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Palazzo Barberini. Il nuovo allestimento delle Sale del Cinquecento

Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli) Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli)
Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli)
Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli)

6 ambienti, dalla sala 12 alla 18, percorso integrale delle Sale del Cinquecento di Palazzo Barberini a Roma, rinnovate e riorganizzate nei contenuti

Da ottobre 2021 è possibile visitare le Sale del Cinquecento di Palazzo Barberini a Roma completamente rinnovate nel percorso espositivo, grazie alla curatela della direttrice Flaminia Gennari Santori, di Maurizia Cicconi e Michele Di Monte (curatore della riuscita mostra L’ora dello spettatore). Questi lavori intendono chiudere il cerchio sulla riqualificazione del Piano Nobile. E verranno seguiti dalla prossima riconfigurazione del piano terra dove sono conservati i pittori primitivi.

L’organizzazione delle 42 opere nelle sale dell’Ala Nord presenta nuovi criteri di leggibilità e privilegia alcuni assi visivi, andando a individuare gli affreschi e gli ambienti più significativi per la storia dei Barberini. Salendo lo Scalone non si trovano più i busti di Bernini e della sua scuola, mentre al centro dell’atrio si trova ancora la statua di Corradini. Un’altra scultura accoglie i visitatori: il Galata, diversificato nella veste come Ippomene, scultura antica denotante l’interesse per l’arte greco-romana della famiglia che aveva infatti assunto uno “statuario”, Niccolò Menghini, pronto ad intervenire sui reperti antichi per integrarne le lacune.

 

Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala14 (foto Alberto Novelli)
Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala14 (foto Alberto Novelli)

COME È STRUTTURATO IL NUOVO PERCORSO E IL CASO DELLA SALA 12

Le prime novità che si avvertono consistono nella disposizione dei dipinti su un’unica fila. Ciò rende “meno faticosa” la loro lettura (nonostante non rispetti l’assetto originale, come accade a Palazzo Corsini) e nel sistema dei pannelli esplicativi. Se prima le didascalie risultavano scarne, ora riportano più dettagli ma senza risultare manualistiche. Non sono privilegiati lo stile e la provenienza dell’artista bensì la storia del dipinto. Ad essere enfatizzata in questi ambienti non è la suddivisione per scuole ma alcune tematiche dominanti: la sala 12 è dedicata, a questo proposito, alla pittura devozionale, sulla quale si ripercuote la lezione dei grandi maestri Raffaello, Michelangelo e Leonardo.

In Martino Piazza il paesaggio e il volto della Vergine sono di chiara matrice leonardesca, allo stesso modo nel dipinto di Andrea del Sarto il tema leonardiano degli affetti è essenziale: la malinconia delle figure fa presagire il destino del bambino che tiene il velo della Vergine, alludendo al futuro sudario. Quest’ultima notazione è un riflesso della cultura bizantina ripresa anche nella figura della Vergine che allatta dipinta da Beccafumi. A sua volta posto a confronto con Martino Piazza. Tutti questi dettagli sono riportati per evidenziare come il nuovo allestimento crei un cortocircuito. I quadri dialogano, si confrontano essendo pertinenti a pittori di scuole diverse. Alcuni più asciutti altri più ricchi di elementi iconografici, alcuni legati maggiormente alla lezione di Michelangelo o Raffaello. Altri al colorismo veneto e alla resa dei toni sentimentali di Leonardo Da Vinci.

 

Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala17, (foto Alberto Novelli)
Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala17 (foto Alberto Novelli)

DALLA SALA 13 ALLA 18

La sala 13 è dedicata ad un unico dipinto, non un capolavoro della collezione ma di mano di un pittore fondamentale, Lorenzo Lotto: si tratta dello Sposalizio mistico di Santa Caterina di Alessandria, opera firmata e datata da Lotto. Come sottolinea la curatrice Maurizia Cicconi si voleva rendere omaggio all’idea di Umberto Eco: il museo ideale contiene una singola opera.

La sala 14 è dedicata a Ferrara con 4 opere di Garofalo, due pendant e due pale tele dell’artista più accreditato alla corte estense come pittore di pale d’altare poiché riesce a coniugare in maniera felice la matrice veneta con l’insegnamento raffaellesco. Particolari soprattutto i pendant ispirati a soggetti ovidiani e probabilmente commissionati in occasione nuziale. La storia della Vestale Claudia, per l’epoca adatta ad enfatizzare le virtù femminili, tratta dai Fasti e Pico trasformato in picchio. Episodio desunto dalle Metamorfosi, in cui vengono mostrate le qualità del buon marito. Nella stessa sala un dipinto di Dosso Dossi con in primo piano il calice e la patena gettati a terra. Elementi dissonanti che potrebbero testimoniare la vicinanza del pittore ai temi della Riforma.

 

Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli)
Palazzo Barberini, Sale Del Cinquecento, Sala18 (foto Alberto Novelli)

Raffaello e Piero di Cosimo

La sala 15 è dedicata a Siena con Marco Bigio, il Sodoma con due tavole a confronto, una di queste in prestito dalla Galleria Borghese, un altro Sposalizio Santa Caterina questa volta di Girolamo Genga con una magnifica cornice appena restaurata che costò più del quadro ai committenti.

La sedicesima sala è dedicata al ritratto di tutte le tipologie, genere che ebbe una diffusione virale nel cinquecento. In particolare sono accostate la Fornarina di Raffaello e la Maddalena di Piero di Cosimo della fine del Quattrocento. Pur essendo un soggetto religioso la Maddalena consiste in un particolareggiato ritratto di una nobildonna Fiorentina. Inoltre troviamo il profilo dell’uomo d’arme: il ritratto Stefano IV Colonna di Bronzino che Cosimo I forse volle come effigie alle sue esequie del condottiero.

La sala 17 sulla “Maniera” accoglie l’allegoria dell’Immacolata Concezione di Vasari e bottega il cui prototipo del 1542 è la pala della Cappella Altoviti ai Santi Apostoli di Firenze. Questo quadro, proveniente dal deposito del Sacro Monte della Pietà, è in fase di restauro. E sarà esposto per due settimane prima di procedere con le altre fasi del restauro. Le figure sono infatti tracciate e mentre l’Adamo è già stato pulito, Eva non presenta ancora l’intervento di recupero.

Si chiude con la sala 18, dove si trova il soffitto affrescato da Sacchi con la Divina Sapienza: qui sono esposti due dipinti – il ritratto Urbano VIII e Davide con testa del Golia – di Bernini oltre ai busti realizzati dallo stesso e da Finelli, un bel dipinto del Maratti. Infine i due globi, terrestre e celeste, di Matthaus Greuter testimoniano l’interesse per le discipline scientifiche che mosse i Barberini.

Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
Roma, via delle Quattro Fontane 13
www.barberinicorsini.org

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