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Dal rischio di perderlo alla mostra al Reina Sofia. La Spagna “salva” un dipinto di Picasso

Pablo Picasso, Testa di giovane donna
Pablo Picasso, Testa di giovane donna
L’opera di Picasso da $27 milioni che ha causato problemi legali al collezionista Jaime Botín è ora in mostra al Museo Reina Sofía di Madrid. Intitolato Testa di giovane donna (1906), il dipinto divenne oggetto di esame quando Botín, il rampollo della famiglia che fondò la banca Santander, tentò di portarlo fuori dalla Spagna.

In una dichiarazione Jaime Botín, membro di una rinomata famiglia di collezionisti, ha affermato che il museo ha “deciso” di mostrare il dipinto. Una scelta lessicale che sottolinea l’unilateralità della scelta. Ha poi confermato la sua innocenza: “Dopo il divieto di esportazione del dipinto nel 2012, non è mai stata mia intenzione venderlo o sfuggire alla legge. A livello personale, posso solo deplorare la rigorosa applicazione di questa legge che, a mio avviso, ha portato a misure sproporzionate che devono essere corrette, ma che rispetto come cittadino”.

Testa di giovane donna risale al periodo rosa di Picasso e fa parte della collezione di Botín dal 1977. Nel 2015, il Ministero della Cultura spagnolo ha vietato al dipinto di lasciare il paese perché considerato tesoro nazionale. Gli agenti doganali francesi hanno sequestrato l’opera da uno yacht ormeggiato in Corsica. Le autorità hanno ritenuto che Botín stesse progettando di vendere l’opera in Svizzera, sebbene abbia negato tale accusa.

Nel 2020, un tribunale spagnolo ha stabilito che Botín avrebbe dovuto pagare €91,7 milioni e trascorrere tre anni dietro le sbarre. La sua condanna è stata successivamente ridotta a 18 mesi e la sua multa è stata ridotta a €52,4 milioni. L’anno scorso, la corte ha dichiarato che a Botín è stato permesso di evitare il carcere a causa di una “malattia incurabile“.

L’esposizione del dipinto al Reina Sofía è un altro esempio della commistione di interessi pubblici e privati sempre più presente nei più importanti musei spagnoli. Una cosa simile sta infatti accadendo alla collezione d’arte impressionista e moderna di Carmen Cervera, collezionista che ha esposto a lungo le opere della sua collezione al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. Allo stesso modo, nel 2018, Ella Fontanals-Cisneros aveva firmato un importante accordo con il governo per donare gran parte della sua collezione per creare lì un nuovo museo di arte latinoamericana; piano poi annullato nel 2020.

Tali rapporti, non sempre trasparenti, sono stati oggetto di numerose controversie. Per ultima quella di Botìn, che ha rilasciato una dichiarazione che oscilla tra constatazione fiera e fine provocazione: “Il destino di qualsiasi collezione privata è finire in un centro d’arte privato o come donazione a un museo pubblico per il divertimento di tutti. Senza collezionisti privati, le pareti dei musei del mondo sarebbero vuote».

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