La NFTs mania ha coinvolto anche le appena concluse Olimpiadi Invernali di Pechino con una collezione che vede protagonista il simpatico panda Bing Dwen Dwen, mascotte dei giochi. C’è un solo problema, questa collezione limitata di NFTs non può essere acquistata in Cina.
Quando si tratta di avanguardie digitali, alla Cina piace stare un passo avanti rispetto al resto del mondo. In questo caso il fenomeno digitale che sta sconvolgendo il mercato dell’arte mondiale è arrivato in Cina con qualche difficoltà: gli NFTs, cioè Non Fundgible Tokens che “certificano” l’originalità di un’opera digitale, esistono senza traccia di criptovalute. L’opposizione del governo alla crescente crypto-mania è chiara: lo scorso settembre, tutte le transazioni di criptovalute sono state ufficialmente dichiarate illegali dalla Banca Centrale Cinese.
Chi è pratico in materia di NFTs sa che la maggior parte della crypto-art è coniata sulla base di blockchain di Ethereum, piattaforma decentralizzata del Web 3.0 che offre libero accesso alla moneta digitale. Per questo motivo i venditori o gli acquirenti di NFTs devono possedere portafogli Ethereum, implicando il trasferimento di denaro centralizzato (dollari, euro, ecc) su una piattaforma di scambio per acquistare successivamente bitcoin o qualsiasi altra moneta virtuale. Questo rende gli NFTs stessi un valore di scambio in tutto il web, ed un modo per spostare denaro da una parte all’altra del mondo senza intermediari. Esattamente quello che la Banca Centrale Cinese vuole evitare: la fuga di capitali all’estero.
Anche senza criptovalute, un fenomeno globale come quello della crypto-art non lascia indifferente la Cina. Per questo motivo, gli NFTs fanno parte di un piano strategico che coinvolge lo Yuan digitale, che non è una criptovaluta, ma un punto fermo del piano di completa digitalizzazione del Paese entro il 2025.
Essendo comunque un’entità artistica tollerata dalle autorità cinesi, gli NFTs sopravvivono in una Cina grazie a progetti lanciati dalle grandi aziende Big Tech che vendono “oggetti da collezione digitale”: creazioni simili agli NFTs che però, a differenza di quest’ultimi, non possono essere rivendute.
Si parla di Blockchain e NFTs con “caratteristiche cinesi” e con dei limiti che comunque non hanno fermato il momentum che il metaverso sta vivendo in Cina e l’interesse che i giovani internauti hanno nei confronti di questo.
L’ascesa mercato immobiliare digitale in Cina
L’artista Huang Heshan ha venduto 310 case virtuali in base NFTs in due giorni fatturando 63,000$. L’artista aveva iniziato a lavorare a TooRichCity come progetto artistico, una città virtuale gestita da un immaginario uomo calvo di mezza età e composta da torri barcollanti di cemento ed insegne tipiche dei negozi di periferia cinese. Portando le sue proprietà in NFTs nel metaverso, Huang Heshan ha iniziato a guadagnare soldi molto reali.
Ironicamente, l’ascesa del mercato immobiliare virtuale è andata di pari passo con il crollo del mercato immobiliare offline in Cina, con la caduta del gigante Evergrande. La differenza principale è che i proprietari di immobili a TooRichCity non possono ancora “vivere” la loro proprietà, se non ammirandone una foto. Questo è solo un piccolo esempio della corsa cinese verso il metaverso, iniziata con Decentraland e The SandBox. La corsa agli immobili digitali in Cina si è meritata il primo posto tra le dieci principali notizie del 2021 in un articolo del China Real Estate Business.
Non si tratta comunque di un mondo a cui non tutti in Cina hanno accesso. L’acquisto di terreni su piattaforme come The SandBox richiede transazioni di criptovalute illegali nel Paese, quindi per i determinati acquirenti cinesi è necessario avere sia una rete VPN che un conto bancario all’estero.
NFTs made in China
Per gli appassionati di NFTs sprovvisti di rete VPN, molte aziende si sono adoperate a trovare delle soluzioni “made in China”. I giganti della tecnologia che sperano di salire sul carro dei vincitori hanno emesso i propri NFTs sottolineando che non sono collegati in alcun modo alle criptovalute.
Colossi e-commerce come Alibaba, dopo aver abbandonato Ethereum, si sono rivolti alla propria infrastruttura blockchain semi-privata. Alibaba e Tencent hanno affermato che le opere d’arte NFTs che stanno vendendo sono coniate nelle rispettive “catene di alleanze”, una forma di blockchain ibrida che non è completamente decentralizzata, ma invece controllata da un gruppo selezionato di membri. Quindi, il mercato cinese è dominato principalmente da catene di consorzi, come AntChain o Changan Chain, tecnologie diverse supportate da aziende molto grandi.
Non mancano gli NFTs market place, come NFTCN, i cui articoli sono scambiati solo in Yuan. Su NFTCN è possibile, ad esempio, acquistare opere come Bored Wukong, serie digitale accusata di essere un’esplicita imitazione del Bored Apes Yacht Club, uno dei progetti NFTs più famosi al mondo.
La serie presenta centinaia di avatar 2D e 3D di Sun Wukong, o Monkey King, un personaggio leggendario del classico romanzo cinese Journey to the West.
Il primo avatar Bored Wukong, venduto lo scorso novembre per 15$ e rivenduto a dicembre per quasi 300$, è attualmente in vendita per 1.404.356$, secondo la cronologia delle transazioni della piattaforma.
Il futuro degli NFTs in Cina
Nonostante le apparenze, la Cina sta davvero abbracciando gli NFTs. La Blockchain Services Network (BSN) cinese ha lanciato un’infrastruttura alla fine di gennaio per supportare il lancio di Non Fungible Tokens con la prima valuta digitale in yuan, un passo importante nella costruzione di un’industria cinese NFT indipendente dalle criptovalute.
Già da molto più tempo che in occidente, l’industria digitale cinese sembra essere pronta ad accogliere gli NFTs ed il metaverso. Quello che può sembrare un inizio lento rispetto al resto del mondo è in realtà un desiderio abbastanza specifico di stabilire un quadro ben definito e le infrastrutture necessarie per assumere un ruolo guida in un settore che sarà molto importante in futuro.