Scriviamo un film, il manuale di sceneggiatura di Age. Dall’idea alla stesura, le regole per dare forma al testo cinematografico
«Mi accorgo che scrivere una sceneggiatura è più facile che scrivere come scrivere una sceneggiatura»
– Age
I soliti ignoti, Divorzio all’italiana, Sedotta e abbandonata, L’armata Brancaleone, Il buono, il brutto, il cattivo, C’eravamo tanto amati, La terrazza. Cosa hanno in comune questi capolavori del cinema italiano? Age (al secolo Agenore Incrocci, bresciano classe 1919), l’uomo dietro alle sceneggiature di questi e altri moltissimi grandi classici del nostro cinema. La sua è stata una carriera lunga e prolifica, al servizio dei più grandi registi del nostro cinema: Bolognini, Blasetti, Leone, Risi, Monicelli, Pietrangeli, solo per citarne alcuni.
Sì ma, come si scrive una sceneggiatura? E, soprattutto, come si scrive una buona sceneggiatura? È lo stesso Age a raccontarcelo nel suo manuale del 1990, Scriviamo un film (uscito ora in una nuova edizione per Il Saggiatore).
La scrittura di un film è lavoro articolato e corale, spiega Age, tutti i suoi lavori più famosi difatti sono nati in coppia con Furio Scarpelli, Age & Scarpelli (il loro nome d’arte ufficiale) per anni è stato un marchio di qualità e di successo al botteghino, con due nomination agli Oscar (nel 1965 per I compagni e nel 1966 per Boccaccio ‘70), cinque Nastri d’argento, un David di Donatello (per Romanzo popolare) e il Prix du scénario a Cannes (per La Terrazza).
In questo manuale (ormai un classico della letteratura cinematografica), Age racconta del suo lavoro con grande ironia, dando una lezione brillante sul significato di “racconto” (oggi si usa dire storytelling), partendo dai suoi illustri predecessori e dai grandi maestri (Zavattini e Suso Cecchi D’Amico, per esempio), invitando gli “iniziati” a comprendere a fondo la norma prima di lanciarsi nell’eccezione (che pur anche non demonizza).
Dal soggetto al trattamento, dal trattamento alla sceneggiatura, l’autore può prendere spunto da stimoli molto diversi tra loro: una chiacchierata, una favola, la battuta finale di un film celebre. È un lungo percorso di parole scritte in cui il cinema è in costante dialogo con il teatro, la poesia, la letteratura. Così si muove Age per la stesura delle sue sceneggiature, affrontando problemi e ostacoli tipici della costruzione di una buona scrittura, fornendo, grazie a alla sua esperienza, suggerimenti preziosi (e pratici) per l’aspirante sceneggiatore: spunti e «regole» da manuale, fissate a modello, anche e soprattutto per essere riscritte o rovesciate.
Scriviamo un film porta il lettore (aspirante sceneggiatore o semplice cinefilo curioso) dietro le quinte delle produzioni cinematografiche, prima ancora che il set prenda vita, dall’origine concettuale di un’opera (che sia un’idea originale o un adattamento) fino all’immaginazione che muove la regia, facendo luce su un lavoro oscuro, silenzioso, per anni poco riconosciuto.
Si passa da problemi tematici a esempi pratici, con brani tratti da film come L’Armata Brancaleone, di cui Age illustra la scaletta; ci sono spunti per esercizi, riflessioni, un piccolo quiz anche.
Ideare un buon incipit, tenere viva la suspense, costruire un dialogo con il ritmo giusto, dare carattere ai personaggi attraverso le parole: questi alcuni dei problemi da risolvere per scrivere un film, problemi che vengono superati da Age con la dimestichezza del mestierante e spiegati con chiarezza, forte senso pratico e molta ironia.
Dare vita a un film è un lungo processo composto di scelte, innumerevoli, nella sceneggiatura risiede una parte importante di queste, in Scriviamo un film, testo agile e illuminante, suona ancora la voce di Age, attuale e ancora validissima, come tutti i veri classici.