Bolaffi presenta un’asta dedicata a Monete e Banconote, con preziosi lotti dall’elevato valore storico. A Torino il 2 e 3 dicembre 2021.
Imperatori, re, principi e signorotti vari amavano ispirarsi, e talvolta dichiararsi discendenti di figure mitiche legate al semplice nome che portavano. É questo il caso di Ercole I d’Este, che nel ducato d’oro di Reggio Emilia fece incidere Ercole che solleva Anteo. Gigante, figlio di Poseidone e della Madre Terra, che viveva in Libia, dove costringeva gli stranieri a lottare con lui finché erano esausti, e poi li uccideva riponendo i resti sul tetto del tempio di suo padre. Venne vinto da Ercole, durante la sua undicesima fatica (il furto delle mele nel giardino degli Esperidi), che lo tenne alzato stringendolo, evitando che toccasse Terra dalla quale riceveva nuove energie. Al rovescio la moneta mostra San Prospero, patrono della città. In asta Bolaffi del 2 e 3 dicembre, è proposta a 30.000 euro. A Ferrara il duca si fece esaltare prendendo spunto dal suo nome associandolo a diversi episodi del mito dell’eroe greco: a Ferrara l’idra, il leone nemeo e toro cretese.
Negli anni in cui il monaco agostiniano Martin Lutero diffondeva le sue tesi, fortemente critiche nei riguardi del modo in cui la Chiesa romana faceva commercio delle indulgenze, l’episcopato trentino era governato dal giovane Bernardo Cles (1514-1539), considerato il secondo fondatore dell’episcopato trentino. Tra le sue prerogative di principe- vescovo aveva anche quello di battere moneta. Due esemplari dei talleri del 1520 della zecca di Hall sono offerti rispettivamente a 3.000 e 2.500 euro. Mostrano al diritto il busto di Bernardo II di Cles con berretto e mozzetti e al rovescio stemmi accostati affiancati e sormontati dalla mitria. Ricordano i compilatori del catalogo della vendita che questo tallero rappresenta una delle “massime rarità di Trento, oltre ad essere un classico esempio di arte rinascimentale.
Al solito robuste le proposte dei Savoia, tra le quali spicca il carlino da 5 doppie del 1757 di Carlo Emanuele III, offerto a 20.000 euro. Da 10.000 euro partiranno due esemplari delle 100 lire col profilo di Vittorio Emanuele III al diritto e l’aquila sabauda al rovescio. Con 2.500 euro si può concorrere all’acquisto delle monetine repubblicane, coniate nel 1946 con una lega poverissima e valori nominali da 1, 2 5 e 10 lire. Il loro valore è dovuto al fatto che sono quasi fior di conio, pressoché quindi come erano al momento in cui uscirono dalle presse della Zecca. Esemplari simili, ancora adesso dimenticati in qualche angolo di un cassetto, dopo essere passati chissà quante volte di mano in mano valgono molto ma molto meno.
La ferrovia Vienna-Trieste, ultimata nel 1857 fu un’opera imponente che permise all’impero austro ungarico di collegarsi via rotaia col mare. Non a caso la zecca di Vienna, su disposizione dell’imperatore Franz Joseph I, decise di coniare delle apposite monete evocative. Il 2 talleri con l’immagine dell’imperatore al diritto, il faro di Trieste, a destra un veliero, a sinistra una locomotiva e in basso gli stemmi delle due città è offerta a 1.500 euro. Affascinante il 4 ducati del 1628 con il duomo di Salisburgo al diritto, sorretto da due Santi e al rovescio un reliquiario portato processionalmente da otto vescovi e al centro due angeli col turibolo, prevede una partenza da 3.000 euro. Le stesse immagini sono mostrate sul tallero dello stesso anno, stimato 250 euro.