Il reperto indicato come ritratto di Agamennone sarebbe stato realizzati a fine Ottocento. “Una beffa per i suoi nemici archeologi”
“La maschera potrebbe essere, non solo un falso, ma anche una straordinaria burla che resiste da 149 anni”. Dire la propria sulla celebre maschera funebre in lamina d’oro rinvenuta nel 1876 a Micene dall’archeologo tedesco Heinrich Schliemann è ormai un’abitudine di tutti gli archeologi. Ma ora il professor Lorenzo Nigro dell’Università La Sapienza di Roma si spinge ben oltre le solite tesi di falsità o autenticità. Arrivando a sostenere che la Maschera di Agamennone “potrebbe essere nient’altro che un ‘ritratto’ giovanile dello stesso Schliemann”. Lo fa oggi affidando le sue tesi – e i documenti sui quali poggiano – in esclusiva al quotidiano Libero. Al centro dell’attenzione ci sono i baffi del personaggio raffigurato: baffi all’insù, secondo la moda centroeuropea dell’800.
La ricostruzione dello studioso conduce a un esito clamoroso: la maschera, attualmente conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene, raffigurerebbe lo stesso Heinrich Schliemann. Che in alcune fotografie dell’epoca ostenta baffi decisamente simili a quelli della maschera. Il padre dell’archeologia pre-ellenistica, scopritore di Troia. Il celebre reperto scoperto nella la città degli Achei, Micene, era già noto come stilisticamente diverso da altre maschere, pur provenendo da tombe coeve. “Una beffa per i suoi nemici archeologi, un po’ come quella delle false sculture di Modigliani del 1984”, assicura Nigro. “Schliemann avrebbe potuto screditare i suoi critici, all’occorrenza, rivelando lo scherzo, ma nel 1890 mori, a soli 68 anni, portandosi il segreto nella tomba”.