Kohei Yoshiyuki è morto il 26 gennaio 2022 all’età di 76 anni. A darne notizia la sua galleria di lunga data, la Yossi Milo Gallery di New York.
Con i suoi scatti Kohei Yoshiyuki ha portato alla luce un aspetto particolare del Giappone del dopoguerra. Quello legato alla cultura edonistica delle notti di Tokyo. Immagini dove il conflitto tra pubblico e privato si fa così marcato da azzerare le distanze. Così che chi guarda è inevitabilmente portato prima a scandalizzarsi, poi a riflettere.
Con una fotocamera da 35 mm in mano, Yoshiyuki si è posizionato ai margini della vita notturna giapponese anni ’70. Da questa posizione defilata è nata la sua serie più famosa: The Park. Gli scatti raccontano visivamente gli incontri clandestini – spesso amorosi – che regolarmente avvenivano negli spazi pubblici della città. Sguardo voyeuristico che diventava paradosso nel momento in cui indugiava sugli uomini che, come del resto lui stesso, si nascondevano al lato per godere dello spettacolo. Erano loro, con i loro oscuri desideri, i veri soggetti delle fotografie di Yoshiyuki.
La mia intenzione era quella di catturare quello succedeva nei parchi, quindi non ero un vero ‘voyeur’ come loro. Ma penso che, in un certo senso, l’atto stesso di scattare fotografie sia in qualche modo voyeuristico. Quindi, potrei essere un voyeur, perché sono un fotografo.
Il risultato sono immagini disturbanti, perversamente magnetiche. In alcune di queste uomini completamente vestiti guardano coppie fornicanti. In altre troviamo i guardoni sorpresi a sbottonarsi i pantaloni o allungare una mano. Il senso di inquietudine è palpabile. Soprattutto per via del comportamento apparentemente ignaro delle coppie, totalmente perse (e vulnerabili) nella loro ebbrezza.
The Park è comparsa la prima volta nel 1972 sulla popolare rivista giapponese di controcultura Shukan Shincho. All’epoca, il sesso prematrimoniale e le relazioni gay non erano affatto accettate, figuriamoci se praticati in pubblico. Da qui il grande scandalo che le opere suscitarono. Nel 1979 le fotografie vengono esposte alla Komai Gallery di Tokyo. Celebre la soluzione espositiva. Le immagini sono state stampate a grandezza naturale, ma la galleria era scarsamente illuminata. Così facendo i visitatori erano costretti a utilizzare una torcia per osservarle, proprio come facevano i guardoni nei parchi.
Il riconoscimento dalla comunità fotografica internazionale arriva solo quando Martin Parr include The Park in The Photobook: A History, Volume III nel 2006. Parr ha elogiato il lavoro definendolo un “brillante pezzo di documentazione sociale”.
Intorno al 2007 la Yossi Milo Gallery inizia a esporre le opere a New York attirando definitivamente l’interesse della scena artistica. Le fotografie sono state poi incluse in varie mostre come Exposed: Voyeurism, Surveillance, and the Camera alla Tate Modern nel 2010, Night Vision: Photography After Dark al Metropolitan Museum of Art l’anno successivo e la Biennale di Venezia nel 2013.
Oggi, le opere di Yoshiyuki sono conservate nelle collezioni di molti musei importanti. Tra questi il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Fine Arts di Houston e il San Francisco Museum of Modern art.