L’arte contemporanea si interroga sul rapporto uomo-natura nella mostra allestita in Villa Camperio (Villasanta). Oroverde, curata da Antonella Giovenzana, invitato tredici artisti a riflettere sul tema della natura. Dal 20 al 28 novembre 2021.
La contemporaneità ha cambiato il modo in cui l’arte si relaziona con la natura. Non è più l’ispirazione per dipingere un quadro di paesaggio o fonte di soggetti utili a delicate ed estetiche composizioni. La natura è diventata un elemento di riflessione sulla sua fragilità, un momento di denuncia del suo deterioramento.
Gli artisti, attraverso la loro ricerca e la loro opera, si fanno interpreti e portavoce del rapporto tra uomo e ambiente naturale. In molti di loro il messaggio diventa un grido d’allarme per denunciare un equilibrio che si è incrinato e che ha prodotto molti danni. Ma l’arte può aiutarci anche a immaginare altri mondi possibili e migliori. Questo è il messaggio che l’arte contemporanea, nelle sue varie declinazioni, dall’arte ambientale, alla land art, alla bioarte e a forme più intime e personali, ci consegna. A noi farne tesoro e il verde si trasformerà in oro.
Così la mostra Oroverde, a cura di Antonella Giovenzana, unisce pittura, scultura e installazioni site specific in discorso sul rapporto uomo-natura e sulle possibilità di migliorarlo. Ecco come l’esposizione è suddivisa.
La terra
In questa sala dedicata alla Terra (e nella corte antistante) le sculture di Carlo Guzzi si fanno interpreti di questo rapporto simbiotico tra uomo e terra, tra uomo e natura di cui gli alberi sono sentinelle quanto mai sensibili ai cambiamenti ambientali e sociali. Nelle sue sculture l’uomo si fa albero, un albero che diventa bosco e foresta perché non può vivere solitario, senza relazioni con altri uomini.
Nei disegni di Pietro Silvestro l’albero si identifica con la casa, il luogo privilegiato in cui l’uomo trova protezione dal mondo esterno e nutrimento per il corpo e per l’anima. La sua identità di uomo. Nel piccolo ulivo di Micaela Tornaghi la linfa scorre anche nei rami contorti: è la forza della vita che, malgrado tutto, vince.
L’albero
La Natura, amica o nemica di leopardiana memoria, si ritrova nelle opere degli artisti presenti che hanno dato voce al loro modo di sentirla e interpretarla in opere sia figurative che astratte, in cui colori e materiali sono un chiaro riferimento. L’albero è al centro della loro indagine in quanto simbolo universale e portatore di un grande patrimonio di cultura, identità e memoria. L’albero va oltre la sua dimensione vegetale e si propone quale elemento di congiunzione tra Terra e Cielo.
Le opere
La quercia di Gennaro Mele ci fa pensare all’imponenza degli alberi monumentali mentre lo sguardo si perde a rincorrere i mille colori del tronco e del fogliame. Paolo Monga ci proietta in un parco di cui sentiamo la mancanza nelle aree urbanizzate. Gianblù si (e ci) chiede: se gli alberi fossero colorati, l’uomo li noterebbe di più e presterebbe loro più attenzione e cura? Per Mauro Capelli il verde è il colore della speranza, la speranza in un mondo più verde. Isa Locatelli riflette sulla rivolta della natura alla prepotenza dell’uomo che vuole dominarla a tutti i costi. Alice Corbetta si sofferma ad indagare la materia di cui è fatto il tronco. Ilaria Franza trasferisce sulla tela i suoi mondi interiori e ne fa paesaggi astratti. Angela Filippini estrae dalla tela filamenti di juta che diventano alberi dando luogo a paesaggi materici in cui la presenza umana è assente, eppure si immagina la presenza come nell’opera di Linda Pellegrini che ritrae uno scorcio di prato in cui i fiori si intravvedono anche nel buio, per segnare il cammino dell’uomo. Infine Fabio Adani dà un’interpretazione del paesaggio tra dimensione fisica e metafisica, in cui la fotografia fissa il dato reale e la pittura ne fa una trasposizione intimista.