Doppio appuntamento alla Certosa di Pavia. All’’esposizione di quello che è uno dei tesori meno noti del Museo statale della Certosa, i sontuosi graduali miniati cinquecenteschi, si affianca l’apertura, per l’occasione, del locale della Biblioteca, un ambiente che è tutt’ora di pertinenza del Monastero e che, per questo particolare evento la comunità monastica ha messo generosamente a disposizione per accogliere il pubblico davanti ai Corali che per secoli vi sono stati conservati. Di questi colossali codici la ricca Certosa pavese ne vantava almeno 39, come ricorda l’inventario dei beni del monastero redatto il 16 dicembre 1782, al momento della sua soppressione.
Da quel momento iniziò la diaspora di uno dei grandi giacimenti librari lombardi. La Biblioteca della Certosa riuniva, infatti, più di 10 mila volumi, tra codici miniati, manoscritti e incunaboli. Un insieme unico che prese in parte la via della biblioteca Braidense di Milano, in parte di quella Universitaria di Pavia disperdendosi poi lungo rivoli ancora in parte ignoti. Era un patrimonio di grande ricchezza anche in termini di qualità, poiché sulle pagine dei volumi più antichi furono al lavoro i maggiori artisti e miniatori attivi per la corte dei Visconti prima e degli Sforza poi, grandi protettori del monastero pavese.
Protagonisti di questa tappa saranno proprio i monumentali corali miniati e il sontuoso mobile che, nel 1886 venne creato proprio per accoglierli al ritorno in Certosa. Anche questo solido esempio di ebanisteria lombarda è stato oggetto di restauro ad opera di Luciano Gritti, che lo ha anche reso più funzionale alla corretta conservazione dei manoscritti.
Quattro corali, i due restaurati e due di cui è progettato il prossimo recupero, saranno esposti aperti sulle pagine più belle, ma il visitatore potrà sfogliare virtualmente per intero sia il corale 822 che il codice 814, restaurato nel 2009 dalle monache Benedettine di Viboldone, grazie alla campagna fotografica effettuata a tappeto in questa occasione.
Ma una nuova meraviglia si aggiunge: per la prima volta da molti secoli, le notazioni musicali segnate sulle antiche pergamene e che i monaci dell’antica Certosa trasformavano in preghiera cantata, ritorneranno suono grazie alle voci del Centro di Musica Antica della Fondazione Ghislieri – Schola Gregoriana Ghislieri diretta dal maestro Renato Cadel.
I Graduali cinquecenteschi della Certosa di Pavia
I primi libri miniati della Certosa
La Certosa di Pavia fu fondata il 27 agosto 1396 e, due settimane più tardi, già si pagavano i copisti impegnati a trascrivere i libri necessari alle celebrazioni liturgiche. Ma, eccettuate queste prime registrazioni, gli archivi sono stati avari di notizie sulle miniature dei libri certosini. Aggiungiamo l’assenza di un inventario della biblioteca, la dispersione dei libri, il furto delle carte miniate: il bilancio è davvero magro.
I più antichi libri miniati giuntici dalla Certosa risalgono ai tempi della fondazione, e sono sei: una Bibbia in quattro volumi, un epistolario e un evangelistario, che contengono rispettivamente le epistole e i brani evangelici da leggere a Messa secondo un ordine proprio ai certosini. Furono probabilmente commissionati da Giangaleazzo Visconti, il fondatore della Certosa: sui primi fogli ricorrono stemmi e imprese viscontee, e le miniature spettano alla cerchia del milanese Giovannino De Grassi, attivo in quegli anni per il duca. Accanto ai manoscritti liturgici, la Certosa riunì ben presto esemplari miniati dell’opera di Caterina da Siena, maestra spirituale dei primi priori pavesi.
Sotto Filippo Maria Visconti, nel 1431, si allestì una copia della Legenda aurea di Jacopo da Varazze, la più importante raccolta di vite dei santi del Medioevo: il miniatore Belbello vi illustrò episodi legati alla Vergine, dedicataria della Certosa di Santa Maria delle Grazie.
Il nuovo corredo liturgico fu approntato all’epoca degli Sforza, a fine Quattrocento: di quella stagione resta solo un Messale, con miniature che riflettono lo stile del maturo Rinascimento milanese.
Il nucleo principale della biblioteca della Certosa di Pavia, soppressa nel 1782, è giunto pochi anni dopo a Milano: è tuttora conservato alla Biblioteca Nazionale di Brera.
Pierluigi Mulas
I Graduali cinquecenteschi
I Graduali cinquecenteschi della Certosa di Pavia, conservati in sacrestia fino alla soppressione del monastero nel 1782, furono trasferiti nel 1784 alla Biblioteca Braidense. Due anni più tardi, all’inizio del periodo napoleonico, furono inviati a Parigi, per essere restituiti nel 1816, a eccezione di un esemplare, del quale si sono perse le tracce. Gli altri tredici codici furono riportati alla Certosa nel 1883.
Contenenti le parti cantate della messa per i vari periodi dell’anno liturgico, essi furono decorati nell’arco di un trentennio. Il primo dicembre 1544 Evangelista della Croce fu incaricato di miniare i volumi dalla prima domenica dell’Avvento alla prima domenica dopo l’ottava dell’Epifania, ossia i codici 822 e 814 dei quali presentiamo il restauro. Il suo intervento risulta terminato nel gennaio 1551.
Dagli anni sessanta il vallombrosano Benedetto da Bergamo fu impegnato nella decorazione dei libri da coro e nella scrittura di alcuni di essi. Una delle miniature a lui ascrivibili, la Trinità in apertura del codice 817, è datata 1562. Benedetto nel 1567 si trovava a Roma, al servizio di Pio V, e riprese a lavorare per la Certosa di Pavia dopo il 1572. Alla fase finale dell’impresa partecipò anche il nobile pavese Guarnerio Beretta: l’ultimo punto fermo cronologico è la data 1578 sul frontespizio del codice 823, da lui decorato.
Cristina Quattrini
IMMAGINI IN CANTO. I Corali della Certosa di Pavia (Pavia, Biblioteca Antica, 4 novembre 2021 – 9 gennaio 2022. Mostra promossa ed organizzata dalla Direzione regionale Musei Lombardia. A cura di Emanuela Daffra con Barbara Galli Comitato scientifico: Emanuela Daffra, Barbara Galli, Pier Luigi Mulas, Angelo Rossi, Cristina Quattrini. Info: www.musei.lombardia.beniculturali.it. Orari: dal venerdì alla domenica, ore 9.30-11.30; 14.30-16.30