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Dal Pompidou alla grande mostra di Whistler. Tutte le mostre da non perdere a Parigi questo febbraio

James Abbot McNeill Whistler, Portrait of the Painter's Mother: Arrangement in Grey and Black, No. 1 (1870-71), oil on canvas, Musée d’Orsay
James Abbot McNeill Whistler, Portrait of the Painter’s Mother: Arrangement in Grey and Black, No. 1 (1870-71), oil on canvas, Musée d’Orsay

Arriva un febbraio denso di appuntamenti a Parigi, ecco la selezione che abbiamo fatto per voi:

1. James McNeill Whistler (1834-1903), Chefs-d’œuvre de la Frick Collection al Musée d’Orsay

dall’8 febbraio

Per la prima volta in oltre un secolo, un importante nucleo di opere del pittore americano James McNeill Whistler ha lasciato le sale della Frick Collection di New York (attualmente in fase di rinnovamento) per varcare le soglie del Musée d’Orsay. Ben 22 opere, di cui 4 dipinti, 3 pastelli e 12 incisioni accompagnano i 3 dipinti di Whistler facenti parte delle collezioni del Musée d’Orsay, proponendo al pubblico uno spaccato perfetto della produzione artistica del grande pittore americano. É per certi versi un ritorno a casa per Whistler, che iniziò la sua carriera proprio a Parigi, tra il 1855 e il 1859 e che da quel momento ne rimase sempre legato, esponendo persino al Salon des Refusés nel 1863. Nel 1891 lo Stato francese acquisiva la sua opera Arrangement in Grey and Black: Portrait of the Artist’s Mother, tra le sue opere più celebri in assoluto, mentre, nello stesso periodo, il facoltoso Henry Clay Frick cominciava a costruire la sua prestigiosa collezione, comprando ben 18 opere dell’artista.

2. Graciela Iturbide. Heliotropo 37 alla Fondation Cartier

dal 12 febbraio

Fondation Cartier presenta Heliotropo 37, la prima grande mostra francese dedicata alla fotografa Graciela Iturbide. La rassegna raccoglie oltre 200 opere dell’artista messicana a partire dagli anni ’70, che per l’occasione ha aperto le porte del suo studio (che è un capolavoro architettonico firmato Mauricio Rocha) al 37 di Calle Heliotropo, a Città del Messico. 

Carnaval, Tlaxcala, México, 1974, Tirage gélatino-argentique © Graciela Iturbide
Carnaval, Tlaxcala, México, 1974, Tirage gélatino-argentique © Graciela Iturbide
3. Paul Sietsema da Marian Goodman Gallery

dal 12 febbraio

La sede parigina di Marian Goodman inaugura la prima personale di Paul Sietsema in Francia, presentando una serie di opere che raccontano la grande ricerca dell’artista che da anni indaga i sistemi socio economici ed estetici, esplorando le possibilità e le capacità dei materiali e sviluppando nuovi approcci alla creazione di immagini. Alternando processi analogici e digitali, attraverso opere dipinte e pellicole in 16mm, Sietsema rielabora immagini prese in prestito alla cultura visuale, creando composizioni pittoriche uniche.

4. DINH Q. LÊ. Photographing the thread of memory al Musée du quai Branly

dall’8 febbraio 

L’artista vietnamita Dinh Q. Lê è la protagonista di Photographing the thread of memory, a cura di Christine Barthe al Musée du quai Branly. Le sue opere sono installazioni che producono immagini ibride attraverso la fusione di diversi stili fotografici, il cui processo è ispirato alla tradizionale tessitura delle stuoie. Mediante questa tecnica inedita, l’artista riflette sulle rappresentazioni dei genocidi, come quello perpetrato dal regime dei Khmer Rossi in Cambogia ma anche sul dramma delle migrazioni nel Mediterraneo. 

Monuments and Memorials #13
Dinh Q. Lê,Monuments and Memorials #13
5. MICHEL DECTOR. Imagine que le brouillard soit un nombre da Laurent Godin

dall’8 febbraio

La galleria Laurent Godin racconta il lavoro dell’artista francese Michel Dector in una mostra inedita, «riportando il significato concettuale delle realtà matematiche a un contenuto materiale primario. Rende anche più radicata la nostra comprensione: in ultima istanza, le regole delle nostre pratiche e usi matematici trovano la loro risorsa e il loro significato in ciò che possiamo tendere, per antropocentrismo, a svalutare: l’esterno del mondo della vita».

6. Vivian Ho. I can’t take my eyes off you da A2Z Gallery

dal 5 febbraio

Con I can’t take my eyes off you l’artista emergente Vivian Ho racconta la sua città, Hong Kong, attraverso le pagine di un diario personale animato da illustrazioni. Con toni surrealisti al contempo pop, la Ho intitola il progetto come la canzone di Damien Rice, manifesto pittorico denso di tristezza e malinconia romantica, dedicata alla sua città che è nel pieno di un momento di tumulti politici, sociali ed ambientali. 

Vivian Ho. Courtesy A2Z Art Gallery, Paris.
Vivian Ho. Courtesy A2Z Art Gallery, Paris
7. Charles Ray al Centre Pompidou

dal 16 febbraio

Sulla scia del Metropolitan Museum di New York, che a gennaio ha inaugurato un’imponente personale sul lavoro di Charles Ray, il Centre Pompidou approfondisce la conoscenza di questo importantissimo artista, in collaborazione con la Pinault Collection. Figura di spicco della scultura americana contemporanea, Charles Ray ha partecipato attivamente alla costruzione di questo progetto, offrendo al publico un viaggio immersivo all’interno del suo universo.

Charles Ray, « Fall ’91 », 1992 © Charles Ray Courtesy Matthew Marks Gallery. Photo : Anthony Cuñha
Charles Ray, Fall ’91 (1992) © Charles Ray Courtesy Matthew Marks Gallery  © Anthony Cuñha

 

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