Per le opere figurative, chiarisce Murano, si preferisce una luce calda. Per quelle astratte si opta quasi sempre per una più fredda
“Illuminare l’arte astratta e quella figurativa richiede tecniche molto diverse. La prima differenza riguarda la tonalità della luce: per le opere figurative, specie per quelle antiche, si preferisce una luce calda. Per quelle astratte si opta quasi sempre per una più fredda”. La fondamentale importanza della luce nell’allestimento delle mostre: è questa una delle questione che consente di affrontare la grande mostra “Piet Mondrian, dalla figurazione all’astrazione”, in programma al Mudec di Milano sino al 27 marzo 2022. E ne parla chi se ne è occupato, l’architetto Francesco Murano, tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte.
“Importante è anche il coinvolgimento, o meno, della parete dove le opere sono collocate”, precisa Murano. “Le opere classiche richiedono un chiarore concentrato e raccolto, mentre quelle astratte una luce più ampia, capace di coinvolgere anche l’ambiente circostante”. L’allestimento policromo adottato per la mostra milanese ha voluto riprendere l’uso dei colori primari, ossia giallo, rosso e blu, impiegati da Mondrian nel periodo astratto. Una scelta che ha richiesto una diversa illuminazione dei dipinti, poiché le pareti gialle e quelle rosse apparivano molto più luminose di quelle blu.
Murano ha così adottato una luce molto più confinata sui quadri posti sulle pareti gialle e rosse. L’esposizione, puntualizza, “dimostra infatti come i veri grandi artisti abbiano rifiutato l’immobilismo, abbracciando con intelligenza evoluzioni e cambiamenti. Queste metamorfosi vanno studiate, apprezzate e valorizzate. Contrastando tutti quei facili stereotipi collegabili a conoscenze superficiali, a favore di una comprensione totale dell’artista”.