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Infiniti percorsi per molteplici vie della pittura. Le “direzioni” di Laura Isola, Mila Sambre, Matteo Casali e Emanuele Pagnanini

Mila Sambre, A horse in a studio, 2021, tecnica mista su tavola, 10x15 cm Mila Sambre, A horse in a studio, 2021, tecnica mista su tavola, 10x15 cm
Mila Sambre, A horse in a studio, 2021, tecnica mista su tavola, 10x15 cm
Mila Sambre, A horse in a studio, 2021, tecnica mista su tavola, 10×15 cm
È Way (sino al 15 febbraio) la seconda mostra collettiva ospitata nello spazio espositivo virtuale NOTspace, realizzato con Mozilla Hub. L’esibizione è curata dall’artista vicentino Matteo Casali (1994, Schio), che è anche il gestore dello spazio. La mostra vede nuovamente come protagonisti studentesse e studenti, e una neo-laureata, provenienti da diversi Atelier di pittura, in particolare da quelli di Urbino e Venezia. Ancora una volta, la pittura è il mezzo principale che le artiste e gli artisti favoriscono. Questa collettiva si concentra sulla possibilità di un percorso: che sia positivo, impegnativo, ostile, reale, immaginato, evocativo, o semplicemente ordinario. Le vie offerte sono variegate, queste si avventurano in più direzioni: tutte quelle che le artiste e gli artisti vogliono mostrarci.

Laura Isola (1998, Meduna di Livenza) presenta una serie di opere di piccolo e grande formato che svelano, grazie all’elegante tratto sfumato, la possibilità della presenza di sentieri, a volte fisici, molto più spesso metaforici. I percorsi possibili, appena accennati, accolgono l’incertezza e l’imprevisto, sfaccettature immancabili delle nuove vie. Inoltre, è chiaro l’aspetto del viaggio di formazione – quello dell’artista, come quelli di coloro che si immaginano su queste strade scoscese. Pertanto, la possibilità che viene offerta non è solo quella della novità, da raggiungere camminando con pazienza, ma anche l’accettazione del venire cambiati dal proprio cammino. Isola inizia a tratteggiare il percorso, ma lo spettatore deve continuare: dov’è che vuoi andare? Che visioni ti suscitano queste linee? Il tratto delicato e vaporoso ricordagli imperscrutabili paesaggi e nature giapponesi di Sesshū Tōyō [1](1420, Akahama – 1506, Yamaguchi): un universo sospeso, riflessivo, da attraversare, e dal quale essere attraversati per raggiungere ad una rinnovata conoscenza di sé.

Laura Isola, Possiblità di sentiero - Ombre, 2021, olio e carboncino su tela, 24x30 cm
Laura Isola, Possiblità di sentiero – Ombre, 2021, olio e carboncino su tela, 24×30 cm

La via si spezza e diversifica nei lavori di Mila Sambre (1998, Treviso), diventando misteriosa e inaccessibile. In questo caso, il percorso che viene interpretato dall’artista è quello del ricordo e della memoria, quindi, un cammino a ritroso. Come i ricordi si modificano con lo scorrere del tempo, sbiadendo gradualmente, anche nelle opere i dettagli si mescolano. Questi non ci offrono appigli che possono rimandare a qualche particolare ed univoco evento, ma solo figure non troppo definite che emergono per richiamare un istante – forse reale, forse immaginato. Lo scontro e intreccio dei ricordi viene ben rappresentato tramite il collage: per la creazione delle opere esposte, Sambre si serve di pezzi di numerosi lavori creati precedentemente che poi smembra e ricompone. Ecco che particolari appartenenti ad una situazione, vengono avvicinati a quelli di un altro momento, che a loro volta si trovano accanto ad un evento in precedenza lontanissimo. L’accostamento di ricordi vuole rimandare all’idea che il passato non può essere un modello, qualcosa di solido. Non può restituire un’immagine affidabile di ciò che è stato. La memoria non sembra esserne capace: questa altera e modella, i ricordi si fanno man mano sfumati. In un gioco sottile di incertezze e possibilità, l’artista offre dei ricordi rimodellati e compositi. Dunque, non c’è altra scelta che intraprendere una via inedita, non ci si può basare sui ricordi – fallaci, sfuggenti – ma ci si proietta in avanti.

Matteo Casali, Abbraccio a distanza, scultura digitale, 2022, modello 3D scala 1-1
Matteo Casali, Abbraccio a distanza, scultura digitale, 2022, modello 3D scala 1-1

Se in precedenza erano le figure nelle sue tele ad esprimere un senso di lontananza ed intangibilità a causa del loro stato meditabondo, ora è un’opera che è a metà tra scultura e pittura ad esprimere questo stato di sospensione. Matteo Casali presenta Abbraccio a distanza(2022), e sfrutta il virtuale per unire in quest’operale caratteristiche della pittura e della scultura: da una parte la leggerezza, dall’altra la tridimensionalità. La materialità propria della scultura viene stemperata dai colori opalescenti che rendono l’opera simile ad un ologramma, in un connubio che la rende unica. L’abbraccio rappresentato, reso in modo minimalista ed evocativo, deve essere idealmente completato dagli spettatori, chiamati a riconoscersi in questo gesto universale. In questo caso il titolo della mostra Way, può essere interpretato come “to give way”, “cedere il passo”, ricordarsi di dare spazio all’incontro, e riallacciarsi alla soffice sensazione del ritrovarsi.

I cieli di Emanuele Pagnanini (1996, Recanati) ci proiettano verso infinite possibilità, infiniti spazi da raggiungere. L’illimitato luogo offerto dall’artista ci è più familiare di ciò che sembra: le nubi che ingombrano questi cieli, le loro colorazioni, così come le loro forme, ora vezzose, ora minacciose, richiamano i camaleontici mutamenti dell’animo. La volta celeste si apre verso ogni cosa, così come l’animo umano è capace di tutto. A bilanciare queste vastità sono Pensieri, Istinti, Pulsioni(2021), una serie di disegni realizzati con tecnica mista, che vanno ad integrare il video esposto – un loop che restituisce dettagli dell’opera in questione. Questa sembra congelare su carta pensieri selvaggi ed oscuri, da dove delle creature notturne – serpenti e falene, sono profili o spettri quelli che vedo? – fuoriescono turbinando.

Emanuele Pagnanini, Pensieri, Istinti, Pulsioni, 2021, tecnica mista su supporto, 30x21 cm
Emanuele Pagnanini, Pensieri, Istinti, Pulsioni, 2021, tecnica mista su supporto, 30×21 cm

La qualità del tratto rimanda alle calligrafie gestuali ed astratte di Qin Feng [2] (1961, Xinjiang Province).Le due pratiche artistiche si incontrano: la continuità del gesto pittorico definisce il fluire delle esperienze, ricorda che ogni possibilità, ogni gesto, ed ogni via nascono da un caos primigenio. Nonostante l’aspetto caotico, che abbinato al nero può indurre ad immaginare tormento ed agitazione da parte dell’artista, questi agili voli neri e sfumati possono anche suggerire un omaggio alla creazione e alla sperimentazione risoluta e spericolata di sé stessi, che in ampie volute trova una sua forma.

[1]Pittore e monaco buddhista zen giapponese, attivo durante il periodo Muromachi (1392 – 1568).

[2] L’artista rappresenta il movimento dell’avanguardia cinese, è considerato tra i migliori artisti che utilizzano come mezzo principale l’inchiostro (artsy.net). I lavori calligrafici ai quali mi riferisco sono stati esposti alla mostra Out of the Blue (09/09/2020 – 11/10/2020), al Palazzo Reale di Milano.

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