Leo Putz da record battuto all’asta di Bozner Kunstauktionen a Bolzano. L’opera dell’artista meranese con base d’asta di 34.000 euro, è stata venduta per ben 110 mila euro lo scorso 4 dicembre.
La crisi non ferma l’arte. Successo rinnovato per Bozner Kunstauktionen, la prima casa d’aste altoatesina, che si aggiudica il miglior risultato di sempre nella due giorni dedicata all’arte moderna a Castel Mareccio, Bolzano. Ottimo modo di festeggiare il suo ventennale (la prima asta di Bozner fu nel 2001 e il successo in questo lungo periodo si è consolidato anno dopo anno).
È stato aggiudicato lo scorso 4 dicembre per 110.000 euro, più i diritti, il quadro La ballerina Mara Aramaz che fuma al tavolo di Leo Putz, che dopo una lunga battaglia al rialzo è andato ad una fondazione d’arte tedesca.
Quello dell’artista meranese è stato il miglior risultato di quest’anno di tutte le aste internazionali su Putz – spiega il direttore della casa d’aste Stefano Consolati -. Partivamo da una base d’asta di 34 mila euro e i collezionisti hanno fatto davvero a gara per aggiudicarselo”.
Tanti però anche quelli collegati dalla Grecia, per comprare una grande carta da parati francese di fine ‘800, che rappresenta la liberazione della penisola ellenica. E che è stata aggiudicata per 52 mila euro, più i diritti.
Dalla Grecia agli Stati Uniti fino alla Germania e, per la prima volta, anche alla Cina, nuova casa per alcuni disegni di Albrecht Durer, il famoso artista del rinascimento tedesco.
Moto bene anche i manifesti degli anni Trenta e Cinquanta di Franz Lenhart. La vendita del 4 dicembre riguardava l’arte tirolese. Non è stata da meno la sessione del giorno precedente dedicata all’arte moderna. Ottimi i risultati ottenuti da un acquerello di Tullio Crali e da un multiplo di Hermann Nitsch che sono stati aggiudicati rispettivamente per 40 mila euro (più i diritti) e 26 mila euro (più diritti). Vedi tutti i risultati.
A testimonianza di come – conclude Consolati – l’arte continui ad essere una forma di investimento garantita nonostante la crisi, o forse, aggiungerei, proprio per quella”.