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Il Mart di Sgarbi? È il più bel museo d’Italia. L’inatteso canto d’amore di Massimo Minini

Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona
Vittorio Sgarbi

Il grande gallerista bresciano loda la conduzione del museo di Rovereto firmata Sgarbi, pur rimarcando le distanze che lo separano da lui

Siete autorizzati a sgranare gli occhi, a riempirvi di pizzicotti, a prendere un paio di caffè per svegliarvi del tutto. Ma avete letto bene: dopo le inappellabili bocciature, canonizzate dall’annuale classifica del “meglio e il peggio” del Giornale dell’Arte, c’è un grande personaggio dell’arte italiana che promuove il museo Mart e la presidenza/direzione di Vittorio Sgarbi. E sceglie di dare grande visibilità al suo peana, con un apposito articolo sul quotidiano Il Foglio. È Massimo Minini, uno dei decani fra i galleristi italiani. Che, rivolto a Sgarbi, non trascura di ricordargli “che siamo su posizioni distanti, che difendiamo arti diverse, che abbiamo avuto da ridire l’uno dell’altro per le scelte di campo”. Ma ora emerge la lodevole onestà intellettuale del grande bresciano.

Minini non nasconde di essersi deciso a tornare a Rovereto per visitare il Mart quasi per aver conferma di un pregiudizio formatosi dalle tante bocciature lette. Ma poi costruisce un racconto che si fa via via positivo, fino a sfiorare l’entusiasmo. “Il museo mi pare a posto, pulito come si conviene a un luogo pubblico della Mitteleuropa. Ma già con una vivacità del sud bella frizzante”, commenta. Per poi passare alla prima sorpresa: “A un certo punto entro in due sale con strani dipinti inizio secolo XX, cerco i cartelli… ma è Nathan! Mai sentito, mai visto, un pittore di Trieste, straordinarie opere di pittura. Con echi, certamente, tra De Chirico e Carrà, con il sogno del doganiere Rousseau, una scoperta, morto in campo di concentramento”. Ed ecco il primo omaggio al critico: “Quando ti impegni senza polemiche fai sempre degli scambi straordinari”.

 

Massimo Minini

Ti piace recuperare artisti sfortunati (Romolo Romani, Nathan). Ti piace nominare artisti pochissimo conosciuti e dirci in faccia che siamo degli ignoranti, delle capre”, aggiunge Minini. Ben sapendo che questo è il miglior complimento che si possa fare a un critico e ancor più al direttore di un museo. In un’Italia dove da tempo si è rinunciato alla ricerca, alla valorizzazione dei nostri artisti. In favore del certo e del già metabolizzato (si veda il trionfo di Jeff Koons a Firenze). “Sì, esageri, ma mi è piaciuta l’aria vivace che ora regna al Mart, questa casa di montagna per artisti figurativi”, prosegue il gallerista, sempre più conciliante.

Che trova il modo, en passant, per una frecciatina al prossimo padiglione nazionale alla Biennale: “La complessità dell’arte italiana è grande e avrà il suo punto più basso alla prossima Biennale di Venezia: un solo artista al comando”. Per concludere con una mezza apoteosi: “Comunque visitate il Mart che è oggi il più bel museo d’Italia, esagerato, sgarbista, scambista. Un museo didattico dove alcune brutte opere sono inserite a bella posta per farci meglio capire che cos’è il Bello: le BELLE ARTI”.

https://www.mart.tn.it/

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