TUTTO DI PERSONALE, la prima mostra del fotografo milanese Fabio Mantegna negli spazi della Fondazione Mudima accompagnata dai testi critici di Davide Di Maggio e Gianluca Ranzi, è visitabile dal 14 ottobre al 12 novembre 2021.
L’esposizione presenta una selezione eclettica di 23 fotografie installate al piano terra della Fondazione, più una sezione, al primo piano, esclusivamente dedicata al panorama musicale, altro ambito di interesse del Mantegna, con una raccolta di numerose immagini a video. Il titolo della mostra TUTTO DI PERSONALE ci indica la strada per dipanare il filo di una storia alla quale le fotografie alludono rappresentando un gioco di rimandi, a volte immediati come nel caso dell’omaggio a Gino Di Maggio, a volte lontani… come da sotto il palco dei concerti. In effetti, tutto di personale, cosa? Per scoprirlo bisogna fare un salto all’indietro di circa trent’anni.
Era il 1990 ed un giovanissimo futuro fotografo, Fabio Mantegna, percorreva via Tadino con lo skateboard sotto braccio, con un suo compagno di classe. Avevano 11 anni a testa ed erano della zona di Porta Venezia. La via Tadino la conoscevano bene, ma quel giorno erano stati attratti da qualcosa di diverso: la vetrina della Fondazione Mudima con l’allora invitante mostra PIANOFORTISSIMO. A quei due ragazzi i superlativi assoluti piacevano forse più del calcio e delle risse, così si ritrovarono ad entrare, incuriositi. A fargli da Cicerone tra le opere gli capitò un’altra ragazzina, Irene, la figlia di Viviana e Gino Di Maggio, presidente della Fondazione e figura di primo piano sulla scena artistica. Quel giorno iniziava una bellissima storia d’amicizia tra i due ragazzi, e… il colpo di fulmine con l’arte per Fabio. Infatti, passata l’estate, casualmente i due si ritrovarono in classe insieme alternando la canonica vita da scuola media alla ben più sognante realtà dell’arte.Le mattine a scuola e i pomeriggi in Fondazione a viversi quell’amicizia circondati da artisti come Ben Vautier, Allan Kaprow, John Cage, Daniel Spoerriper citarne solo alcuni.
Mantegna non perdeva occasione di curiosare anche in altre gallerie della zona, come la galleria Studio Marconi. Ne ricorda le scale bucherellate che erano una gioia a percorrersi perché attraverso quei piccoli buchi svelavano un assaggio di ciò che c’era sopra e di ciò che c’era sotto.
Ma cosa rappresentava l’arte per quei due ragazzini? Essa rappresentava a tutti gli effetti l’unico modo possibile per stare al mondo come adulti. Un mondo di adulti che conservava ancora intatta la magia. Intendiamoci: alla Fondazione Mudima giravano quellidel movimento Fluxus, del divieto “non toccare” nemmeno l’esistenza, tutto un movimento, sperimentazioni colori e libertà. Le opere avevano avuto la fortuna di viversele senza condizionamenti e secondo le loro suggestioni. Un esempio su tutti:La Quinta del Sordo di Wolf Vostell, una piscina/installazione nel sotterraneo della Fondazione Mudima, attorniata da grandi tele e schermi luminosi con interferenze, che li accoglieva misteriosa e benevola quando nel pomeriggio i ragazzi la percorrevano in canotto lanciando le barchette di carta a cui affidavano i loro sogni. Certe volte quella piscina non faceva andare le cose così bene, come quando ad Achille Bonito Oliva capitò di caderci dentro.
E poi c’era la musica, il giovane fotografo ne andava pazzo, e suonava nel cortile del palazzo. C’era il saggio di musica da preparare e allora giù di Knockin’ OnHeaven’sDoor… ed a furia di suonarla in quel luogo d’arte gli arrivò davvero l’occasione di bussare alle porte del paradiso, porgendo a Yoko Ono che si trovava lì per un progetto, gli spartiti originali di John Lennon per un autografo.
Yoko Ono con i suoi occhiali avvolgenti prese la penna: TO FABIO, LOVE, YOKO ONO, MILANO 92. Lei la incontra nuovamente più di vent’anni dopo, le dice: “ti ricordi ero piccolo, adesso sono un fotografo”, e le scatta un ritratto. Molta strada da quel periodo d’infanzia e d’incanto al fotografo professionista, ma quella è un’altra storia.
FABIO MANTEGNA
Fabio Mantegna si dedica in modo esclusivo alla fotografia a partire dal 2008, interessandosi in particolare al mondo dell’arte contemporanea e ai suoi protagonisti.
Nel 2010 inizia un percorso continuativo con l’archivio del pubblicitario Armando Testa, una collaborazione con Gemma De Angelis Testa, Presidente di ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea svolgendo un lavoro di documentazione e con la Fondazione Mudima impegnandosi in diversi progetti fotografici che hanno riguardato artisti e personaggi del mondo culturale internazionale. Collabora inoltre con la Fondazione Marconi e con alcune delle più importanti gallerie nazionali e internazionali.
I suoi interessi fotografici investono anche il teatro e la musica contemporanea. Numerosi sono i reportage dedicati ai concerti di musica sinfonica, jazz e leggera, di cui conserva un ampio archivio d’immagini.
Oltre a partecipare alla realizzazione di cataloghi d’arte contemporanea, le sue fotografie vengono spesso richieste da quotidiani e riviste nazionali e internazionali.
Nel 2016 presenta The Life of a Swiss Guard, un reportage sulla vita della Guardia Svizzera Pontificia, mostra personale di 86 scatti, organizzata presso i Musei Vaticani, accompagnata da un catalogo con un testo di Antonio Paolucci.
Nel 2017 vince il premio Dondero al Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana di Brescia con un reportage sul fotografo Enrico Cattaneo.