obiettivo è raggiungere e parlare ad un pubblico più ampio. Per raggiungere l’obiettivo cerco di creare opere per tutte le tasche ma non le considero di serie A o di serie B. Tutti gli aspetti della mia produzione artistica hanno un valore uguale nella mia strategia comunicativa e commerciale.
Recentemente hai collaborato con Calè Fragranze d’Autore, realizzando per loro un tappo in bronzo per l’edizione limitata della fragranza Sottosopra. Mi racconteresti come è nata e come si è sviluppata questa collaborazione? Il tappo mostra un serpente intrecciato, come mai hai scelto questa figura?
La collaborazione con Calè Fragranze d’autore è nata grazie ad Irene Biolchini che ha fatto incontrare me e Silvio Levi, ideatore e creatore del brand. Si è innescato immediatamente un dialogo stimolante che si è concentrato sulla loro fragranza SOTTOSOPRA, Best Indipendent Niche Perfumes 2020. Ho trovato il concept di questa fragranza molto vicino e coerente alla mia ricerca: un viaggio nel tempo dove l’inaspettato prende il sopravvento sulla normalità, per poi approdare nuovamente nel qui ed ora. Penso che il profumo abbia il potere di farti viaggiare nel tempo: è un portale temporale in cui attraversi passato e futuro per poi ricollassare nel presente. Ho dato forma ha questa idea che univa i nostri mondi, realizzando un tappo in bronzo che sovrasta la bottiglia. Un pomello magico sul quale si arrotola un serpente, di cui non vediamo ne testa né coda: una rivisitazione dell’uroboro che ci ricorda la ciclicità temporale in cui siamo immersi.
Durante l’ultima edizione di Miart, hai esposto la tua serie GMG – Gioielli Mostri Giganti (2021), creati durante la tua residenza in Fonderia Artistica Battaglia, a Palazzo Serbelloni a Milano, curata da Irene Biolchini e nata da un’idea di Silvio Levi, creatore del brand Calè Fragranze d’Autore, che ha reso possibile l’evento. Mi parleresti della creazione di questa serie, e delle due esibizioni che l’hanno vista protagonista?
GMG – Gioielli Mostri Giganti nasce da un cortocircuito innescato da diversi immaginari che convivono all’interno di questa serie. La pratica della lavorazione dei metalli mi ha trasportato in un mondo mitico di giganti e leggende: nel Libro dei Giganti, questi sono angeli ribelli che insegnano la lavorazione dei metalli agli uomini mentre nella mitologia greca sono esseri mostruosi e violenti. La dismisura dei giganti è un indice negativo in relazione all’ordine costituito e per questo essi figurano sempre in azioni che minacciano quest’ordine. Questo mondo si è unito al mondo dei gioielli, che da sempre apre ad un’infinita possibilità̀ di immaginari. Nella scena RAP, ad esempio, i gioielli sono sovraesposti, sono giganti, simboli di fama e notorietà̀. Si è innescata così una sinergia perfetta tra materiale, idea, narrazione e immaginario. La mostra negli spazi espositivi della Fonderia Battaglia era pensata come lancio del brand GMG, creando un “corner” visivo che incorniciava le sculture in bronzo. A palazzo Serbelloni, all’interno della collettiva Fabula Experita curata da Irene Biolchini, le sculture dialogavano perfettamente con lo spazio che le ospitava. Anche questo mio progetto genera un suo personale universo: a settembre ho fatto uscire sui miei social una narrazione video/fotografica che amplia la storia di GMG: una gang di umani riesce a rubare i tre gioielli giganti. Puoi vedere il video completo qui: https://www.instagram.com/p/CTraplzl6OY/. Ma non finisce qui: state sul pezzo.
Le tue esperienze artistiche ti hanno portato a sperimentare diversi materiali, per esempio la ceramica, con Lacoste (2020), in mostra a Spazio Gamma in occasione della mostra Fantastic Cosmos; ed il bronzo, che ritroviamo nella serie Gioielli Mostri Giganti; prima ancora avevi utilizzato le carene dei motorini per la serie Cult (2019). Quali sono le limitazioni e gli aspetti positivi del confrontarsi con una varietà di mezzi? Verso quali sperimentazioni e quali materiali ti porterà la tua ricerca?
Non ci sono limitazioni nell’utilizzo di molteplici materiali, ma solo possibilità. Ogni materiale è complice nella costruzione dell’immaginario che voglio fare esplodere all’interno dei miei progetti. Ogni materiale che utilizzo deve esprimersi al meglio e deve essere percepito come uno schiaffo in faccia. Sicuramente continuerò a lavorare con la ceramica, ma non solo.
In una recente intervista hai sostenuto, “nella mia testa, la provincia e la periferia si sono fuse”. Elementi e suggestioni di entrambi i luoghi si mescolano nella tua pratica. In che senso questi due spazi si richiamano e si somigliano? E in che modo invece sono diversi?
La provincia romagnola e la periferia milanese sono i luoghi che mi hanno cresciuto e formato. Entrambi mi hanno regalato dei fratelli e delle sorelle, dei brividi che non scorderò mai e delle storie tatuate nei miei occhi e nel mio cuore: le bande di amici, gli squat, i motorini, i rave e la noia. La loro decentralità è la loro forza ed è quello che amo. Fanculo il centro! Ora mi sono ritrasferito a Faenza, ma ogni volta che salgo a Milano mi trovate al bar di Corvetto.