Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
La Triennale di Milano ospita fino al 13 marzo 2022 la mostra Saul Steinberg Milano New York, a cura di Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari, realizzata in collaborazione con la casa editrice Electa.
Chi era Saul Steinberg
Saul Steinberg nasce in Romania da una famiglia ebraica nel 1914. Negli anni della giovinezza decide di studiare architettura nella capitale rumena dove, però, non viene ammesso poiché la facoltà prevedeva un limite per gli studenti ebrei. Decide allora nel 1933 di approdare a Milano, dove si iscrive al Politecnico. Qui ha inizio parallelamente anche la sua promettente carriera da vignettista prima presso il settimanale satirico Bertoldo e, successivamente, per Settebello. La fruttuosa collaborazione viene interrotta nel 1938 quando, a seguito delle leggi razziali, Steinberg si vede costretto, dopo una serie di avvicendamenti, a lasciare il Paese e trasferirsi negli Stati Uniti. Il 1° luglio 1942 arriva a New York. Qui ha inizio la sua celebre collaborazione con il New Yorker. Steinberg, infatti, realizzò per il periodico 642 illustrazioni e 82 copertine. Arruolatosi nella marina militare statunitense, passa gli anni della seconda guerra mondiale tra l’estremo oriente, l’Africa e l’Italia. Steinberg mantiene sempre uno stretto contatto con l’Italia e soprattutto con Milano, grazie anche all’amicizia e alla corrispondenza con Aldo Buzzi, scrittore, regista e architetto italiano.
La mostra
La mostra si sviluppa al primo piano della Triennale in un unico lungo spazio a spirale volto a ospitare una quantità sorprendente di opere. Protagonisti dell’esposizione sono quattro leporelli realizzati da Steinberg specificamente per la città di Milano come disegni preparatori per la decorazione a graffito delle pareti del Labirinto dei ragazzi, installazione oggi non più esistente realizzata dallo studio di architettura BBPR nel 1954 in occasione della decima Triennale di Milano.
Molti dei disegni esposti rappresentano delle critiche alla società americana del tempo, come ad esempio le illustrazioni di donne le cui proporzioni sono portate all’estremo per simboleggiare la loro ossessione per il corpo e l’apparenza, ossessione che le porta a agghindarsi, a inerpicarsi su tacchi vertiginosi e a deformare il proprio corpo in pose innaturali.
L’esposizione ospita anche alcune delle tante illustrazioni realizzate per il New Yorker e alcune delle opere che Saul Steinberg dedica alla città di Milano, alle sue atmosfere, alla sua vivacità e alle sue architetture.
Prima tra tutte, l’opera Galleria di Milano, realizzata in inchiostro, matita grassa e acquerello su carta. L’aspetto forse più divertente di questa illustrazione è la rappresentazione dei vari personaggi all’interno della galleria. Se ci si avvicina all’opera si possono notare i gesti di tutti i personaggi rappresentati. Qui Steinberg infatti si diverte a riprodurre una vera e propria ‘enciclopedia’ dei gesti all’italiana.
Si avrà tempo fino al 22 marzo per visitare la mostra. Quale occasione migliore per inaugurare il nuovo anno? Il tratto di Steinberg, inconfondibile, è in grado non solo di tracciare un mondo allo stesso tempo inquietante e affascinante, ma anche di mostrarci storie che non hanno bisogno di parole per essere raccontate.