Print Friendly and PDF

“In questo tempo di teatro fra parentesi non tutto dipende dalle norme, dipende da noi”. Il monologo per costruire una Cattedrale di Marco Paolini

SANI! Teatro fra parentesi SANI! Teatro fra parentesi
SANI! Teatro fra parentesi
SANI! Teatro fra parentesi

Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.

Riscattarsi dal torpore e dalla forzata “assenza” pandemica. Il Piccolo Teatro di Milano -come da sua storica tradizione, fu infatti fondato nel 1947 proprio per permettere alla città meneghina di risollevarsi nel Dopoguerra attraverso la cultura- ha appena presentato uno spettacolo per risvegliare le coscienze del pubblico dalle piaghe post-pandemiche: l’individualismo, la cecità della politica e l’angoscia esistenziale dilagante. Lo ha fatto attraverso le parole, le gesta e l’impegno di Marco Paolini, classe 1956, esponente del teatro civile e politico italiano, che, dal 16 novembre al 5 dicembre, ha diretto e interpretato “SANI! Teatro tra parentesi”.

Lo spettacolo -anzi, il monologo- si è svolto quasi interamente sul proscenio, avvalendosi di una scenografia minimale ma significativa: un castello di carte. Intermezzi di voce e chitarra composti ed eseguiti da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi accompagnano le parole, restituendo alla rappresentazione il ritmo e la giusta atmosfera. In poco meno di due ore il regista e drammaturgo ha affrontato diverse tematiche con ironia e leggerezza, ma dando allo stesso tempo allo spettatore quel senso profondo che il teatro, in particolare il teatro civile, è solito restituire: il pensiero critico e la consapevolezza.

‹‹In questo tempo di teatro fra parentesi non tutto dipende dalle norme, [..], dipende da noi››

Paolini unisce il particolare e l’individuale al grande e al collettivo; integra e accosta momenti autobiografici con i grandi momenti che hanno segnato la storia: il suo incontro con Carmelo Bene è affiancato al racconto dell’eroico gesto del comandante e analista Petrov che salvò il mondo dall’apocalisse atomica, entrambi avvenuti nel 1983; mentre lo storico incontro del 1986 tra Reagan e Gorbačëv è seguito dal racconto della sua esperienza come soccorritore dopo il terremoto avvenuto in Friuli, nel 1976.

L’artista utilizza allegorie e metafore per restituire allo spettatore critiche taglienti alla società e messaggi di collaborazione. Un esempio di ciò è dato dal racconto del suo doppio sogno che lo vede dapprima come un naufrago su una zattera che deve decidere se salvare o meno un uomo in mare e, poi, la stessa situazione capovolta: è lui l’uomo in mare. Solo in quel momento si rende davvero conto di quanto sia importante l’accoglienza.

L’interlocutore a questo punto diviene l’Europa, definita come una “casa di riposo per anziani con piscina”, la quale si fa portatrice di messaggi di accoglienza, ma che spesso rimangono solo belle ed effimere parole. Paolini racconta che quel doppio sogno gli ha permesso di capire l’ambiguità della parola “aiutare”, riferendosi sia alle persone che al pianeta e, rivolgendosi ancora una volta all’Europa, afferma che se in futuro dovesse aiutare qualcuno vorrebbe dirgli “scusi, non l’ho fatto apposta”, in modo che la parola “aiutare” si integri totalmente con la parola “vivere”. Tuttavia, il climax dello spettacolo viene raggiunto quando, dopo un’introduzione che ancora una volta parte da un episodio autobiografico, arriva a parlare della Sagrada Família di Gaudì, la cattedrale incompiuta.

SANI! Teatro fra parentesi

Il drammaturgo narra della visione dell’architetto e della sua consapevolezza che non avrebbe mai visto compiuta la sua opera, ma decide di iniziarla dandone una visione ecologista: Gaudì volle scardinare il concetto gotico classico del divino e dell’umano preferendo donare, attraverso la sua cattedrale, pari dignità ad ogni essere vivente sulla terra. Il tema dell’ecologia è un tema molto presente per tutto il monologo anche se quasi sempre rimane sullo sfondo: sin dalle primissime battute l’artista si interroga e interroga il pubblico sul peso del benessere.

L’interprete parla della biomassa e del fatto che il peso degli esseri umani sul pianeta rappresenti una percentuale veramente piccola per poi affermare che il peso della biomassa rimane invariato, ma il peso delle cose materiali, alle quali ci si affeziona anche senza un motivo, continua ad aumentare. Verso la fine della rappresentazione il focus del discorso diventa proprio la transizione ecologica che, secondo le parole dell’artista, è un tema sul quale si deve iniziare a ragionare e per il quale bisogna cominciare a fare qualcosa di concreto, anche se coloro che inizieranno a lavorarci non vedranno mai i risultati del loro sforzo, proprio come fece Gaudì con la sua cattedrale.

Paolini, però, nel corso di tutto lo spettacolo non manca di ricordare allo spettatore l’era che sta vivendo: l’era della pandemia, l’era dell’incubo del virus Covid 19. Questa viene infatti rievocata quando l’autore menziona il disastroso incendio del Cinema Statuto di Torino, che lo convinse ad organizzare una serata con Carmelo Bene, nonostante la decisione della sospensione di eventi culturali avvenuta al tempo, come durante la pandemia. Inoltre, ad essa, sono dedicati gli intermezzi cantati in cui viene ricordato il periodo del “tutto andrà bene” e dei “lenzuoli attaccati alle ringhiere”.

In sala scende un velo di tristezza, si percepisce l’angoscia che ha provocato il lockdown di cui Paolini parla mentre ripete un altro leitmotiv dello spettacolo: “pensare troppo fa male”, soprattutto durante una crisi, e quindi ha deciso di fare qualcosa di concreto come lavare la sua macchina.

‹‹Sto a casa a vedere se mi riesce di diventare migliore. Mi sa di no››

Lo spettacolo continua con una riflessione forte e feroce sulla politica odierna, in particolare su come non sia in grado di far vedere ai cittadini la cattedrale, un progetto che vada oltre loro stessi e così diviene compito dell’artista portare i cittadini a creare un complotto, ma non un complotto creato da gente che ha lo stesso pensiero, no, un complotto che “metta insieme qualcuno di famiglie e idee diverse, ma che vede nella stessa direzione che dà alla realtà il senso della cattedrale”.

Lo spettacolo si conclude con un messaggio di speranza da parte dell’artista: ‹‹Vi auguro solo che non torni il metro di distanza e che vi capiti di ballare ancora in una piazza una mazurca clandestina. Presto, sani, sani›› e con l’avvicinamento metaforico del pubblico durante l’ultimo cambio di luci: artista e pubblico si ritrovano a battere insieme le mani e a cantare “Sani”, che non altro non è se non augurio.

SANI! Teatro fra parentesi

16 novembre – 5 dicembre 2021

Piccolo Teatro Strehler

Durata: 110′ senza intervallo

SANI!
Teatro fra parentesi
di e con Marco Paolini
musiche originali composte ed eseguite da Saba Anglana e Lorenzo Monguzzi
luciaio Michele Mescalchin
fonico Piero Chinello
direzione tecnica Marco Busetto
produzione Michela Signori, JOLEFILM

Commenta con Facebook

Altri articoli