Con due anni di incolpevole ritardo, l’occasione del 500° anniversario della morte di Raffaello cadeva nel 2020, la National Gallery di Londra ha organizzato una delle mostre più complete mai realizzate sull’artista. Raphael è in mostra dal 9 aprile al 31 luglio 2022.
Pittore, disegnatore, architetto, designer e archeologo. Con la sua arte ha espresso l’umano e il divino. Ma anche l’amore, l’amicizia, la cultura e il potere. Ma soprattutto ci ha lasciato in eredità immagini di rara bellezza, ormai entrate a tutti gli effetti nell’immaginario comune. Infatti, se la vita di Raffaello fu breve, l’opera è stata invece prolifica. E la sua eredità immortale.
In appena vent’anni di attività Raffaello (1483–1520) è riuscito a plasmare il corso della cultura occidentale come pochi artisti nella storia. E in tante discipline differenti. Per questo la mostra della National Gallery non indugia solo sui dipinti e i disegni, ma anche sul suo lavoro (non molto conosciuto) in architettura, archeologia e poesia; nonché sui disegni preparatori per sculture, gli l’arazzo, le stampa e le arti applicate.
In totale sono 90 i pezzi in esposizione. Alle nove opere facenti parte della collezione della National Gallery si aggiungono i dipinti giunti in prestito dai più importanti musei del mondo, tra cui il Louvre, i Musei Vaticani, la Galleria degli Uffizi e il Museo Nacional del Prado. Tra le opere più importanti spiccano Santa Cecilia (circa 1515–6, olio su tavola, Pinacoteca Nazionale, Bologna) e la Madonna d’Alba (circa 1509–11, olio su tavola trasferito su tela, National Gallery of Art, Washington DC.)
Pittura e affreschi
Impostata secondo cronologia, la mostra si apre con una sezione dedicata ai primi lavori dell’artista realizzati nelle Marche e nella sua città natale, Urbino. Importantissimi i disegni per la pala d’altare di San Nicola da Tolentino. L’attenzione si sposta poi sugli anni fiorentini, dove si consacra. Tra le opere di questo periodo presenti in mostra spicca una rara raccolta di dipinti che Raffaello eseguì sul tema della Vergine col Bambino. Tra cui la Madonna Ansidei, che però venne realizzata per una committenza di Perugia.
Segue una sezione sull’arrivo di Raffaello a Roma, dove ottenne rapidamente il patrocinio del banchiere senese Agostino Chigi (1466–1520). Chigi divenne il suo più importante committente laico, commissionando affreschi per la sua villa suburbana, la Farnesina, nonché progetti per cappelle in due chiese romane: Santa Maria della Pace e Santa Maria del Popolo. La mostra comprende due tondi in bronzo provenienti da Santa Maria della Pace, mai esposti in precedenza fuori dall’Italia (attribuiti a Cesarino Rossetti su disegni di Raffaello: L’Incredulità di San Tommaso e La Discesa al Limbo).
Una sala è poi dedicata agli affreschi di Raffaello per gli appartamenti privati di Giulio II, o Stanze. Questo progetto di quattro stanze comprendeva composizioni monumentali raffiguranti soggetti biblici, scene della storia della Chiesa, allegorie di concetti come la Poesia e il grande raduno di filosofi noto come Scuola di Atene (1509–10). I disegni in mostra raccontano l’origine dell’idea antistante le opere, come anche le modalità tramite cui si sono poi sviluppate. All’interno della sezione anche un ritratto penetrante del malaticcio e anziano, ma volitivo, Giulio II.
Arazzi, progetti architettonici, ritratti
In qualità di geometra di papa Leone X (che regnò dal 1513 al 1521), Raffaello realizzò un ambizioso rilievo della città antica con i disegni dei suoi principali edifici, lamentando in una lettera esposta nella mostra la distruzione di significative rovine come “la vergogna della nostra epoca”. La mostra offre poi una panoramica del suo lavoro da architetto, compreso l’incarico per la realizzazione della nuova San Pietro – che corrisponde a una fase embrionale della basilica come la conosciamo oggi. Ma anche i progetti per ville private e i palazzi.
Senza dimenticare gli arazzi, arte complessa ma sottovalutata. Qui l’impegno di Raffaello è rappresentato da San Paolo che predica ad Atene. L’opera faceva parte della serie sugli Atti degli Apostoli progettata per essere appesa nella Cappella Sistina sotto, e in diretta concorrenza, con il soffitto affrescato da Michelangelo. L’ambizione impresa rende il progetto una delle sue opere più complesse e influenti, soprattutto per via del tentativo di trasportare su un mezzo inusuale l’imponente monumentalità del suo stile. Un facsimile digitale del cartone preparatorio dell’arazzo (appartenente alla Royal Collection, ma in prestito permanente al Victoria and Albert Museum), realizzato appositamente per questa mostra, aiuta a chiarire il processo collaborativo alla base di questi grandi progetti. Dal ruolo degli assistenti pittori e disegnatori, ai tessitori olandesi che andavano poi a realizzare concretamente l’arazzo.
La mostra si conclude infine con la produzione ritrattistica di Raffaello, pratica da cui il pittore si sottraeva volentieri, salvo forti imperativi politici. Come nel caso del Ritratto di Lorenzo de’ Medici. Più facile che Raffaello ritraesse gli amici, più per affetto che per dovere. Esemplificativo di tale approccio il Ritratto di Baldassarre Castiglione.