Licorice Pizza, in arrivo al cinema il nuovo film di Paul Thomas Anderson. In sala dal 17 marzo (salvo nuovi rinvii)
Quando si pensa al grande cinema contemporaneo, quello di Paul Thomas Anderson – PTA per i cinefili certificati – è uno dei primi nomi a venire in mente. Da Boogie Nights (1997) a Magnolia (1999), fino a Il Petroliere (2007) che lo ha consacrato tra i migliori registi della sua generazione, senza dimenticare il suo penultimo capolavoro Il Filo Nascosto (2017, premio Oscar ai migliori costumi), l’hype e l’attesa attorno alla sua nuova pellicola sono quindi alle stelle.
E così Licorice Pizza, girato tra l’agosto e il novembre del 2020, finalmente è in dirittura d’arrivo nelle sale italiane, dopo svariate posticipazioni, il 17 marzo 2022. Il film deve il suo nome a una catena di negozi di dischi della California del sud popolare negli anni ’70, ma non parla assolutamente di musica o dischi – di negozi però sì, che vendono materassi ad acqua precisamente. PTA porta sul grande schermo la relazione (disfunzionale, si direbbe oggi) tra un giovane attore esordiente e una ragazza di 10 anni più grande, che si rincorrono per 133 lunghissimi minuti, sia per raggiungersi che per scappare l’uno dall’altra, per poi ritrovarsi sul finale in un misto di occhi sognanti e fronti aggrottate.
Gary ha 15 anni ed è interpretato dal meraviglioso Cooper Hoffman, figlio della buon anima del leggendario Philip Seymour Hoffman che a suo tempo è stato attore feticcio di Anderson. È sfacciato, sicuro di sé e alla costante ricerca di modi per guadagnare denaro. Nel ruolo della 25enne Alana troviamo l’omonima Alana Haim, componente della band HAIM assieme alle due sorelle (anche loro nel cast di Licorice Pizza) e amica di famiglia del regista che ha voluto pure mamma e papà Haim nel film. Lei, nonostante l’età, è quasi più immatura del giovanotto che le fa la corte e come ogni venticinquenne che si rispetti non ha assolutamente idea di cosa fare della sua vita. La chi chi chi chimica tra i due, comunque, è totale ed è un piacere osservarli farsi dispetti, provocarsi e arrossire.
Il flirt tra i due prende vita già nell’incipit del film, quando Gary posa per l’annuario della scuola e Alana, assistente del fotografo, accetta per sfinimento di andare a cena con lui nonostante l’age gap abbastanza importante che li divide. Ecco dunque la prima polemica che ha sconvolto i benpensanti (tutti americani, ovviamente) che hanno criticato il film per il suo tentativo di rendere glamour la “pedofilia” e altre cose che stanno molto a cuore alla popolazione woke del nuovo continente. In secondo luogo, a far storcere il naso anche una manciata di battute razziste (che, in effetti, parevano uscite da uno spettacolo del Bagaglino) ma che il regista ha giustificato in quanto “coerenti col periodo storico che intendeva rappresentare”.
E quindi PTA, noto per aver sempre realizzato pellicole da Oscar – minuziosamente curate, tecnicamente perfette, lunghe e spesso anche incredibilmente noiose – stavolta per quel fantomatico “politically correct” che infesta e terrorizza Hollywood e dintorni rischia di non ricevere nemmeno una nomination agli Academy Awards di marzo. Avrà il plauso dei cinefili più fanatici per aver osato, raccontando una storia che offre allo spettatore un’originale prospettiva su cosa significhi amare qualcuno; gli porgeranno onori i più nostalgici fan di David Bowie per l’inserimento del classico Life on Mars? nella colonna sonora del film; la splendida fotografia (curata dallo stesso PTA e Michael Bauman) regalerà una nuova estetica su cui fare affidamento a un’intera generazione di nerd. E Bradley Cooper avrà un altro eccentrico ruolo di cui vantarsi al bar con gli amici. Ma su Twitter, carissimo Paul, lì sarai per sempre odiato.
Politically correct a parte, se c’è qualcosa da criticare a Licorice Pizza, non si tratta certo delle battute “controverse”, piuttosto il fatto che – nonostante le buone premesse – a un certo punto si perde completamente l’interesse sul destino due protagonisti e della loro storia d’amore.