Negli ampi e luminosi locali del Museo di Arte moderna e contemporanea di Nizza, la città dei suoi inizi artistici, viene raccontato l’originale percorso di Niki de Saint Phalle.
Un’artista poliedrica, che si è imposta per il suo debordante, paradossale talento in un mondo tradizionalmente dominato dagli uomini. La donazione, circa 170 opere provenienti dalla collezione personale dell’artista, indaga l’aspetto più intimo e forse meno noto della sua arte. Ovvero la produzione iniziale (tra gli anni ’50 e ’60), le origini profondamente legate alle ricerche del gruppo dei Nouveaux Réalistes, cui aderì insieme al compagno, lo scultore svizzero Tinguely. Lavori forse poco visti, ma che rivelano un mondo di inquieta ed enigmatica bellezza. Capolavori tutti da scrutare con attenzione e pazienza.
Autel O.A.S. 62-92, in bronzo, è un’opera emblematica, forte e dissacrante nella sua congerie di simboli notturni. Mescola sacro e profano si mescolano, il complesso quadro-scultura contiene tutto il tragico, abissale mistero del non detto, l’inespresso mondo della condizione femminile. Seguono le Marièes, grandi bambole tristi avvolte in complicati ed ornatissimi abiti da cerimonia, che urlano la loro esasperazione di donne-oggetto, danzano macabri minuetti, simili a pallide Ofelie in un ballo di vampiri.
Convinta dell’avvento di un nuovo matriarcato, l’artista lavora sul corpo femminile, approfondisce l’idea della potenza generatrice. Le famose Nanas – ispirate dalla gravidanza di un’amica, Clarice, e spesso accompagnate da uomini minimi, insignificanti – discendono dalla dea Terra, sono fertili e terribili nel contempo, come le Veneri mostruose che saltellano sui loro piccoli piedi; forme ambigue, divoranti, fonte di piacere e di dolore, di gioia e di sofferenza. La più famosa e scioccante delle Nanas (1966) si trova al Moderna Museum di Stoccolma: costruita assieme a Tinguely e Ultvedt, HON (in svedese significa LEI) è una scultura abitabile lunga 28 metri, larga 9 ed alta 6, in forma di partoriente. Il corpo femminile, potenzialmente incarcerante (si accede attraverso la vulva), diviene qui un enorme contenitore, ironico e variopinto, pieno di oggetti, cibi, luoghi – c’è perfino un planetario ed un bar.
Il percorso al Mamac diviene l’occasione per scoprire la vera Niki: donna affascinante, bella, carica di charme e di eleganza, dal temperamento creativo, apparentemente solare, estroversa e giocosa; ma anche spirito inquieto, tormentato, venato di tensione drammatica, alla continua ricerca di una strada personale da percorrere. Una natura artistica in bilico tra tormenti ed entusiasmi: donna-artista e visionaria, femminile e femminista, ha cercato e gettato un ponte tra il Nouveau Realisme e la Pop Art.