Viene da Vercelli ed è opera di Bernardino Lanino il francobollo italiano di Buon Natale. Con l’indicazione del valore affidata alle lettera B, che al momento corrisponde a 1,15 euro, il dentello riproduce la “Madonna con il Bambino e i santi Bernardino e Francesco”, meglio nota come “Madonna del cane”. Per via del cane volpino, con un vezzoso collare di sonagli, e sotto al quale un cartiglio riporta la firma del pittore, collocato ai piedi della Vergine.
Come ricorda Cinzia Lacchia, conservatrice del Museo Borgogna, dove è conservata, la tavola venne acquistata da Antonio Borgogna (1822-1906), fondatore dell’omonimo Museo, dalla marchesa Mensi a Milano per arredare la sala XIII della sua casa-museo. La grande tavola venne commissionata dalla famiglia Volpe, il cui stemma araldico appare ripetuto simmetricamente in alto ai lati della centina, per la propria cappella di san Bernardino nella vicina chiesa di san Francesco, oggi sant’Agnese, di Vercelli.
Il secondo francobollo, Bzona1 (€ 1,15), per lettere dirette in Europa, propone un disegno grafico dovuto a Valerio Pradal e propone una mano che scrive Buon Natale su uno di case innevate è paesaggistico. E’ stato presentato da Fabio Gregori, responsabile di Filateli di Poste Italiane, e da poco presidente della Commissione.
Per lo studio delle carte valori postali del ministero dello Sviluppo Economico, con una sua piccola storia di Natale, come lui stello la definisce e che costituisce un chiaro invito a scambiarci gli auguri con gli appositi cartoncini sui quali scrivere con la penna i personali messaggi, affrancando le buste col francobollo. Biglietti augurali, penna e francobollo che molti magari neppure conoscono l’esistenza, e di conseguenza l’effetto di un augurio trovato nella cassetta della posta. In sostanza Gregori dice: provare per credere.
Ma lasciamo la parola a Fabio Gregori: “Un nuovo Natale è alle porte e come ogni anno si ripete il rito consumistico. Le strade brulicano di persone che si affrettano per gli ultimi regali ed anch’io, colto dall’euforica frenesia, rientro a casa con in mano borse grandi e piccole, incerto sul loro contenuto. Ma non mene curo più di tanto. È un Natale speciale. Finalmente possiamo tornare ad una cauta normalità e a ben pensarci questo è il più bel dono di tutti.
Poso la selva di buste per terra, vicino alla scrivania, e da una di queste estraggo la carta ed il nastro. Sono pronto! Quest’anno ho scelto una carta che ha proprio il sapore del Natale, un bel paesaggio innevato dove il verde degli abeti fa da contrappunto al blu delle porte ed il rosso delle case ai tetti bianchi di neve. Sembra di essere al Polo Nord nel Villaggio di Babbo Natale. Ed io mi sento di nuovo bambino. Mentre confeziono il primo pacchetto mi immagino già come sarà questo Natale e sorrido: i piccoli di casa, a turno, si allontaneranno furtivamente dal tavolo per sbirciare sotto l’albero i biglietti alla ricerca del loro regalo, poi torneranno tutti eccitati per raccontare con un bisbiglio le scoperte della loro curiosità guardando con eccitazione l’orologio alla parete, in attesa della mezzanotte. Che bel Natale sarà!
Il primo pacchetto è fatto, manca solo il biglietto. Prendo la penna stilografica che uso nelle occasioni speciali e, come sempre, la scrittura a mano mi spinge ad andare oltre, a riflettere, ponderare, soppesare le parole. Ogni parola ha una propria sfumatura, come le pennellate di colore su una tela o le note di una sinfonia. Basta una pennellata di troppo, una nota dissonante, una parola non pensata e tutto si sbilancia, il senso profondo si perde. Ci penso spesso a questo, leggendo certi post sui social, scritti gettando in faccia agli altri parole a caso, con la stessa superficialità con la quale si manda un sms per avvertire di un ritardo. Con la scrittura non è così, la scrittura a mano intendo, quella al computer va lasciata alle pratiche d’ufficio.
Scrivere significa dedicare tempo all’altro, significa pensare attentamente a ciò che si vuol dire e a come dirlo, ogni parola acquista la pienezza del proprio significato e ogni incertezza nella grafia, l’asticella troppo obliqua o quel ricciolo alla fine della lettera, racconta le emozioni più profonde.
Questo biglietto ad esempio, è una bella prova. Può sembrare banale scriverlo, ma questo è un Natale speciale e nulla può essere banale. Rifletto. Già solo scrivere “Questo… di Natale è per…” presenta le sue difficoltà. Quale parola usare? Strenna oggi si riserva perlopiù agli omaggi aziendali e poi si tratta di una bimba e le strenne erano i rametti presi dal bosco sacro di Strinia, dea sabina della salute, che gli adulti Romani si scambiavano alle calende di gennaio come buon augurio. L’usanza di portare doni ai bambini arriva dopo, nel Medioevo, quando si diffonde il culto di San Nicola, che il passare degli anni ha trasformato nell’ottocentesca figura di Babbo Natale. No, strenna non va bene per lei, decisamente.
Neanche regalo, a pensarci su. La radice, rex, tradisce la sfumatura dell’obbligo, dell’atto dovuto, della regalìa, appunto. Assolutamente no! Il solo pensiero del suo visetto illuminato di curiosità mentre scarta il pacchetto mi rende quasi euforico, altro che obbligo. Sarò più felice io nel darle il pacchetto che lei nel riceverlo. Dare, donare, dono. Sì dono, ecco la parola perfetta!
Donare è un atto gratuito, si dona per il bene dell’altro senza aspettare nulla in cambio ed è molto diverso dal regalare un semplice oggetto. Il dono non è il tempo perso a comprare in fretta la prima cosa che capita in un negozio, tanto per regalare qualcosa a Natale. Il dono è tempo ritrovato, è prendersi una pausa da noi stessi e dalla frenesia del mondo per ricercare la felicità dell’altro, per aprirsi agli altri offrendo loro la nostra parte migliore, più profonda, vera e bella che siamo abituati a proteggere.
Letto così, anche il tempo passato a riflettere per trovare la parola da scrivere su un biglietto di Natale è un dono. Una parola giusta, donata con il cuore può fare la differenza nella vita di una persona.
Metto il pacchetto sotto l’albero e torno alla scrivania. Prendo dei fogli bianchi ed inizio a pensare.
Gli altri pacchetti aspetteranno, ora voglio scrivere i miei veri doni di Natale. Domani comprerò le buste ed i francobolli per spedirli, arriveranno prima della Vigilia per far sapere a tutti quanto sono importanti per me. E allora sì, sarà veramente un Natale speciale!
E a tutti voi, che mi avete donato il vostro tempo leggendo questa piccola storia di Natale, nata guardando un francobollo, dono l’augurio che possiate tornare a prendervi il tempo per cercare le parole giuste, per apprezzare di nuovo il piacere di scrivere una lettera con una stilografica e spedirla, rimanendo in attesa di una risposta, con la stessa gioia di un bimbo o di una bimba che aspettano Babbo Natale.