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Contro ogni pregiudizio. 40 Anni Positivi: la mostra che racconta la liberazione dall’AIDS

Archivio Benetton, Aids, facce, 1993, Oliviero Toscani
Archivio Benetton, Aids, facce, 1993, Oliviero Toscani

One by one/Only the Good die young/They’re only flying too close to the sun/We’ll remember – Forever…” (Queen, Only the Good Die Young)

A poca distanza da due grandi commemorazioni – il 24 novembre la morte del frontman dei Queen Freddie Mercury e il primo dicembre la Giornata Mondiale contro l’AIDS – apre fino al 5 dicembre, significativamente, ai Frigoriferi Milanesi – location industriale sita nella periferia di Milano – la mostra 40 Anni Positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free, per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti, opere d’arte, campagne pubblicitarie che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile – nati negli Stati Uniti nei primi Anni Ottanta e diffusi poi anche in Europa e in Italia – ha visto radicalmente modificato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

David Kirby, 1992, Aids, photo Therèse Frare, concept Oliviero Toscani
David Kirby, 1992, Aids, photo Therèse Frare, concept Oliviero Toscani

Grande spazio nell’esposizione vi è per la comunicazione visiva, che prende piede con le commoventi campagne pubblicitarie di Benetton dedicate all’AIDS, firmate da Oliviero Toscani, e con la fotografia di Therese Frare, scattata all’attivista David Kirby, che si rese disponibile a essere immortalato negli ultimi momenti di vita come estremo gesto di lotta alla malattia.

Fabrizio-Sclavi, Guerra virale, 2018
Fabrizio Sclavi, Guerra virale, 2018

Sono passati quarant’anni dalla pubblicazione sul New York Times di un articolo che documentava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia – poi identificata con AIDS – acronimo di “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita”. La mostra espone anche la copia del quotidiano newyorkese da cui si snoda una narrazione attraverso materiali d’archivio provenienti della Fondazione Corriere della Sera e da quelli delle associazioni milanesi particolarmente attive nella lotta contro la malattia.

Particolarmente toccanti sono le immagini scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano, che documentano la dimensione intima di cura all’interno del reparto di malattie infettive, durante gli anni più bui della pandemia.

Untitled(hospital drawings)_2 Larry Stanton_1984
Untitled (hospital drawings)_2 Larry Stanton_1984

Segue una galleria con i volti di personaggi come Freddie Mercury, Magic Johnson, Bruce Richman, Gareth Thomas, che hanno contribuito con la loro immagine e la loro storia personale a definire un salto verso l’abbattimento dello stigma che ancora oggi pesa sulla vita delle persone che convivono con il virus.

Particolarmente significativa la sezione dedicata all’installazione immersiva Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi). ll progetto, nato da un’idea di Cleve Jones, prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che – morti di AIDS – avevano difficoltà a ricevere i funerali. Una situazione di disagio che ci rende tragicamente memori dei due anni trascorsi nella lotta contro il Covid e delle tante persone che non hanno potuto dare commiato ai propri cari per le stesse motivazioni, legate a virus diversi: tragedie, dunque, tremendamente attuali.

NAMES Project AIDS Memorial Quilt, La coperta dei Nomi, ASA Milano
NAMES Project AIDS Memorial Quilt, La coperta dei Nomi, ASA Milano

Degno di nota anche il video di David Wojnarowicz – dal sapore rètro nostalgicamente Anni ’90 – dal titolo Last Night I Took a Man, vera e propria poesia visiva con un forte impatto di denuncia politica e di rivendicazione corporea.

David Wojnarowicz, frame da video Last night I took a men, 1989
David Wojnarowicz, frame dal video Last night I Took a Man, 1989

To make the private into something public is an action that has terrific ramifications.” (Wojnarowicz, morto di AIDS a soli 37 anni per complicazioni legate al virus)

L’esposizione mostra poi l’iconico scatto del 2 dicembre 1991, dove durante una pausa del congresso sull’AIDS a Cagliari, l’immunologo Fernando Aiuti e Rosaria Iardino – attivista HIV positiva – si fanno fotografare nell’atto di baciarsi.

Decidemmo di fare quella fotografia, non è stata una cosa improvvisata come raccontano le cronache di allora, ma una cosa studiata, un gesto di comunicazione che poi è diventato la più bella e simpatica campagna di sensibilizzazione mai fatta contro il pregiudizio sull’HIV.” (Rosaria Iardino)

La rassegna si conclude con una sezione dedicata alla rappresentazione visuale degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un’installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi – per spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

E’ giunta finalmente l’ora della svolta per la lotta contro i pregiudizi verso questo terribile virus.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free

Milano, Frigoriferi Milanesi / Sala Galleria (Via Piranesi 10)

12 novembre – 5 dicembre 2021

Lunedì chiuso

Martedì Chiuso

Mercoledì 15.00-20.00

Giovedì 15.00-20.00

Venerdì 15.00-20.00

Sabato 10.00-20.00

Domenica 10.00-20.00

Possibilità di organizzare visite guidate per le scuole superiori il giovedì dalle 10.00 alle 15.00, previa prenotazione a 40annipositivi@gmail.com

Ingresso libero

Informazioni

40annipositivi@gmail.com

Sito internet/social

www.milanocheckpoint.it

FB: milanocheckpoint

IG: milano.checkpoint

TW: @MiCheckPoint

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